“Il favoloso mondo di Amélie” è considerato il capolavoro del regista francese Jean-Pierre Jeunet. Nelle pellicola c’è un quadro di Renoir, “La colazione dei canottieri”, che ricoprirà un ruolo importantissimo nella vita di Amélie.
Ambientato a Parigi alla fine anni ‘90, in un’atmosfera tanto colorata quanto fiabesca, “Il favoloso mondo Amélie” racconta la storia di una cameriera che lavora al “Café des 2 Moulins” di Montmatre. Amélie conduce una vita tranquilla. Dopo aver trascorso l’infanzia isolata dai suoi coetanei a causa di una falsa cardiopatia, da adulta si gode i piccoli piaceri della vita.
Amélie Poulain è una ragazza alquanto singolare. Fin da bambina, come unico amico aveva un pesciolino rosso con tendenze suicide. E, a causa del rapporto imperturbabile che la legava ai suoi genitori creò attorno a lei un mondo immaginario dove le nuvole avevano le sembianze di giganteschi coniglietti bianchi.
Sebbene passi le giornate assieme ai suoi colleghi e ai clienti abituali del bar, crescendo Amélie continua a rifugiarsi nella solitudine.
Circondandosi di scrittori falliti, malati immaginari, amanti respinti e una serie di individui singolari e solitari quanto lei, coltiva una particolare abilità nel portare la gioia nella vita di chi (secondo lei) merita un po’ di felicità. Accrescendo così quel senso di giustizia che fin da bambina l’aveva portata a vendicarsi degli esseri biechi e meschini.
Ma il 31 agosto 1997 la vita di Amélie Poulain subirà un drastico cambiamento. Quel giorno, la giovane cameriera, troverà nel suo appartamento una scatola piena di ricordi che un bambino quarant’anni prima aveva accuratamente nascosto in una fessura dietro ad una mattonella. La fanciulla deciderà quindi di rintracciare il proprietario del piccolo tesoro per restituirglielo. Un piccolo ma significativo gesto che donerà a Dominique Bretodeau, un uomo ormai cinquantenne, una gioia immensa. E sarà grazie a questo piccolo ma significativo gesto disinteressato che Amélie inizierà a cambiare la vita di coloro che, nel bene e nel male, fanno parte della sua vita e ruotano attorno al suo mondo.
La ricerca del signor Bretodeau consentirà ad Amélie di fare la conoscenza di due personaggi che in breve tempo inizieranno a far parte della sua vita. La consierge del suo palazzo, la malinconica Madeleine; e Raymond Dufayel, un pittore soprannominato “l’uomo di vetro” , le cui ossa sono talmente fragili da essere soggette a facili fratture a causa di una malattia congenita. Invitata dal pittore per un bicchiere di vino caldo alla cannella nella sua dimora a prova di fratture, Amélie entrerà in contatto con “La colazione dei canottieri”, il quadro di Renoir di cui Dufayel dipinge una copia ogni anno da vent’anni.
Dipinto tra il 1880 e il 1888, “La colazione dei canottieri” rappresenta una delle opere più rappresentative della corrente impressionista.
Il quadro raffigura un gruppo di amici che, nell’accogliente atmosfera di un dehors (uno spazio aperto fornito di tavolini) sulle rive della Senna, ha appena finito di pranzare e si gode la rilassatezza del paesaggio conversando tra loro. Difatti, sul tavolo da pranzo, non resta che qualche avanzo, un po’ di frutta e qualche bottiglia ormai piena soltanto a metà. E mentre la Senna è attraversata da un paio di piccole imbarcazioni, nel quadro di Renoir possiamo notare come individui provenienti da diversi ceti sociali siano perfettamente integrati all’interno del gruppo, dipinto dal maestro impressionista. Infatti ci sono due canottieri, uomini in vesti più raffinate, un simpatico cagnolino, ed alcune eleganti, nonché avvenenti, fanciulle.
L’opinione universale è che, con “La colazione dei canottieri”, Renoir abbia voluto dipingere il profondo senso di amicizia che lega gli esseri umani, aldilà del sesso, del ceto sociale, delle idee politiche e di qualsiasi altro fattore che potrebbe essere argomento di discussione.
Protagonisti del dipinto infatti sono semplici individui, uomini e donne, riuniti in una celebrazione della familiarità.
Eppure, tra i personaggi che compongono l’opera di Renoir, ce n’è una in particolare che coglierà l’attenzione di Amélie e del signor Dufayel. Colei che egli stesso ha battezzato come “la ragazza con il bicchiere d’acqua” (ossia l’attrice Ellen Andrée) che, per citare lo stesso uomo di vetro, “è al centro, eppure ne è fuori”. Invero, sebbene sia in una posizione piuttosto preminente, sembra essere l’unico membro del gruppo a non interagire con l’ambiente circostante. È totalmente assorta nei suoi pensieri.
Ed è proprio con la ragazza con il bicchiere d’acqua che Amélie Poulain proverà una forte empatia. La identificherà come un’anima “diversa” dal resto della marmaglia che le sta attorno. Un’emarginata che tuttavia ha imparato a star bene con sé stessa; un’instancabile sognatrice che crede nel buon cuore dell’umanità; un’anima solitaria che non si sente sola. Ogni autore dietro alla propria opera cela un significato profondo. Tuttavia uno dei più grandi pregi dell’arte è quello di dare libero spazio alle interpretazioni soggettive dettate da ogni tipo di emozione che i dipinti riescono a trasmettere. Per tal motivo Amélie sarà pervasa non tanto dal senso di unione e amicizia che Renoir ha voluto ritrarre, bensì dalla singolarità della ragazza con il bicchiere d’acqua.
Il dipinto del pittore francese assume quindi un ruolo fondamentale per Amélie.
Esso diventa lo specchio della sua vita e di quella di tutti gli emarginati che deciderà di aiutare, dall’apprendista fruttivendolo bistrattato dal suo capo, allo scrittore fallito che frequenta il “Cafè des 2 Moulins” (dove Amélie lavora), al collezionista di foto tessere abbandonate.
Amélie resterà folgorata dalla bellezza del quadro dipinto da Raymond Dufayel e dall’immenso messaggio che esso le trasmetterà. Tanto da vestire i panni di colei che aiuterà gli emarginati che fanno parte della sua vita, donando loro un breve ma rilevante attimo di felicità, senza mai chiedere niente in cambio. Allo stesso tempo, così come fece da ragazzina, diventerà un angelo vendicatore e porterà scompiglio nella vita dei boriosi e degli autocrati. Perché nel favoloso mondo di Amélie non c’è spazio per i prepotenti.
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