“Addio alle armi”. Dal capolavoro di Ernest Hemingway, una profonda storia di amore ai tempi della Grande Guerra.
Il Cinema è un arte. La Settima Arte. E, in quanto tale, è in continua evoluzione. Se dovessero realizzare, nell’epoca moderna, un adattamento di “Addio alle armi”, uno dei grandi capolavori letterari del 1900 scritto da Ernest Hemingway, probabilmente vedremmo un bel ufficiale americano ferito e costretto ad essere condotto in un ospedale da campo dove verrebbe curato da un’avvenente infermiera. Un paio di sguardi intensi e tra i due, mentre la Grande Guerra devasta il mondo, nascerebbe prima una passionale relazione basata sul sesso e poi un profondo amore.
Il tutto senza rinunciare a raccontare gli orrori del Primo Conflitto Mondiale e le inevitabili conseguenze legate alla diserzione e alla conseguente fuga del bel soldato americano. E, con tutta probabilità, qualcuno potrebbe non apprezzare la poca originalità delle premesse. Tuttavia, nell’opera di Hemingway, ci sarebbero tutti i presupposti per creare una pellicola in grado di mescolare bollenti scene di sesso, dichiarazioni di amore e sequenze di guerra tanto crude quanto violente.
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Questo però accadrebbe oggi. Girare una pellicola del genere all’inizio degli anni ’30, quando il Cinema era ancora agli albori, il sonoro era una novità e il Codice Hays era pronto ad entrare in azione, sarebbe stato un progetto praticamente impossibile da realizzare.
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Proprio per questo “Addio alle armi” di Frank Borzage risulta essere un’opera in grado di pensare fuori dagli schemi. Sebbene sia stato girato nel 1932, ovvero prima che il Codice Hays cominciasse ad essere effettivamente applicato, il film con Gary Cooper e Helen Hayes riuscì, in qualche modo, a spezzare il circolo vizioso in cui erano incatenati i film bellici.

Invero, nel bellissimo romanzo di Hemingway la storia d’amore tra Frederic Henry e Catherine Barkley si sviluppa alternandosi alle descrizioni dell’ambiente bellico, tra trincee, bombardamenti improvvisi e lunghe e strazianti marce. Nel film di Borzage nondimeno, è il grande sentimento che lega il soldato americano all’affascinante infermiera inglese il fulcro della narrazione. E il modo in cui il regista scelse di portarlo in scena, con le regole della censura pronte a vietarne la produzione, fu altamente rischioso.
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Le prime stesure della sceneggiatura, che includevano scene troppo esplicite, furono supervisionate e corrette dalla commissione del Codice Hays. Tuttavia, il regista riuscì mantenere alcuni aspetti della trama che, in qualche modo, avrebbero potuto indignare le menti puritane dell’America degli anni ’30.
La relazione tra Catherine e Frederic per esempio si concretizza ben prima che i due riescano a convolare a giuste nozze. E la promessa di matrimonio che i due si scambiano di fronte a Padre Galli (Jack La Rue), amico e compagno di armi del sottotenente Henry, non può essere considerata come una vera e propria unione di fronte a Dio. Nonostante ciò, la Paramount, che acquisì i diritti cinematografici del libro di Hemingway battendo sul tempo la MGM e la Warner Bros., riuscì ad ottenere il permesso di distribuire la pellicola e un certificato per la ripubblicazione che sarebbe avvenuta nel 1938.

Il risultato è una bellissima storia d’amore nata durante lo svolgersi di una delle pagine più nere della storia mondiale. I due protagonisti, per quanto immersi nel mondo della Guerra, trovano una ragione di vita grazie al loro amore, concentrandosi sui loro sentimenti piuttosto che all’orrore che, all’epoca, incombeva sul mondo. L’amore è la soluzione. Il bene supremo dell’umanità. Una forza tanto potente da spingere un uomo ad andare contro i propri doveri, anche se tale gesto dovesse costargli la pena capitale.
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L’amore è il sentimento più importante per Catherine e Frederic. Tutto il resto, la Guerra e la sofferenza che essa porta con sé, è solo rumore di sottofondo. Un romanticismo tanto accentuato che ad Hemingway non piacque molto poiché sovrastava completamente l’aspetto bellico della sua storia ma che rese “Addio alle armi” una delle storie d’amore più belle della storia cinematografica. (acquista su amazon).
Eppure, c’è qualcosa di tragico, nel triste epilogo scritto (e probabilmente vissuto) da Hemingway. Perché alla fine, per quanto la Guerra sia orribile e l’amore sia sinonimo di felicità, è proprio quest’ultimo che distrugge l’animo di un uomo forte e determinato come il sottotenente Henry. E forse, quelle armi a cui lo scrittore statunitense decide di dire addio sono solamente la metafora di un dolore ancor più grande di quello causato dal Conflitto Mondiale. Quelle “Arms” del titolo in lingua originale altro non sono che le braccia della donna che Hemingway ha tanto amato ma a cui, seppur contrario, ha dovuto dire addio.