“Dieci Capodanni”. La miniserie creata da Rodrigo Sorogoyen e disponibile su Raiplay, cattura con naturalezza, offrendo una storia semplice ma appassionante.
Incontrarsi, piacersi, innamorarsi, così un giorno a Madrid. Perché la vita è imprevedibile, a volte semplice nella sua imprevedibilità, ma se sai cogliere le piccole e grandi occasioni che il fato mette di fronte ai tuoi occhi, vivrai un’esistenza piena di bei ricordi e che, magari, rievocherai accanto a un caro amico, oppure l’amore della tua vita.
E difatti, è proprio quel che succede ad Ana e Óscar nella delicata, quanto vera, miniserie “Dieci Capodanni”.
Ana e Óscar si incontrano casualmente la notte di Capodanno, e, altrettanto casualmente, si ritrovano a festeggiare assieme il loro compleanno. È il 2015 e tra Ana e Óscar è subito intesa, un colpo di fulmine difficile da dimenticare. E in mezzo a volti cari di vecchi e nuovi amici i due giovani trentenni si guardano, parlano, si osservano, si studiano, si sfiorano, si toccano, fino a culminare in un bacio che non avrà mai fine.
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Il loro incontro, il loro inizio, come il resto della loro vita rimarrà nella loro memoria per sempre. Del resto è così che accade ai grandi amori. “Dieci Capodanni” inizia infatti con Vero (Lucía Martín Abello), la ex di Óscar (Francesco Carril), pronta a far festa in un locale, e con l’uomo, un attraente giovane medico, proprio accanto a lei ma con il cuore spezzato. Allo stesso locale c’è Ana (Iria del Río), ragazza gioviale, con quei trent’anni a pesare sul suo futuro, ma soprattutto sul suo presente, occupata a fare la barista al bancone di una discoteca e con un’idea di un avvenire non molto chiara. Come regalo di compleanno, una valigia rossa e vuota sempre a fianco di Ana, metafora della voglia di partire e lasciare Madrid, simbolo di speranza di cambiamento.

I due si conoscono così, semplicemente. E altrettanto semplicemente la loro vita convergerà attraverso le loro realtà. Si uniranno, soffriranno, si lasceranno, dando origine ad un presente e un avvenire che nessuno di loro riuscirà a pianificare. Perché i numerosi ostacoli che entrambi dovranno affrontare nel corso del loro cammino (e come la vita del resto ci obbliga a dover affrontare), fanno sì che i due protagonisti che vediamo cambiare e maturare nel corso di questi dieci capodanni e, di conseguenza, in questi dieci anni, riusciranno a dare la giusta dose di empatia nei confronti dello spettatore.
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Comprendiamo quindi le loro pene, ci identifichiamo nelle loro perplessità, attraverso le loro paure e i loro desideri. Ma, nonostante tutto, nonostante la distanza che li separerà, inevitabilmente, la loro memoria non cancellerà mai e poi mai il tempo passato insieme che ogni tanto fa capolino attraverso i loro dialoghi. Anno dopo anno Ana e Óscar maturano, sia fisicamente, mentalmente, e lavorativamente parlando. Le loro vite non avranno mai un arresto. Saranno in continua evoluzione o involuzione.
“Dieci Capodanni” (Los años nuevos) è una miniserie franco-spagnola in 10 puntate, creata, sceneggiata e diretta da Rodrigo Sorogoyen, presentata alla 81ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, prodotta dalla Caballo Films e distribuita in Italia da Raiplay.
La bravura dei suoi interpreti, specialmente di Francesco Carril e Iria del Río è innegabile. La loro intesa è tangibile sin dalle primissime scene. Fin col maturare al culmine dell’episodio finale, in un crescendo di tensione, dolore, speranza. Merito anche di una sceneggiatura che scava affondo nelle personalità, attraverso i sentimenti dei singoli. Le dinamiche di ogni singolo personaggio sono stimolanti. Anche se colte separatamente. Un esempio calzante è l’episodio 6.
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La narrazione procede quindi fluida e non annoia. Scava affondo, attraverso le dinamiche dei suoi protagonisti e di chi è parte integrante della loro vita. Come possiamo ben notare nell’episodio 4, la cena con i genitori. Grazie a loro, iniziamo a conoscere il loro passato, i loro ricordi belli e brutti, i loro malumori e le debolezze da tempo sopite. Attorno ad un tavolo e in pochi preziosi minuti la storia si sviluppa, le dinamiche si creano e si evolvono e poi si disintegrano. E si congelano, per far spazio alle remore.

Buon lavoro quindi da parte di Rodrigo Sorogoyen, capace di scrivere e dirigere una storia così ricca di avvenimenti ma allo stesso tempo semplice, in grado di coinvolgere emotivamente chi la guarda. “Dieci capodanni” è infatti una miniserie che riesce a coinvolgere ogni tipo di personalità. Perché racconta la verità. La vita di tutti i giorni con semplicità ma allo stesso tempo con tremenda passione. Assistiamo all’evoluzione dei protagonisti e dei loro rapporti e, di come, inevitabilmente il tempo stesso possa cambiare un legame che all’apparenza sembra indissolubile. Perché subentra la consapevolezza che la monotonia e il desiderio di esplorare nuove realtà può distruggere ogni sentimento.
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E in questo “Dieci capodanni” è da esempio. I rapporti fisici mutano nel corso del tempo. E con naturalezza.
Interessante è il legame emotivo che Ana e Óscar hanno l’uno nei confronti dell’altro. Sebbene in alcune occasioni siano distanti fisicamente, riescono a trovare conforto nell’illusoria presenza dell’altro.
“Dieci capodanni” è inoltre aiutata da una sublime colonna sonora. Grazie alle parole di Nacho Vegas (citato più volte, aggiungerei), Rodrigo Cuevas, McEnroe (e molti altri ancora), la storia si ricopre di romanticismo e tanta malinconia, in un crescendo di un delicato equilibrio che riesce a catturare e a far innamorare.
Di seguito il Trailer di “Dieci capodanni”.