In un’oscura e affollata Gotham City, ricca di pericoli e malviventi sempre in agguato, Thomas e Martha Wayne attraversano un vicolo buio e isolato tenendo per mano il loro figlio Bruce (il futuro Batman), quando dalle tenebre spunta fuori un uomo armato di pistola che prima li rapina e poi li uccide, decidendo però di risparmiare il ragazzino.
Traumatizzato dalla vista dei corpi senza vita dei suoi genitori, il piccolo Bruce rimane inerme, incapace di fare qualcosa per fermare l’aggressore che ormai si è dato alla fuga, ma in quello stesso momento promette a sé stesso che un giorno combatterà la criminalità di Gotham, con lo scopo di trovare l’assassino dei suoi genitori e ristabilire l’ordine nella sua città.
Era il 1939 e negli Stati Uniti si stava espandendo sempre più una nuova forma d’arte popolare e di intrattenimento letterario: il fumetto.
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Strisce umoristiche erano state stampate sulle pagine di numerosi quotidiani dell’epoca. Questo crescente interesse verso il fumetto persuase gli editori ad investire e a concedere più spazio a questa nuova forma d’arte.
Iniziarono quindi ad essere pubblicati interi albi dedicati ai fumetti, fonte di svago e di distrazione in un’ epoca dove la popolazione doveva far fronte alla minaccia della Seconda Guerra Mondiale, il conflitto che aveva già coinvolto numerosi paesi. Un anno prima, la National Comics (che poi sarebbe diventata la DC Comics), aveva lanciato il primo vero supereroe, Superman. Il suo debutto avvenne nelle pagine del primo numero di “Action Comics”, pubblicato nel giugno del 1938. Il successo fu enorme, tanto da spingere altre case editrici alla creazione di altri supereroi. Volendo espandere l’universo del “superuomo”, la National Comics ingaggiò molti giovani artisti per l’ideazione e creazione di nuovi personaggi. Tra essi c’era Bob Kane la cui idea divenne quella di creare un eroe completamente diverso dal Figlio di Krypton.
Kane ideò un personaggio con il quale le persone potessero identificarsi. Superman difatti era un alieno proveniente da un altro pianeta, un essere perfetto agli occhi degli esseri umani, capace di volare e dotato (tra gli altri poteri) di una forza smisurata.
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Kane ebbe l’idea di disegnare un eroe con cui le persone si potessero identificare. Un essere imperfetto. Così nacque (The) Batman, l’alter ego del magnate Bruce Wayne.
Batman vigila nell’ombra per la criminalità di Gotham. E’ un orfano, un uomo tormentato dalla morte dei suoi genitori che sopperisce i limiti della sua natura umana. E’ intelligente, addestrato, misterioso, enigmatico. Ma la cosa più importante è che Batman è umano. Non ha poteri né una forza sovrumana, e per combattere il crimine deve fare affidamento solo sulla sua conoscenza delle arti marziali, sul suo sangue freddo e su una serie di armi da lui stesso create. Per dar vita a un simile personaggio, la creatività di Bob Kane non ebbe limiti.
Le storie pulp e noir che all’epoca erano di tendenza, furono fonte di estro per il giovane artista che ne acquisì vari elementi da cui alla fine trasse ispirazione. Batman divenne un vigilante come Zorro (interpretato da Douglas Fairbanks), un eroe dalle grandi abilità investigative come il protagonista dei romanzi e del serial radiofonico “The Shadow”.
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Non essendo troppo soddisfatto del risultato finale dei primi disegni dell’Uomo Pipistrello, Bob Kane chiese aiuto al suo amico e collaboratore Bill Finger. Insieme cambiarono alcuni dettagli dell’aspetto di Batman. Le ali, ispirate all’aliante di Leonardo Da Vinci, si sostituirono con un mantello capace di planare. I colori sgargianti e la mascherina lasciarono il posto a tinte cupe e ad un cappuccio dall’aspetto di un pipistrello. Infine si aggiunsero dei guanti in modo da non far lasciare nessuna impronta riconducibile a Bruce Wayne.
