Riuscireste a credere che la maggior parte delle canzoni che noi appassionati ascoltiamo ogni giorno, sono cover? E che per di più molte di queste cover sono diventate più conosciute dell’originale? Per esempio “Hound dog”, originariamente scritta per la cantante “Big Mama” Thornton, è ricordata maggiormente per la ballata cantata da Elvis. Oppure “At Last”, composta ed eseguita dal musicista Glenn Miller, ha avuto il meritato successo grazie alla voce di Etta James.
Migliaia di cover se non di più sono state eseguite e vengono tuttora registrate nel mondo della musica, per semplice omaggio o per realizzare una versione migliore dell’originale. In questo articolo desidero farvi conoscere solo alcuni esempi di famose cover internazionali che, in qualche modo, sono rimaste impresse nella memoria collettiva.
“St. James Infirmary Blues”, di origine ignota, fu resa famosa da Louis Armstrong negli anni ’20, ma cantata anche da Cab Calloway. “Puttin’ on the Ritz”, che sicuramente ricorderete grazie alla versione cantata da Gene Wilder in “Frankenstein Junior”, anch’essa pubblicata negli anni ’20, raggiunse la fama grazie alla cover cantata da Fred Astaire.Ma ricordiamo anche la versione di Robbie Williams e di Ella Fitzgerald.
“Jailhouse Rock”, portata al successo da Elvis, ma conosciuta grazie anche alla versione dei “Blues Brothers” nel film omonimo.
“Night and Day”, brano composto nel 1932 da Cole Porter, con il tempo è divenuto uno standard jazz con numerose e note interpretazioni. Frank Sinatra, Ella Fitzgerald tra le più famose. “Fever”, un Rhythm and blues che nel corso dei decenni ha avuto numerosissime cover: Peggy Lee, Elvis, fino ad arrivare alla moderna versione di Michael Bublè.
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Più recenti, invece, sono le versioni instrumental di “Baby one more time” di Ed Sheeran. La versione da brividi di “Rains of Castamere” di Serj Tankian, cover di Game of Thrones. “Everybody Hurts” cantata dai Coors. Oppure l’energica “Sparkling Diamonds”, cantata da Nicole Kidman nel film “Moulin Rouge”, cover di “Diamonds are a girl’s best friend”, indimenticabile colonna sonora del film “Gentlemen Prefer Blondes”.
E ancora “Mamma mia”, riportata alla luce dall’energica versione cantata da Meryl Streep nel film “Mamma Mia”. Stessa cosa per “Dancing Queen”, interpretata sempre dalla Streep. “Every Breath you Take” modificata negli anni ’90 dal rapper Puff Daddy che generò “I’ll Be Missing You” prendendone un frammento. Ancora più recente la cover cantata da Anya Taylor-Joy di “Downtown”, colonna sonora del film “Last night in Soho”, originariamente cantata da Petula Clark, anche se negli anni ’80 una versione piuttosto ritmica venne portata al successo da Dolly Parton.
E come dimenticare la canzone “I Will Follow Him”, dal film “Sister Act”, originariamente eseguita strumentale da Frank Pourcel, anche se trovò un primo successo nel 1963 grazie alla versione di Peggy March. Nel 1962 Petula Clark ne pubblicò una versione francese intitolata “Chariot”.
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E come menzionata nel film “The First Wives Club”, originariamente cantata da Lesley Gore negli anni ’60, “You Don’t Own Me” grazie ad un testo con una potente impronta femminista, trovò l’apice del successo grazie alla cover cantata da Bette Midler, Diane Keaton e Goldie Hawn.
Negli anni ’50 nacque “I Put a Spell On You”, cantata da Screamin’ Jay Hawkins. Ma fu negli anni ’60 che l’ipnotica versione di Nina Simone fu inserita nella classifica Billboard. In seguito molte cover della canzone videro la luce. Dalla versione più recente di Annie Lennox a quella passionale di Joe Cocker. E come non citare anche la versione cantata da i “The Animals”? Vogliamo ricordare anche la versione esplosiva cantata da Bette Midler nel film anni ’90 “Hocus Pocus”?
