Alfonso Cuaron porta sul piccolo schermo “Disclaimer: La vita perfetta”. Una serie conturbante con un cast d’eccezione e distribuita da Apple TV.
Quanto può essere importante il punto di vista? E se la qualità di una storia dipendesse solo e soltanto dall’attendibilità del suo narratore?
È proprio su questo principio, su queste semplici domande, che si basa “Disclaimer: La vita perfetta”, la prima serie TV (disponibile su Apple TV) scritta e diretta interamente da Alfonso Cuaron, regista messicano classe 1961, vincitore di quattro Premi Oscar.
Presentata alla Mostra del Cinema di Venezia, la serie racconta la storia di Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett), documentarista di successo che apparentemente conduce una vita perfetta. Una casa elegante, un marito affascinante con un buon lavoro. Un figlio a cui vuole molto bene, anche se lui sembra piuttosto distaccato dai suoi genitori. E, come ciliegina sulla torta, ha appena ricevuto un prestigioso premio (l’ennesimo) per il suo ultimo lavoro. Tutto sembra un idillio, fino a quando il tutto non viene sconvolto quando le viene consegnato un inquietante libro che sembra raccontare la sua storia. O meglio, un oscuro capitolo del suo passato che sembrava essere ormai sepolto e dimenticato.
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Parallelamente al tracollo di Catherine, si sviluppa la storia di Stephen Brigstocke (Kevin Kline), un professore in pensione che, rimasto vedovo, decide di vendicarsi della persona che ritiene responsabile della morte di suo figlio Jonathan. Morte avvenuta anni addietro.
Ed è proprio grazie all’evoluzione di questi personaggi che emergono le interpretazioni di due giganti del cinema come Cate Blanchett e Kevin Kline che, grazie all’aiuto di Sacha Baron Cohen e Kodi Smit-McPhee, reggono sulle proprie spalle la trama di “Disclaimer – La vita perfetta”.
La serie infatti, oltre ad essere scritta e diretta in una maniera che rasenta la perfezione, come solo un cineasta come Alfonso Cuaron è in grado di fare, ha il grande pregio di portare sul piccolo schermo due personaggi memorabili, caratterizzati in maniera precisa e attenta ai dettagli. Stephen Brigstocke è un uomo ferito, convinto di essere nel giusto e incapace di accettare l’orribile verità. Catherine è una donna che con quella orribile verità ha già fatto i conti e tuttavia ne subisce ancora le conseguenze.
Così, tra rimpianti e desideri di vendetta, in soli sette intensi episodi, si dipana un thriller psicologico conturbante e coinvolgente. Nonché un’opera terrificante sul potere che la manipolazione può avere sulla mente umana. La sceneggiatura, ambientata tra presente e passato, invero porta in scena una storia in grado di mettere a nudo quanto labile sia la psiche umana. Ed anche se, apparentemente, la storia potrebbe sembrare semplice e scontata, preparatevi a rimanere piacevolmente sorpresi.
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La battaglia psicologica, puntata dopo puntata, raggiunge apici incredibili, e non solamente per l’intensità delle performance dei suoi protagonisti. Cate Blanchett infatti regala un’interpretazione degna della vincitrice della Coppa Volpi, donando al suo personaggio una profondità di rara bellezza. L’attrice due volte Premio Oscar (tra gli altri riconoscimenti), riesce a impersonare una donna di successo ma allo stesso tempo profondamente turbata, se non spezzata. E sono proprio quelle sequenze in cui Catherine sembra perdere completamente il controllo per poi crollare in un baratro senza trovare via d’uscita, che Cate Blanchett dimostra (per l’ennesima volta) il suo sconfinato talento.
E Kevin Kline non è certo da meno. Il protagonista di “In & Out” infatti dimostra le sue grandi doti attoriali trasmettendo una grande empatia e riuscendo a far provare compassione per il professor Brigstocke. Difatti, pur essendo a conoscenza delle sue ignobili, ma intriganti, azioni lo spettatore è naturalmente portato a provare compassione per lui.
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Ma per quanto gli interpreti siano stati il cuore pulsante della serie, è decisamente la trama e il suo sviluppo la parte migliore di “Disclaimer – La vita perfetta”. Spiazzante, conturbante e ricca di colpi di scena, sequenza dopo sequenza, trascina il pubblico nei meandri più oscuri della mente umana, e su quanto questa sia facilmente manipolabile. Le suggestioni cui Cuaron decide di sottoporci sono fuorvianti ma, allo stesso tempo, in grado di far riflettere su quanto i pregiudizi possano condizionare il fragile equilibrio della psiche umana.
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