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“La dura legge del gol”, quarto album in studio degli 883. Un album originale, che mi ha letteralmente accompagnato in quelle serate con gli amici che non dimenticherò mai. Perché in fondo, la musica, è questo che fa. Stimolare i ricordi. Link a Spotify.
“Ti ricordi quell’estate, in moto anche se pioveva
Tentavamo un po’ con tutto, cosa non si raccontava
Ci divertivamo anche con delle cose senza senso
Questo piccolo quartiere ci sembrava immenso.”
Con queste parole comincia “Se tornerai”, una delle canzoni più tristi composte dalla storica band degli 883. Attraverso il testo e la melodia, che si presenta con una nota vagamente rock, Max Pezzali ci racconta il rammarico e la malinconia per la perdita di un caro amico a cui era molto legato sebbene col tempo le strade li abbiano fatti allontanare. Eppure, nonostante la chiara componente malinconica, “Se tornerai” è un perfetto esempio di quanto quelle degli 883 non siano semplici canzoni. Bensì un nostalgico viaggio all’interno delle abitudini, le pulsazioni e i sentimenti di tutti noi ragazzini cresciuti negli anni ’90. Invero, oltre a narrare il tormentato lutto di un ragazzo che troppo presto ha dovuto fare i conti con la morte, “Se tornerai” riesce a trasmettere tutto il rimpianto per un periodo in cui “forse la vita era più facile”.
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E forse la vita era veramente più facile negli anni ’90. In quell’epoca pre digitale in cui non esistevano tutte le comodità imposte nel presente, come i social, gli smartphone e le app.
Oltre ad innescare un inevitabile effetto nostalgia ascoltare le canzoni degli 883 ci conduce in un viaggio lungo il viale dei ricordi. Basti pensare ad un brano come “Gli Anni” (che poi darà il titolo al Greatest hits datato 1998), facente parte dell’album “La donna, il sogno & il grande incubo”. Per la prima volta nelle vesti di solista, dopo la partenza del suo amico e co-fondatore della band Mauro Repetto, Max Pezzali ci racconta di quell’epoca (risalente a prima degli anni ’90) in cui il Grande Real dominava il panorama calcistico europeo. Un’epoca in cui “Happy Days” era uno dei programmi più apprezzati e seguiti e si andava “in motorino sempre in due”. Una canzone, che permettetemi, rimarrà ancorata nella storia e nei ricordi di numerosi adolescenti divenuti poi adulti, come me. Un po’ come “Notte prima degli esami” di Antonello Venditti.
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Ma se vogliamo parlare di effetto nostalgia, una delle canzoni più rappresentative, per quanto sia meno nota rispetto a pezzi come “La regola dell’amico” o “Nord Sud Ovest Est”, è “Jolly Blue”. Parlando di quella che per loro (cioè per Max e i suoi amici) era come una seconda casa, gli 883 riescono a raccontare la magia di un intero decennio. Più precisamente di quel periodo in cui si respirava l’atmosfera calda e amichevole di una sala giochi con i ragazzini che si esaltavano mentre sullo schermo Ryu e Ken cercavano di sconfiggere Mr. Bison.
Ed è attraverso la metafora della sala giochi che gli 883, che all’epoca erano ancora Max e Mauro, riescono a narrare tutta la nostalgia legata a quella generazione che ascolta le partite con le “radioline sempre a palla” e che “con cinquanta lire ti sentivi un gran signore”.
Eppure non è solamente attraverso i loro testi, per quanto profumino di malinconia, che gli 883 riescono ad innescare l’effetto nostalgia.
Invero, a prescindere dal significato e dalle parole del testo, ancora oggi, a distanza di anni (anzi, decenni) ascoltando canzoni come “La dura legge del gol”, “Rotta per casa di Dio” oppure “Una canzone d’amore” i ragazzi della Generazione X e poi noi Millennials non possiamo fare a meno di tornare, con la mente, agli anni ’90 e ai primi anni ‘2000.
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Basta chiudere gli occhi per ricordare quei giorni spensierati trascorsi nelle discoteche “in versione light pomeridiana”, delle musicassette e di “Quelli che il calcio…” (i maschietti ricorderanno). Ma forse, il segreto che si cela dietro a tanta malinconia è il fatto che, in un modo o nell’altro, chiunque, almeno una volta nella vita ha vissuto quelle esperienze che gli 883 hanno sempre raccontato attraverso le loro canzoni.
Chissà “Come mai”…
E se mi permette un piccolo viaggio personale nel viale dei ricordi, io per primo quando ascolto le canzoni degli 883 non posso fare a meno di ripensare alle giornate passate in compagnia della voce di Max. Al di là del profondo significato che ognuna di esse possa oggettivamente avere, a livello personale, sentendo i versi de “La regola dell’amico” (la canzone che mi ha fatto effettivamente scoprire gli 883), non posso fare a meno di ripensare a quel pomeriggio in cui mi capitò per le mani la musicassetta de “La dura legge del gol”.
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Ed anche se il cinquantino non mi ha mai portato fuori dai guai, andando giù alla ferrovia invece di svoltare a scuola, e raramente io abbia vissuto le discoteche in versione ligth pomeridiana, gli 883 mi hanno accompagnato per tutta la vita. Tanto da riuscire a influenzare alcune mie scelte e a convincermi di agire in un modo piuttosto che in un altro. Ma, soprattutto, le canzoni di Max Pezzali mi hanno consolato, confortato e stimolato.
“La dura legge del gol” era la canzone che ascoltavo ogni volta, con occhi fissi al numero della mia cara maglia da calcio, prima di andare a giocare ogni partita. “Nessun rimpianto” è stato il brano che mi ha convinto ad andare avanti, oltre le difficoltà, dopo la fine di una storia d’amore. E “Come mai”, “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” e “Non ti passa più” erano alcune di quelle che cantavo a squarciagola mentre giravo in macchina il mattino alle 3.00 “alla ricerca di qualcosa.. che poi cos’è non lo sappiamo nemmeno noi”.
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In fin dei conti, è vero che quelli degli 883 sono testi, parole che raccontano le gesta di più di una generazione, ma è per via dei miei piccoli ricordi da ragazzo in fissa con gli amici, col motorino, con le ragazze, con i brutti voti a scuola, che ad essi sono tanto legato. Gli 883 mi hanno aiutato a superare gli anni del liceo tra interrogazioni e compiti in classe. A capire quando lasciare perdere con la cotta di turno. E ad assaporare quei preziosi momenti con gli amici, che, inevitabilmente, non torneranno più. Perché cresciamo, ed è giusto così. E ancora oggi, posso affermare che, quelle canzoni mi riportano alla mente momenti che mai e poi mai potrò dimenticare. E le ascolto rallegrandomi, e commuovendomi, per un passato che, si cavolo, posso dire di aver vissuto!
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