E avreste mai creduto che “Torn”, portata al successo nel 1997 da una giovanissima Natalie Imbruglia in realtà è una cover? Ebbene si, non è una canzone originale di Natalie Imbruglia. La canzone originariamente era cantata dagli Ednaswap solo un paio di anni prima. Ma l’impronta rock della band non servì a far scalare le classifiche alla canzone.
Ma facciamo un “piccolo” salto indietro nel tempo. Parliamo di Time after Time, nata quasi per caso e anche per necessità, “Time after Time” fu ideata appositamente per colmare il vuoto per il primo album di Cyndi Lauper, “She’s So Unusual”. Numero uno in classifica venne riproposta da innumerevoli artisti, tra cui Eva Cassidy, Pink, Sam Smith, Ronan Keating, e in chiave instrumental da Miles Davis. Stessa cosa anche per “Without you”, nata come riempitivo dell’album dei Badfinger, ma resa famosa da Mariah Carey.
Ain’t No Sunshine, originariamente cantata da Bill Withers, che in molti forse ricorderanno grazie al film “Notting Hill”, dove un giovane Hugh Grant passeggiava per Portobello Road tra una bancarella e un’altra. Negli anni la canzone è stata interpretata da numerosi cantanti, tra cui: Lighthouse Family, Eva Cassidy, Ida Sand, Passenger.
“Summertime”, la ninnananna jazz composta nel 1935, ha avuto svariate interpretazioni e ognuna eseguita davvero con grande intensità. La prima e importante fu quella eseguita da Billie Holiday. Poi il duetto Ella Fitzgerald e Louis Armstrong. Da Janis Joplin, Ray Charles, instrumental da John Coltrane, Charlie Parker e poi da Glenn Miller.
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Se pensavate che “Lady Marmalade” fosse stata interpretata per la prima volta da Christina Aguilera, Pink, Lil’Kim, Mya, per l’uscita del film “Moulin Rouge”, sbagliavate. Difatti, molto prima della cover del 2001, la canzone ebbe una prima pubblicazione nel 1974, scritta dall’autore e primo interprete Kenny Nolan, ispirato da alcune prostitute incontrate tra le strade di New Orleans. Il potenziale c’era, ma la canzone non ebbe successo. Un po’ per l’esecuzione sottotono di Nolan, un po’ perché il brano aveva bisogno di una struttura diversa, decisamente più ritmica e rockeggiante e un testo vagamente differente. Così a interpretare “Lady Marmalade” ci pensarono le “LaBelle”, un trio tutto al femminile che interpretò la canzone in versione disco anni ’70. La canzone diventò popolare e un paio di decenni dopo, il gruppo anni ’90, All Saint, la condusse prima in classifica.
E come non ricordare “Running Up That Hill”, la canzone pop anni ’80 richiamata alla memoria dalla serie tv “Stranger Things”, dalla cantautrice Kate Bush. Nei primi anni del nuovo secolo i Placebo riproposero la canzone in una nuova e accattivante veste rock difficile da dimenticare.
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“Enjoy the Silence” è la splendida canzone di Martin Lee Gore, membro dei Depeche Mode. Rilasciata negli anni ’90 divenne tra le canzoni più famose del gruppo tanto da avere, ovviamente, le sue cover: ricordiamo le versioni di Lacuna Coil e Amberlin.
Nata da un autore sconosciuto “House of the rising sun” è una vecchia ballata folk americana risalente, probabilmente, all’inizio del ‘900. Nel corso della storia della musica, moltissimi artisti hanno arrangiato e dato la propria interpretazione al brano. Joan Baez, ha sempre eseguito in concerto la canzone nel corso della sua carriera. Bob Dylan che registrò la canzone per il suo album di debutto. Nina Simone, propose il brano in un’insolita ballata soul. E più recentemente i Muse. Ma la versione più famosa è sicuramente quella proposta da i “The Animals”.
Negli anni ’80, a scalare le classifiche e a diventare un brano ascoltato e riadattato, fu “Mad World”, dei Tears for Fears. Qui troviamo la versione di Elisa, Pentatonix, Willian Joseph e la splendida versione di Jasmine Thompson.
