Nel 1920 Walt Disney e il suo amico Ub Iwerks avevano aperto lo studio di disegno grafico “Iwerks–Disney Commercial Artists” e, sebbene inizialmente si trovarono ad affrontare qualche difficoltà di tipo finanziario, in breve tempo ottennero un buon numero di lavori, riuscendo così a far quadrare i conti.
Tuttavia a Walt il lavoro da semplice vignettista cominciava a stare a stretto, una mente abile come la sua aveva bisogno di nuovi stimoli. Stimoli che trovò ben presto, quando scoprì il magico mondo dell’animazione. Le prime nozioni da autodidatta le aveva ottenute diverso tempo prima, leggendo il libro “Animated Cartoons: how they are made, their origin and development” di Edwin G. Lutz.
Una volta apprese le competenze di base fece domanda alla “Kansas City Ad Company” sperando di essere assunto comincare a far pratica con l’animazione.
All’epoca i cartoni animati esistevano già da diversi anni e venivano prevalentemente prodotti dalle grandi case di New York. Walt era affascinato da quel mondo e il lavoro alla “Kansas City Ad Company” era perfetto per apprendere i principali elementi dell’animazione.
In breve tempo Disney si rese conto che il metodo usato dai tecnici della “Kansas City Ad Company”, che utilizzavano delle figure di carta ritagliate e fotografate in sequenza, era piuttosto primitivo. Il risultato era un movimento animato poco fluido e decisamente sgraziato. Dopo essersi documentato, Disney scoprì che esisteva un procedimento che consentiva di realizzare film animati di qualità migliore, con l’ausilio di una serie di disegni sequenziali impressi su pellicola. Tecnica che sperimentò con successo, assieme a Ub Iwerks, appena un anno dopo essere stato assunto alla “Kansas City Ad Company”.
Nel mentre, gli affari della “Iwerks–Disney Commercial Artists” erano colati a picco. Walt riuscì a convincere i dirigenti della “Kansas City Ad Company” ad assumere anche Ub Iwerks. Lavorando fianco a fianco i due riuscirono a sfornare diverse idee interessanti per la ditta. Ma una volta finito l’orario di lavoro correvano nel garage di Disney per portare avanti il loro progetto alternativo; ossia filmare i loro disegni per creare dei cortometraggi animati.
Così Ub e Walt realizzarono una serie di corti satirici che vendette al proprietario della catena di cinema “Newman”, Milton Feld, che si era offerto di organizzare delle proiezioni nelle sue sale.
Walt era entusiasta dei suoi nuovi lavori, tanto che decise di cominciare a produrre dei cortometraggi leggermente più lunghi. E per farlo assunse qualche giovane disegnatore, con la promessa che avrebbe dato loro parte dei guadagni. Il primo cartone animato a cui diedero vita fu “Cappuccetto Rosso”, ed ebbe un tale successo da spingere Walt e Ub a lasciare il posto alla “Kansas City Ad Company” per fondare un nuovo studio di produzione, la “Laugh–O–Gram Films” (1922).
Purtroppo per loro l’entusiasmo venne nuovamente frenato dai problemi finanziari, che cominciarono a farsi sentire pochi mesi dopo la fondazione dello studio. Ub dovette tornare a lavorare per la “Kansas City Ad Company”, alcuni dei disegnatori lasciarono il progetto della “Laugh–O–Gram Films” e Walt riusciva a malapena a tenere in piedi l’azienda grazie ad alcuni lavori occasionali e a qualche prestito di Roy.
Con i pochi soldi che era riuscito a risparmiare decise di tentare il tutto per tutto. La sua idea, innovativa per l’epoca, era quella di girare un film in cui una vera bambina finiva in un mondo animato, intitolato “Alice in Cartoonland”. Per il ruolo della piccola protagonista contattò Virginia Davis, che aveva conosciuto quando lavorava alla “Kansas City Ad Company”. Walt propose il progetto a Margaret Winkler, un’importante produttrice di New York che aveva già distribuito la serie, da cui Walt trasse ispirazione, “Out of the Inkwell” di Max Fleischer, con protagonista un pagliaccio animato che interagiva con oggetti e creature reali.
L’idea di Disney era decisamente innovativa e alla Winkler piacque molto. Felice della risposta della produttrice, Walt chiese aiuto ad Ub e ad altri disegnatori per realizzare il film.
Ma sfortuna volle che i finanziamenti finirono prima che il progetto venisse ultimato. Era il 1923, e quello fu il primo grande insuccesso di Walt. Tristemente deluso, decise che era arrivato il momento di abbandonare il mondo del disegno per dedicarsi alla carriera di regista. Con i pochi soldi che gli rimanevano comprò un biglietto di sola andata per Hollywood, dove ad aspettarlo c’era suo fratello Roy, con lo scopo di mostrare “Alice in Cartoonland” alla produttrice.
Walt giunse quindi ad Hollywood con una valigia e due sogni: diventare un regista e incontrare il suo più grande idolo, Charlie Chaplin. Disgraziatamente, nessuna delle due cose si avverò. La carriera da regista di Walt si interruppe ancora prima di cominciare ,e proprio nel momento peggiore della sua vita, uno spiraglio di luce arrivò nella vita di Walt Disney: Margaret Winkler lo contattò incaricandolo di realizzare dodici film con protagonista la piccola Alice.
Elettrizzato da questa nuova opportunità, Walt convocò a Los Angeles il suo amico Ub Iwerks e la piccola attrice Virginia Davis. Questa volta decise di fare le cose per bene. Conscio del fatto che a livello amministrativo era un disastro, decise di chiedere aiuto a Roy che rispetto a lui era molto più ferrato sulla gestione degli aspetti finanziari. Fu così che assieme al fratello fondò la “Disney Brothers Productions”.
Le prime sei pellicole della serie riscossero un discreto successo, ma più il progetto andava avanti più la voglia di sperimentazione e di perfezione di Walt cresceva,
E a causa di questi fattori la “Disney Brothers Productions” dovette affrontare non pochi problemi. Le scadenze raramente venivano rispettate e il nuovo capo della produzione e marito di Margaret Winkler, Charles Mintz, spesso non pagava il lavoro dei fratelli Disney. In totale vennero prodotti ben 57 film su Alice, ma dopo i primi 16 le entrate cominciarono a calare vertiginosamente.
Tuttavia, in un modo o nell’altro, Walt e Roy riuscirono a mettere da parte abbastanza soldi per comprare un terreno appena fuori dal centro di Los Angeles, dove trasferirono la loro ditta, cambiando il nome da “Disney Brothers Productions” a “Walt Disney Studios”, la futura casa delle idee.
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