Provocatorio e intenso, nel 2021 “Benedetta”, il nuovo film di Paul Verhoeven sconvolse il Festival di Cannes.
Paul Verhoeven è un regista a cui piace provocare. Che si tratti di sconvolgere Hollywood, o il mondo del cinema stesso, con un noir erotico come “Basic Instinct” o di dirigere una pellicola autoriale tanto cruda quanto velatamente ambigua come “Elle”, il regista olandese riesce sempre a stravolgere i dettami della settima arte e piegarli al suo volere. Lo sanno bene al Fesrtival di Cannes. Invero, ventinove anni dopo aver assistito alla memorabile scena dell’interrogatorio a Sharon Stone (chi ha visto sa…), la giuria si è trovata ad una pellicola che, per quanto fosse stata apprezzata, era riuscita a spiazzare persino il più navigato dei critici presenti alla proiezione. Per questo, al termine della proiezione di “Benedetta”, nella sala Debussy il pubblico ha regalato alla pellicola di Verhoeven un fugace applauso piuttosto che una prolungata standing ovation.
“Benedetta” è la prova definitiva di quanto l’estetica del regista classe 1938 possa essere disorientate, se non addirittura provocante.
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Per il suo diciassettesimo lungometraggio da regista, Paul Verhoeven decide di affidarsi al saggio della storica statunitense Judith C. Brown “Atti impuri – Vita di una monaca lesbica nell’Italia del rinascimento”, un titolo che non potrebbe essere più chiaro. Il risultato è una sottile parabola sul femminismo, ambientata in un’epoca in cui erano gli uomini a governare ogni aspetto della società, che fosse questa monarchica oppure ecclesiastica.

Pur raccontando una storia vera, Verhoeven riesce a dirigere un film la cui messa in scena sembra talmente grottesca da risultare veritiera. Merito anche delle scenografie curate da Katia Wyszkop e dei costumi di Pierre-Jean Larroque, che riescono nella difficile impresa di riprodurre le ambientazioni e le usanze di un paesino italico del XVII secolo.
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Protagonista della vicenda è Suor Benedetta (Virginie Efira), un’adepta del Convento di Pescia che fin da bambina sostiene di essere in contatto con la Santa Vergine e di essere la fidanzata di Gesù. E, nonostante lo scetticismo che regna tra le suore del convento, compresa la Badessa (Charlotte Rampling), i miracoli che avvengono attorno a lei sembrano confermare le sue affermazioni. Suggestione oppure realtà?
Tuttavia, la sua fede viene messa a dura prova quando nel convento giunge Bartolomea (Daphné Patakia), un’avvenente popolana in fuga da un padre dispotico, che implora di essere ammessa come novizia.
Basta un semplice scambio di sguardi per comprendere quanto sarà profondo il rapporto che verrà ad instaurarsi tra Benedetta e la sensuale nuova arrivata. L’intensità con cui le due attrici riescono a portare in scena due donne, provenienti da mondi diversi ma irrimediabilmente attratte l’una dall’altra, è tanto denso da reggere il confronto con un mostro sacro del cinema come Charlotte Rampling.

La lancinante lotta tra fede e desiderio è il fulcro attorno al quale gira la sceneggiatura scritta Paul Verhoeven e David Birke. E Vergine Efire e Daphné Patakia sono le muse che danno vita a due personaggi che, in maniera diversa l’una dall’altra, sono in grado di trasmettere tutto il femminismo di una sceneggiatura ben sviluppata.
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Se Bartolomea, attraverso un’indole indomita e disinibita, si accontenta di aggirare lo status quo dominato dal bigottismo, Benedetta si rifiuta di sottostare alle regole imposte dal maschilismo rinascimentale, divenendo colei che intende spodestare e quindi dominare la società.
La sessualità che si manifesta tra le due protagoniste, è rappresentata in maniera piuttosto esplicita. E quindi diviene metafora di un messaggio ribellione che, sequenza dopo sequenza, appare sempre più marcato.
Nonostante l’elevato erotismo delle scene, accentuato anche delle musiche di Anne Dudley, “Benedetta” si sviluppa come la più politica e provocatoria delle pellicole del maestro olandese. E, nonostante sia ambientata in un secolo ormai remoto, quella di Verhoeven è una sceneggiatura che profuma di attualità e che, oltre a raccontare la vera storia di una donna tanto credente quanto convinta delle proprie idee, punta il dito contro il maschilismo che ancora oggi, nel XXI secolo, sembra più dominante che mai.
Di seguito il Trailer di “Benedetta”.