“Baby Reindeer”, serie TV disponibile sul catalogo di Netflix è uno dei prodotti seriali più disturbanti degli ultimi anni.
È inutile girarci troppo attorno. “Baby Reindeer” è una serie TV disturbante sotto ogni punto di vista. Dalla trama alla narrazione alla caratterizzazione dei personaggi. E il tutto diventa ancora più agghiacciante se si pensa che si tratta di una storia vera. E di una serie ideata, scritta e interpretata dalla stessa persona che ha effettivamente subito quello che Donny, il protagonista di “Baby Reindeer”, ha dovuto patire, e sottolineo patire, prima di giungere ad una stabilità sia mentale che fisica.
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Quello creato da Richard Gadd è un prodotto talmente vero da sembrare quasi totalmente un’opera troppo cruda e sconvolgente per essere reale. Eppure, il lato più sconvolgente di “Baby Reindeer” è proprio questo. Per quanto scioccante possa essere la storia di Donny è una vicenda accaduta realmente e, purtroppo, non è un caso isolato.

Sì, perché se Richard Gadd ha trovato il coraggio di ribellarsi alla sua aguzzina, affrontare i propri demoni e raccontare tutto (sia alla polizia che a noi umili spettatori), decine, centinaia, migliaia di persone subiscono simili umiliazioni ogni giorno. Senza però riuscire a fuggire a reagire. Finendo quindi vittima del mostro che li perseguita.
Perché basta davvero molto poco. Basta un semplice gesto, come una stretta di mano, un saluto, un occhiolino. Oppure un semplice sguardo o, come nel caso del povero Donny, “una tazza di the offerto dalla casa”, a far scattare qualcosa nel cervello e a trasformare una banale accortezza o semplice gentilezza in un incubo.
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Così infatti comincia il tormento di un umile comico fallito e, se me lo consentite, privo di talento, che lavora come barista in un pub. Con una semplice tazza di the caldo offerta dalla casa.
E se per Donny quel gesto spontaneo, privo di qualsivoglia intento sessuale verso una donna che in quel momento non può permettersi niente se non un bicchiere d’acqua, non è altro che una semplice gentilezza, per Martha significa tutt’altro.
Ed ecco quindi che dal nulla, l’alter ego di Richard Gadd si ritrova coinvolto in un vortice ossessivo di persecuzione, violenza e abusi.
“Baby Reindeer” assume quindi fin da subito le sembianze di un true crime particolarmente dettagliato e coinvolgente.

Tuttavia, per quanto permeata di un’atmosfera tetra, resa ancora più lugubre dalla perpetua sensazione che stia costantemente per succedere qualcosa di orribile, la serie tratta dall’autobiografia di Gadd, rischia di cadere nell’ovvietà di una trama già vista e di essere definito un true crime come tanti altri.
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Proprio per questo “Baby Reindeer” va oltre e affronta in maniera originale una tematica difficile e rischiosa come lo stalking. Oltre a raccontare tutti i tormenti, le minacce e le aggressioni che Donny è costretto suo malgrado a subire, la serie mette in mostra l’effetto che tali comportamenti hanno sulla psiche, già abbastanza labile, del barista. Diventando uno dei prodotti seriali più introspettivi degli ultimi anni.
Grazie ad una sceneggiatura scritta in maniera accurata, dettagliata ma scorrevole e all’ottima interpretazione di Gadd, che impersona Donny, e soprattutto di Jessica Gunning, che interpreta una donna la cui condizione mentale la spinge a vivere come se fosse in una realtà parallela in cui una tazza di the equivale all’inizio di una relazione, puntata dopo puntata “Baby Reindeer” si fa sempre più scioccante. E non soltanto per i trucchetti e gli sbalzi di umore di Martha.
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Oltre le performance dei due protagonisti è però la capacità di Donny (o di Richard Gadd) di mettersi completamente a nudo a rendere vera e intrigante la storia.
In “Baby Reindeer” infatti non ci sono né filtri né censure. Tutto viene raccontato nella maniera più reale, e quindi traumatizzante possibile. La morbosità con cui Gadd decide di raccontare la sua triste esperienza viene enfatizzata dalla stessa sua espressività, che dona al personaggio di Donny un’intima profondità. Il tutto reso ancora più provocante da una regia in grado di indugiare sui primi piani e di compiere i giusti movimenti di macchina per mantenere alta la tensione.
Perché credetemi, la tensione è veramente alta in “Baby Reindeer”.
Di seguito, il Trailer di “Baby Reindeer”.