La storia di Charles Starkweather e Caril Ann Fugate ha ispirato una pellicola come “Natural Born Killers”, diretta da Oliver Stone e scritta da Quentin Tarantino. Ma, soprattutto, ha ispirato “Nebraska”, il leggendario brano di Bruce Springsteen.
Lincoln (Nebraska), 25 giugno 1959. Nella prigione di stato, il detenuto Charles Starkweather, scortato dai secondini, attraverso il corridoio lungo e stretto del penitenziario, fu condotto in una piccola stanza con al centro una sedia. Una volta posizionato e legato a dovere, di fronte a pochi testimoni, Starkweather venne giustiziato.
1982. In tutti i negozi di musica arrivò un disco destinato ad essere considerato uno tra i migliori duecento album di sempre. Ossia “Nebraska”, il sesto lavoro in studio di Bruce Springsteen. In particolare, a riscuotere un tale successo fu proprio la canzone che dà il titolo all’album, poiché il tema trattato è davvero molto delicato.
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Invero, “Nebraska”, classe 1982, parla della malvagità dell’animo umano attraverso la storia di una brutale vicenda avvenuta circa due decenni prima.
Se siete tra coloro che ignorano i fatti, mi raccomando. Mettetevi seduti e ascoltate queste parole.
Stryker (Ohio), 1985. In un modesto bilocale Caril Ann Fugate se ne stava seduta sul suo divano, intenta a beneficiare di un po’ di sana e rilassante solitudine, mentre dal giradischi le note di “Nebraska” ricoprivano la piccola stanza.
Compiacendosi di tale rilassatezza, Caril chiuse gli occhi, ripensando ai tempi lontani, lontani in cui era ancora una giovane e scellerata ragazzina. E, senza neppure accorgersene, sul suo volto si stampò un sorriso. In quel momento conduceva una vita rispettabile, con un lavoro umile ma onesto. Ma all’epoca dei fatti narrati nella canzone del Boss… accidenti se ne aveva fatte di stupidaggini. Se è così che vogliamo identificarle.
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Ma, logicamente, adesso vi domanderete. Cosa collega questi tre individui, apparentemente tanto diversi tra loro?
Bruce Springsteen lo conosciamo tutti. È uno dei cantanti più amati e conosciuti di tutti i tempi, capace, con la sua arte, di ricevere gli apprezzamenti di più generazioni di appassionati di musica in tutto il mondo.
Charles Starkweather, invece, è stato uno dei più crudeli, folli e psicopatici serial killer della storia americana.
Caril Ann Fugate è colei che lo ha accompagnato nella sua opera criminale, cominciata nel dicembre del 1957 e conclusasi nel gennaio del 1958. E le loro azioni, per quanto violente e prive di senso, hanno ispirato “Nebraska”, il celebre brano che diede il titolo ad uno degli album più significativi del Boss.
Secondo alcune credenze popolari, una volta giunti in prigione ci sono alcuni modi per sopravvivere: mantenere un profilo basso, non pestare i piedi a nessuno e rigare dritto, in modo da apparire sia inoffensivo che trascurabile agli occhi dei detenuti più violenti.
Oppure trovare il più grosso e il più cattivo del penitenziario e metterlo K.O., in modo da guadagnarsi il rispetto di tutti i prigionieri.
E Charles Starkweather fece proprio così.
Ma chi era Charles Starkweather? Vi domanderete.
Cresciuto in una famiglia modesta ma per bene, assieme ad altri sei fratelli, Charlie crebbe subendo i soprusi e le prese in giro dei bulli che lo perseguitarono dalla prima elementare fino alle scuole superiori. I motivi di scherno erano molteplici. Starkweather era basso (a malapena raggiungeva il metro e sessantacinque) e aveva le gambe non allineate a causa di un difetto congenito alle ginocchia. Ma la cosa che più di ogni altra attirava le sevizie degli altri alunni erano i suoi capelli rossi.
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Inutile elencare i soprannomi che nel corso degli anni gli affibbiarono. Da Pel di Carota a Figlio del Diavolo. Per anni, ogni singolo giorno trascorso a scuola, fu un incubo per il giovane Charlie, schernito e preso di mira a causa del suo aspetto fisico.
In più, complice anche una miopia mai curata, poiché i suoi genitori non potevano permettersi un paio di occhiali, Charlie non era certo una cima né nelle materie letterarie né in quelle scientifiche. L’unica materia in cui eccelleva era ginnastica. Per questo motivo decise di concentrare tutto sé stesso nell’allenamento e nella cura del proprio corpo fino a diventare abbastanza forte da potersi difendere da chiunque intralciasse la sua strada.