Nel maggio del 1939, Batman fece finalmente la sua apparizione sulla scena fumettistica, nel numero 27 di “Detective Comics”.
Nel giro di un anno la popolarità di Batman salì alle stelle, e Kane e Finger ebbero la possibilità di far evolvere la propria creazione, introducendo oggetti iconici come la Batmobile, arrivando persino ad affiancargli un aiutante nella lotta contro il crimine, Robin. Così, nel 1940 venne lanciata la sua serie regolare a fumetti. E mentre Batman continuava a sconfiggere il mondo del crimine, fu presto evidente che semplici delinquenti e imbroglioni non erano abbastanza e non potevano nulla contro il Giustiziere della Notte. Gli autori introdussero una nuova schiera di pericolosi e variopinti antagonisti, entrati poi a far parte della storia dei fumetti.
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Nel primo numero di “Batman” del 1940 fecero la loro entrata in scena il Joker e Catwoman. Successivamente il Pinguino (1941), lo Spaventapasseri (1941), Double Face (1942), l’Enigmista (1948) e il Cappellaio Matto (1948).
Tanto fu il successo dei fumetti dell’Uomo Pipistrello che nel 1943 la Columbia Pictures produsse la prima versione in live action dell’eroe creato da Bob Kane. Si trattava di un adattamento per il grande schermo composto da 15 episodi, in cui Batman era interpretato da Lewis Wilson, il primo uomo a vestire i panni di Bruce Wayne. Nel 1949 invece uscì il sequel intitolato “Batman e Robin”, ma questa volta per interpretare il supereroe venne ingaggiato Robert Lowery.
Con l’abbandono della serie da parte di Bob Kane, che lasciò la testata nella mani di Bill Finger e del nuovo disegnatore Dick Sprang, il personaggio di Batman cambiò tono.
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Le sue storie divennero meno cupe e più giocose, ma comunque adatte ad un pubblico di ogni età. Nel 1954, lo psichiatra Fredric Wertham pubblicò un testo in cui affermava che la lettura dei fumetti era fortemente nociva per i bambini. A causa di questa pubblicazione riuscì a convincere la società americana che i fumetti soggiogassero le menti dei giovani lettori e fossero un danno per la loro salute e la loro crescita.
Nacque quindi il “Comics Code Authority” (il “Codice Hays” dei fumetti), un rigido regolamento che stabiliva tutti i temi che i fumetti non potevano trattare. Tra le altre cose proibiva la raffigurazione di scene violente, sangue e sessualità esplicita, la presenza di vampiri, licantropi, zombie, tabacco, liquori, coltelli ed esplosivi. Ogni storia doveva esigere la vittoria dei buoni sui cattivi.
Dovendo rispettare queste regole ferree, le avventure dell’Uomo Pipistrello ebbero un drastico declino, tanto che il fumetto rischiò la chiusura definitiva.
La salvezza arrivò negli anni ’60, quando la DC Comics affidò Batman alle abili mani di Julius Schwartz, che grazie all’aiuto dei più grandi disegnatori di quel periodo riuscì a riportare il fumetto verso il successo. Nel 1966 debuttò la serie televisiva con protagonista Adam West, una vera e propria manna dal cielo per le finanze della DC. Pur essendo uno show televisivo prettamente per un pubblico di ragazzini, il fumetto di Batman acquistò una grandissima popolarità, e le vendite arrivarono alle stelle, anche se gli autori del fumetto furono costretti a dare alle loro storie un tono più leggero e meno cupo.
Nel 1971 Julius Schwartz diede un contributo enorme alla DC Comics, grazie all’estro creativo di Dennis O’Neal e Neal Adams. Lo scopo era di riportare le storie di Batman ai toni cupi creati da Bob Kane, in modo da riavvicinarsi ad un pubblico più adulto. A loro va attribuito il grande merito di aver introdotto Ra’s Al Ghul, considerato ormai il più importante nemico di Batman dopo il Joker, riuscendo anche a ridare carisma a personaggi come Double Face e al Joker stesso, che nel numero 251 (“La vendetta in cinque atti del Joker”) tornerà a dar libero sfogo alla sua indole di clown omicida.