La nostra recensione di “Blue Flag”, l’opera del mangaka asiatico Kaito.
L’adolescenza non è mai stata raffigurata in maniera così artificiosa.
Eppure, lo stesso Kaito, autore del manga, ha spiegato molto chiaramente le sue intenzioni nella parte finale di “Blue Flag”, in postfazione, al termine del manga numero otto.
E difatti dalla fantasia dell’autore giapponese ne è emerso un racconto semplice, che parla di amicizia, di amore, di forti legami. Eppure, l’omosessualità, quel “Tema” – come lo stesso autore lo definisce – assai delicato da trasporre su carta, è stato contestualizzato in maniera delicata e allo stesso tempo analizzato a più riprese, tra perplessità, paure e ansie da un gruppo di adolescenti che nutrono il forte desiderio di avanzare verso l’età adulta.
Pubblicato inizialmente sulla rivista web “Shōnen Jump+”, “Blue Flag” è una serie manga giapponese. Edita inItalia in otto volumi grazie a Panini Planet Manga, racconta le storie di un gruppo di adolescenti in procinto di diventare adulti.
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D’un tratto, in “Blue Flag”, anche se all’inizio sono conservati nell’ombra, i sentimenti iniziano ad affiorare, in un crescendo “quasi” inaspettato fino all’esplosione della controversia. L’amore, l’amicizia, i legami indissolubili, e quindi le emozioni, sono i veri protagonisti dell’opera firmata da Kaito.
Ogni genere di sentimento è psicanalizzato fino al limite, come a condurre il lettore nell’esplorare ogni coscienza, ogni difficoltà. Per fortuna trova sostegno in una storia che cresce assieme ai suoi protagonisti, dai momenti imbarazzanti alle prime grandi difficoltà con il sesso.
In “Blue Flag” la sensazione è che la narrazione del manga di Kaito si divida in due parti distinte. L’autore ha difatti dato origine a “Blue Flag” presentando, tra le pagine dei primi volumi del fumetto, i personaggi principali e le loro apparenti caratteristiche, in cui i sentimenti d’amore e amicizia sono i veri protagonisti della storia. Creando relazioni sociali e sotto trame quanto mai improbabili ma ricche di interesse.
Mentre, la seconda parte, decisamente più introspettiva, è articolata su una serie di infinite ma notevoli riflessioni su amicizia, amore, possessione, paura, omofobia, irrazionalità e accettazione.
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Notevole quindi il tentativo da parte di Kaito di concentrare la storia di “Blue Flag” su un gruppo di adolescenti, prossimi ad accedere alla fase successiva della loro vita. Evidenziando a più riprese le numerose difficoltà nell’affrontare un’età adulta sempre più vicina. Il problema, però, è che la forma nella sua parte più ambiziosa pecca di eccessiva verbosità, scivolando in una scrittura fin troppo prolissa. Molto interessante, ma prolissa.
L’eccessiva verbosità, infatti, riesce (purtroppo) a far sì che la maggior parte dei personaggi facciano una serie di ragionamenti fin troppo articolati. Abbandonandosi in pensieri fin troppo filosofici perché ogni singolo adolescente sia in grado di farli.
Difatti, sebbene in principio sia solo Masumi l’unica in grado di esporre una conversazione così elaborata, differenziandosi così dai suoi coetanei e rivelandosi così tra i personaggi più interessanti del fumetto, Kaito fa il grande errore di donare a più di un adolescente la straordinaria capacità di esporre più di un concetto in maniera fin troppo articolata e complessa, cadendo nel ripetitivo, rischiando quindi che il caracter di ogni personaggio sia paragonabile ad un altro.
Le situazioni si evolvono, i ragazzi crescono e maturano, ed è seguendo questa evoluzione che anche la storia di “Blue Flag” prende una piega diversa rispetto alle prime pagine. Difatti, nella prima parte del fumetto i personaggi secondari, come ad esempio Yagihara, sono vere e proprie personalità di contorno. Quasi inesistenti. Mentre i personaggi principali, Taichi, Futaba, Toma, e infine Masumi aprono le fila della storia.
Ma saranno, a volte, i personaggi di contorno a muovere le redini di “Blue Flag”. Il fratello di Toma, per esempio, sarà lui a spingere Taichi e Futaba a riflettere sul futuro del loro amico Toma. Oppure Yagihara, che, grazie all’estrosità che la contraddistingue, riuscirà non solo a scuotere un po’ le acque e a mettere un po’ di pepe alla storia, ma dimostrerà di essere tra i personaggi più interessanti del manga, passando dall’essere fastidiosa ed eccessivamente appiccicosa, a ragazza interessante e sensibile.
In conclusione “Blue Flag” è un manga che vale la pena di essere letto, e che, sorprendentemente, può riservare anche qualche imprevedibilità.
Di seguito, l’edizione pubblicata da Panini Planet Manga