Per questo, dopo aver messo in atto la propria vendetta e aver così preso a pugni i bulli che per anni lo avevano perseguitato, Charlie divenne uno dei ragazzi più popolari della scuola, ed anche le ragazze cominciarono a notarlo. Ma lui, non aveva occhi che per Caril Ann Fugate.
A quel tempo Charles aveva diciotto anni e Caril ne aveva appena compiuti tredici quando si conobbero, grazie ad un amico in comune. Giusto poco prima che il ragazzo lasciasse definitivamente la scuola per andare a lavorare in un magazzino della Western Union e poi come spazzino.
Tra i due scoccò subito la scintilla. Il classico colpo di fulmine. E, nonostante le rimostranze della madre e del patrigno di Caril, i due si frequentarono per mesi. Fino a quando, obbligata dai genitori, la ragazzina cominciò a prendere le distanze da Starkweather, il quale non aveva nessuna intenzione di rinunciare a lei.
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Charles, anche se non sapeva esattamente cosa fosse successo, decise di riavvicinarsi alla ragazzina, portando a Caril in regalo un peluche. Si, esattamente, un peluche. Ma c’era un problema non da poco. Charles non aveva più il becco di un quattrino e non poteva acquistare quel preziosissimo peluche che lo avrebbe fatto rientrare nelle “grazie”? Della famiglia di Caril.
E quando Robert Colvert, un ragazzo di soli ventuno anni che lavorava in una stazione di servizio, gli comunicò che non poteva fargli credito, Charles andò su tutte le furie. Quella sera lui si sarebbe presentato dalla ragazza, o meglio, ragazzina, che amava, con un peluche, in un modo o nell’altro.
Più tardi Starkweather giunse finalmente da Caril e le consegnò un bellissimo orsetto di peluche. La ragazzina era felice di vederlo e lo fu ancora di più quando il suo amato le confessò di aver rubato per lei quel pupazzo. E che lo aveva fatto costringendo il povero Robert, minacciandolo con un fucile, per poi ucciderlo.
Ora, una persona normale, con un cervello che funziona, dopo una notizia del genere avrebbe cacciato via Charles tirandogli dietro il peluche, dicendogli di non farsi più vedere, e avrebbe chiamato la polizia per denunciare lui e l’omicidio commesso. Ma non Caril. Nessuno aveva mai osato tanto per lei. Nessuno aveva mai dimostrato tanto “amore” per lei da arrivare addirittura ad uccidere pur di riuscire a rientrare nelle sue grazie.
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La ragazzina cedette quindi (chiamiamole così) alle lusinghe di Starkweather. Quello fu l’inizio di un’ondata di follia che terrorizzò il Nebraska. L’omicidio del povero Robert Colvert avvenne il 30 novembre del 1957 e poiché, quasi due mesi più tardi nessuno era venuto ad arrestarlo, nella sua mente cominciò a balenare l’idea che l’avesse fatta franca. Non che gli importasse o che provasse rimorso. Anzi, uccidere Robert gli era piaciuto talmente tanto che non vedeva l’ora di rifarlo. E avrebbe voluto che al suo fianco ci fosse anche la sua amata Caril.
Così, il 21 gennaio 1958, Charles, da bravo fidanzato amorevole, si recò a casa Fugate per andare a trovare la sua ragazza e, magari andare a fare un giro. Forse al cinema a vedere un bel film dell’orrore, esattamente come avevano fatto la sera in cui si erano conosciuti. Sfortunatamente però, quando giunse all’abitazione, Caril non era in casa. Ma Velda e Marion Bartlett (la madre e il patrigno) sì.
E videro bene di approfittare della situazione per ordinare al ragazzo di stare alla larga da loro figlia. Per Charlie, un simile comportamento, fu inaccettabile. Come si erano permessi di dare a lui degli ordini? Chi erano loro per impedirgli di vedere colei che amava?
Charlie non ci pensò due volte. Corse in macchina, prese il suo fucile e sparò ad entrambi. Uccidendoli. Abbandonandosi a tutta la sua follia omicida infierendo sulla piccola Betty Jean, la sorellina di Caril di appena due anni.
27 gennaio 1958. La polizia sfondò la porta di casa Fugate, facendo un’irruzione armata con pistole e giubbotti antiproiettile. Tuttavia, nonostante il disordine, tutto sembrava tranquillo.
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Pochi minuti più tardi, i cadaveri dei coniugi Bartlett e della loro figlioletta vennero ritrovati in giardino, ma di Caril non vi era neppure l’ombra. Invero, una volta tornata a casa, la ragazzina aveva pensato bene di aiutare il suo fidanzato a nascondere i corpi senza vita dei suoi famigliari. Per poi rimanere nascosti in casa quasi una settimana. E defilarsi dalla scena del delitto poco prima dell’arrivo della polizia, chiamata dalla sospettosa nonna di Caril.
