“Blacksad” è una serie a fumetti creata dai fumettisti spagnoli Juan Diaz Canales e Juanjo Guarnido. Protagonista della storia è un detective privato che ricorda molto i personaggi interpretati da Humphrey Bogart; inoltre, ogni tavola è fortemente influenzata dai classici Noir.

Il Noir oggi è uno dei generi cinematografici più apprezzati, questo grazie anche grandi film del passato come “La fiamma del peccato”, “Il postino suona sempre due volte” o il “Mistero del falco”. Ma l’evoluzione del Noir, che negli anni ‘40 e ‘50 veniva etichettato dalle grandi produzioni come cinema di serie B, si può definire come una lunga salita verso il successo.
In realtà, sebbene i più grandi successi del genere arrivino dall’America, il Noir ha raggiunto il successo nella Francia del secondo dopoguerra. Nei cinque anni in cui i nazisti avevano occupato la nazione della Tour Eiffel e di Notre Dame, ovviamente l’importazione di film provenienti da oltre oceano era assolutamente vietata. Fu solo dopo la fine della Guerra, dal 1946, che in Francia cominciarono a circolare di nuovo film come “Rebecca, la prima moglie” e “Vertigine”.
Difatti, dopo la fine del conflitto, i critici cinematografici francesi, trovarono che il Noir americano avesse subito una notevole evoluzione. I toni erano molto più cupi e le trame sembravano rispecchiare tematiche legate all’hard–boiled, una versione più piccante del genere stesso, piuttosto che al giallo classico.

Ma nonostante il grande successo riscosso in Europa, in America il Noir iniziò ad essere apprezzato negli anni ‘60, sebbene la sua rinascita fosse cominciata circa un ventennio prima.
Questo accadde anche grazie all’interesse mostrato da grandi registi come Orson Welles, che nel 1958 aveva diretto “L’infernale Quinlan”; o Alfred Hitchcock che, grazie a pellicole come “Rebecca, la prima moglie” e “L’ombra del dubbio”, aveva dimostrato di avere una speciale attitudine per il genere. Ovviamente, assieme ai grandi registi, anche le grandi star iniziarono ad essere scritturate. Nomi come Rita Hayworth, Ingrid Bergman, Joan Crawford e Lana Turner si affiancarono ad attori del calibro di John Garfield, Tyrone Power e Robert Mitchum, per citarne alcuni.
Ma naturalmente, se si pronuncia la parola “Noir”, il primo nome che prende forma nelle nostre menti è quello di Humphrey Bogart. Enigmatico e raffinato allo stesso tempo, lungo impermeabile, abito elegante, cappello sempre in testa e, naturalmente, un’infinità di belle donne che gli girano attorno. Ormai, senza la presenza di Bogart, un noir non viene considerato un classico. Basti pensare a “Casablanca”, etichettato come film romantico, ma che rientra nel genere del Noir.

Proprio traendo ispirazione dalle grandi opere americane di genere, dal contributo dato da Humphrey Bogart al Noir, e da scrittori leggendari come Dashiell Hammett (“Il mistero del falco”; “Piombo e sangue”) e Raymond Chandler (“Il grande sonno”; “Il lungo addio”), nel 2000 i fumettisti spagnoli Juan Diaz Canales e Juanjo Guarnido, crearono la serie di “Blacksad”. Ambientata in un mondo abitato da animali antropomorfi, essa racconta le gesta di John Blacksad, un investigatore privato dall’aspetto di un gatto nero.
John Blacksad è il tipico personaggio dei migliori film noir di un tempo. Il gatto nero infatti si muove per l’America degli anni ‘50 con il suo portamento signorile, con indosso un lungo impermeabile, cravatta e doppiopetto. E, ovviamente, è sempre circondato da belle donne.
Protagonista a parte, nella serie ideata da Canales e Guarnido ci sono tutti gli elementi degni del genere Noir.

Ogni protagonista di un Noir che si rispetti deve inevitabilmente fare i conti con i fantasmi del passato, e questo accade anche a Blacksad, tormentato dai ricordi che riaffiorano nella sua mente. Che siano essi legati ad un delitto o ad una traumatica fatalità, gli scheletri nell’armadio continuano ad assillare il protagonista, perseguitato dagli errori commessi nel suo passato.
Blacksad ha l’aspetto di un gatto nero, anche se si comporta in tutto e per tutto come un essere umano. Nessun personaggio della serie in effetti si lascia andare a comportamenti animali, i carnivori vivono tranquillamente accanto agli erbivori senza subire le conseguenze dell’istinto del predatore. I delitti su cui si trova ad indagare il Nostro, non sono mai il risultato dettato dall’istinto del predatore, bensì omicidi in piena regola basati sul sistema gerarchico degli anni ‘50. Alla base di ogni delitto ci sono elementi derivanti dalle differenze sociali come la corruzione, la giustizia personale o la classica vendetta. Possiamo tranquillamente affermare che “Blacksad” sia un critica all’America del secondo Dopoguerra; un paese lacerato dal darwinismo sociale, dove il più debole viene schiacciato dal più forte e i ricchi possono ottenere il potere grazie ai loro soldi.

Nel mondo di Blacksad, ogni cosa sembra essere stata corrotta, persino la giustizia. Per questo il nostro protagonista è spesso costretto a percorrere una strada alternativa per trovare il colpevole.
Ognuna delle cinque storie rappresentate dai fumettisti spagnoli riesce a contestualizzare, all’interno di un’ambientazione tipicamente noir, delle tematiche sia sociali che politiche estremamente attuali, come il razzismo, l’abuso di alcol e droga e le crisi esistenziali, facendo dei particolari riferimenti al Ku Klux Klan, alle Pantere Nere e agli ordigni nucleari.

Il tema del razzismo, un aspetto principale delle trame elaborate da Canales e Guarnido, è trattato con finezza e peculiarità. Nessuna razza viene discriminata, se non per il colore della pelle; nessun credo religioso è considerato una baggianata; e non esistono distinzioni tra erbivori e carnivori. La società di “Blacksad” è divisa a seconda della temperatura del sangue o del colore della pelliccia. Un esempio perfetto di tale distinzione è il gruppo dei suprematisti bianchi, di cui fanno parte personaggi che hanno la pelliccia o il piumaggio bianco, ma ci sono sia animali erbivori (come i pellicani) sia animali carnivori (come gli orsi polari).
Il ruolo del gangster invece è esclusivamente riservato a rettili ed anfibi perché ritenuti esseri viscidi e ambigui. Lo stesso Blacksad, viene disegnato come un gatto nero, un felino indipendente, che riesce a muoversi per i vicoli della città e della giustizia senza seguire necessariamente le regole imposte dalla società, tuttavia anche il nostro caro investigatore viene spesso discriminato a causa del colore del suo pelo.

La perfetta contrapposizione è rappresentata dai poliziotti, che per lo più sono cani, bisognosi di un superiore che dia loro degli ordini e delle norme da seguire.
Ma sono i piccoli dettagli disegnati dall’abile tratto di Guarnido a rendere “Blacksad” un’opera unica, che narra cose già viste ma in modo totalmente originale. L’ambientazione racconta la personalità dei personaggi. Un ufficio piccolo, disordinato e isolato è sinonimo di una personalità confusa che soffre spesso di solitudine; un altro, perfettamente in ordine e ornato con oggetti di classe, rimanda ad un importante ruolo pubblico; e un paio di piume che svolazzano nell’aria, sotto al corpo impiccato ed esanime di un avvoltoio suggerisce che il delitto si sia appena compiuto.
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