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La musica ha uno strano ascendente su noi esseri umani. Più la ascoltiamo e più vorremmo ascoltarla. E i ricordi viaggiano e la mente vola. E le emozioni prendono il sopravvento, rievocando un momento perso nel tempo, ormai lontano. Facciamo quindi un salto nel tempo agli anni ’60. Nelle sale cinematografiche usciva “Colazione da Tiffany” e subito la mente torna alla figura sinuosa e sensuale di Audrey Hepburn, che, seduta sul davanzale della finestra del suo appartamento, cantava “Moon River”. E fu la stessa Audrey Hepburn a cantarla. Ovviamente “Moon River” è divenuta nel corso degli anni, tra le canzoni più rivisitate di sempre. Dalla versione di Frank Sinatra a Barbra Streisand. Da Louis Armstrong alla versione instrumental dei 2 CELLOS.
Ma lasciatemelo dire. La canzone cantata da Audrey Hepburn, la magia che la stessa riuscì – e riesce ancora – a comunicare, a oggi, nessuno mai.
E infine parliamo di due successi cinematografici: “Why Don’t You Do Right” e “Over the Rainbow”.
Nata come una comune ballata jazz nel 1936, “Why Don’t You Do Right”, raggiunse la fama grazie alla cover di Peggy Lee, ma come ben sapete fu negli anni ’80 che raggiunse il meritato successo grazie alla canzone cantata da Jessica Rabbit (in realtà voce di Amy Irving) in “Chi ha incastrato Roger Rabbit”.
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E invece “Over the Rainbow”? Composta appositamente per la colonna sonora de “Il mago di Oz”, il titolo originale della canzone era “Over the Rainbow is where I want to be”. La canzone, cantata da Judy Garland rischiò di essere tolta dal film perché “rallentava troppo l’andamento della pellicola”. “Over the Rainbow” vinse il premio Oscar come “miglior canzone originale” e inserita nella lista delle migliori canzoni del secolo. Nel corso degli anni molte sono state le cover. Dalla delicata interpretazione di Eva Cassidy all’indimenticabile versione di Israel Kamakawiwo’ole. E poi Ray Charles, Ella Fitzgerald, Patti LaBelle.
Di seguito alcuni piccoli approfondimenti e qualche curiosità sulle reinterpretazioni più famose di sempre o che mai avreste mai creduto che lo fossero.
Don’t let me be misunderstood – Il brano venne scritto per Nina Simone e inciso dalla stessa nel 1964.
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Nel corso degli anni il brano fu registrato da numerosi artisti, come i “The Animals”, che la incisero nel 1965, dandole un’impronta più Blues/Rock e accelerando il ritmo. Anche se probabilmente ad oggi la versione più conosciuta è quella dei “Santa Esmeralda” (1977), che presero come punto di riferimento le tonalità dei “The Animals”, aggiunsero alla canzone una tonalità latino americana.
Nel 2003, la versione dei Santa Esmeralda, venne inserita nella colonna sonora del cult di Tarantino, il primo “Kill Bill”.
Nel 2018 “Don’t let me be misunderstood” è stata nuovamente reinterpretata, questa volta in una sensuale versione jazz, grazie alla collaborazione tra il trombettista Brian Newman e la potente voce di Lady Gaga.
Twist and Shout – Scritta nel 1961 “Twist and Shout” venne assegnata inizialmente per lanciare un gruppo emergente: i Top Notes. Considerato l’orribile risultato proposero il brano agli Isley Brothers, che, dopo il successo ottenuto con il brano “Shout” faticavano a replicare il grande risultato. Anche se il brano ebbe un discreto successo, furono i Beatles a cantare la versione migliore.
Pubblicata nel loro primo album “Please Please Me”, La canzone interpretata dai Beatles ha contribuito al successo di un famoso film degli anni ’80, “Una pazza giornata di vacanza” (Ferris Bueller’s Day Off), di John Hughes, in cui un giovane Matthew Broderick saliva su un carro da parata, cantando in playback proprio “Twist and Shout”.
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