Da quel fatidico 27 gennaio, i due fidanzatini intrapresero un viaggio on the road che dal Nebraska li portò fino in Wyoming. Due giorni in cui sul loro cammino seminarono altre otto vittime.
La prima di esse fu August Meyer, un amico di famiglia degli Starkweather che viveva a Bennet (Nebraska) e che Charlie detestava. Il povero settantenne trovò la morte dopo che il folle killer gli aveva sparato una serie di colpi alla testa. La dipartita del signor Meyer avvenne improvvisamente, senza alcun motivo in particolare. Se non quello di aver destato l’antipatia di una mente malata. E purtroppo, non fu l’unica.
Una volta fuggiti dalla dimora di August Meyer, Charles e Caril rimasero bloccati nel fango con la macchina. Inutili furono i tentativi del ragazzo di liberarla, tanto erano impregnate le gomme. L’autovettura era bloccata e senza l’aiuto di un carro attrezzi non sarebbe stato possibile rimuoverla. Così non restava che una soluzione. Rubarne una e uccidere i proprietari. E le sfortunate vittime furono Robert Jensen e Carol King, due giovani studenti che si erano gentilmente fermati per dare aiuto a Charles e Caril offrendosi di dar loro un passaggio.
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Una volta tornati a Bennet, a casa di August Meyer, Starkweather sparò prima in testa a Robert Jensen per poi concentrarsi su Carol. Quando i loro corpi vennero ritrovati, gli agenti si accorsero che la ragazza aveva subito una terribile violenza sessuale.
Preso possesso di un nuovo mezzo di trasporto, Charles e Caril si diressero a Lincoln con lo scopo di introdursi in casa di una delle famiglie più ricche della zona, i Ward. Nell’abitazione trovarono la signora Clara, moglie dell’industriale capofamiglia, e la loro governante. Entrambe vennero pugnalate a morte. Non prima però di essere costrette a cucinare per lui e servirgli da bere. Difatti, per ore le due donne vissero nella paura e nel terrore che quel pazzo potesse ucciderle. E quando la morte arrivò fu lenta e dolorosa.
Al contrario, al suo rientro in casa, il signor Ward perì piuttosto velocemente. A causa di un colpo di pistola alla testa. Per concludere la loro criminale e malata avventura amorosa, colma di sangue e follia, i due amanti rubarono tutto quello che il signor Ward aveva di valore in casa. E badarono bene di appropriarsi della Packard, abbandonando l’auto rubata a Robert Jensen, fuggendo da Lincoln e dal Nebraska.
Charles e Caril riuscirono a raggiungere la città di Douglas, in Wyoming, dove decisero di prendere possesso di una macchina meno vistosa rispetto alla Packard dei Ward. E la Buick del commesso viaggiatore Merle Collison era l’ideale. La trovarono parcheggiata sul ciglio della strada mentre Collison era intento a schiacciare un pisolino. Prima di sparare all’inconsapevole viaggiatore e prendere la macchina, Charlie ebbe l’accortezza di svegliarlo. Che premura, bisogna ammetterlo. Tuttavia, quella fu la fine della loro folle corsa criminale.
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Siete curiosi di come ebbe fine la folle fuga amorosa dei novelli Bonnie & Clide?
Il delitto a casa Ward sconvolse l’intera comunità di Lincoln e tutto lo stato del Nebraska. Il governatore Victor Anderson decise addirittura di chiedere l’intervento della Guardia Nazionale. Gli agenti non ci misero molto a collegare gli omicidi e a trovare la scia di sangue lasciata da Starkweather e Fugate. Inoltre, la macchina rubata al povero Merle Collison, l’ultima vittima, aveva il cambio manuale e un terzo freno che Charles non era in grado di usare. Per questo fatte poche centinaia di metri rimasero nuovamente bloccati.
Ad arrestarli fu un vicesceriffo che si fermò giustappunto quando si accorse che Starkweather stava litigando con un motociclista, il quale, per premura, si era fermato per aiutarli. Inizialmente il poliziotto non aveva idea di chi fossero. Ma quando Caril, stanca della follia del suo fidanzato, confessò che lui era Starkweather e che aveva intenzione di ucciderla, arrestò entrambi.
Entrambi vennero estradati dal Wyoming al Nebraska. Charles Starkweather venne condannato a morte. E il 25 giugno del 1959 la sentenza fu eseguita. Caril Ann Fugate fu condannata all’ergastolo. Ma venne rilasciata nel giugno del 1976, dopo aver scontato diciassette anni nel Centro Correzionale per Donne a York.
Una volta uscita di prigione Caril si sposò e cambiò nome, prendendo il cognome del marito. E, curiosità vuole che, Caril non ha mai più parlato degli eventi avvenuti tra il 1957 e il 1958. Chissà se il marito lo sa…