Preparatevi a scoprire la storia di “Dracula”, un classico del 1931.
Adesso chiudete gli occhi e immaginate di trovarvi nell’assolata California. Nella contea di Los Angeles si trova una piccola cittadina di appena 38.000 abitanti, nota come Culver City, che ospita le sedi centrali di alcuni colossi del cinema come la MGM e la Sony Pictures. Ma la principale attrattiva turistica di Culver è l’Holy Cross Cemetery, il cimitero cattolico in cui riposano numerose stelle dello spettacolo. Ed è proprio dai sepolcri dell’Holy Cross che comincia il nostro viaggio. Camminando tra i sentieri del cimitero infatti, vi troverete ad ammirare la lapida di Sharon Tate, la sfortunata vittima della furia omicida della Manson Family. La bellissima Rita Hayworth, che grazie al ruolo di Gilda divenne un’icona sexy del cinema degli anni ’40 e ’50. E il grande John Ford, regista di capolavori come “Ombre Rosse”, “Un uomo tranquillo” e “Furore”.
Tuttavia, nonostante la presenza di illustri nomi del cinema, è un’altra la sepoltura che più di ogni altra suscita l’interesse dei turisti. Proseguendo lungo il viale alberato infatti giungerete ad un luogo chiamato “La Grotta” vicino al quale potrete ammirare una pietra sepolcrale con un’iscrizione tanto semplice quanto classica: “Bela Lugosi. Beloved Father. 1882 – 1956”.
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Invero, la particolarità della tomba che vi troverete ad ammirare non è tanto la lapide, bensì la storia che si cela dietro all’uomo che vi è sepolto. Poiché si parla di colui che nel lontano 1931, era in cui erano ancora pochi i film ad essere creati appositamente per il sonoro, impersonò niente meno che il Conte Dracula.
Quel Conte, creato dalla mente e dalla penna e calamaio di Bram Stoker e pubblicato nel lontano 1897. Un mostro in origine, assetato di sangue, divenuto in seguito, anche grazie al fascino innato di Bela Lugosi, un uomo affascinante ed elegante. Un essere immondo che, in qualche modo, ha cambiato la vita al suo interprete. Prima sulla scena teatrale, poi sul grande schermo. Consacrando definitivamente il nome di Bela Lugosi nell’olimpo dei mostri di Hollywood.
Così, per volontà del figlio, Bela Lugosi, alla sua morte, venne seppellito con indosso il mantello del vampiro più temuto di sempre e che in un certo senso, ha segnato indelebilmente la sua vita e la sua carriera, per sempre.
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E adesso immaginate di varcare la soglia di una cripta distante solo pochi passi dal luogo di riposo di Bela Lugosi. Entrerete in un ambiente buio e laconico, in cui solamente lo zampettare dei ragni infrangerà l’oscurità di quel silenzio tombale. Attraverserete passo dopo passo la catacomba, facendovi strada accarezzando le pareti macchiate da vecchie ed umide rocce. Fino a giungere all’uscita e…
Una volta fuori dall’ipogeo vi troverete catapultati nella California degli anni ’30 del novecento, quando Duke Ellington e Cab Calloway affollavano le sale da ballo. Il proibizionismo era all’apice del mercato nero e i gangster’s movie erano colmi di criminali pronti a far la festa al più onesto dei cittadini.
La grande Depressione era nell’aria e il cinema, nutriva il bisogno di mostrare nuove figure mostruose, colme di malvagità e personalità per far impallidire di paura le platee.
E voi, amanti del cinema d’altri tempi, immaginate quindi di trovarvi di fronte ad una di quelle gigantesche insegne cinematografiche piene di luci scintillanti. E, sopra, leggere i nomi di Bela Lugosi ed Helen Chandler.
Il titolo, “Dracula” che scintilla bellissimo davanti ai vostri occhi, affascinati da cotanta immensità. E, nutrendo il forte desiderio di scoprire cosa si nasconde dietro a quel tendone rosso fuoco, che vi separa da una nuova, splendida avventura, entrerete in quella sala risalente all’inizio del secolo scorso assaporando gli odori di un’epoca che ormai non esiste più. E preparatevi ad assistere ad uno spettacolo unico. Come non avete mai visto prima e che mai potrete rivivere in vita vostra.
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3, 2, 1 e verrete catapultati in un classico di altri tempi, con un bianco e nero tanto nostalgico quanto sporco. Una carrozza cigolante vi condurrà finalmente in Transilvania, in quella terra tanto oscura quanto invitante. Nella regione più remota della Romania. Assieme a R. M. Renfield, alias Dwight Frye, giungerete in un oscuro castello diroccato, avvolto da una fitta e inquietante nebbia, dove incontrerete l’intenso e affascinante sguardo di Dracula (Bela Lugosi), un essere tanto conturbante, anche se di bell’aspetto, da riuscire a trasmettere una profonda anche se eccitante inquietudine.
Quello che succederà in seguito probabilmente lo conosciamo tutti: il Conte Dracula giungerà in Inghilterra seminando panico e morte nella vita serena di Jonathan Harker e della sua futura moglie Mina.
Certo, per noi esseri umani del nuovo millennio con cuore pulsante e sangue caldo, la pellicola diretta da Tod Browning, famoso all’epoca del cinema muto, potrebbe risultare poco godibile, se non infima. Nessuna scena sanguinolenta nonostante il protagonista fosse uno spietato e crudele vampiro. Un montaggio privo di dinamismo che a tratti ha reso la narrazione davvero poco fluente. E una trama poco approfondita.
Tuttavia, immaginate per un attimo di essere un regista durante gli anni ’30. Nell’epoca che gli storici del cinema definiscono Era Pre-Codice, riferendosi all’insieme di regole e divieti conosciuto come Codice Hays. Nonostante ancora non fosse entrato ufficialmente in vigore, le censure dettate da tale codice cominciarono a mietere le prime vittime. Impedendo a molti autori, ad esempio, la rappresentazione di scene sessualmente esplicite e sequenze particolarmente violente.
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Per questa ragione, la pellicola si basava principalmente sull’opera teatrale invece che direttamente dal testo originale di Bram Stoker.
L’assenza di una colonna sonora e la teatrale interpretazione di Bela Lugosi, il primo attore a lasciare il palcoscenico e a portare la teatralità nei film dell’orrore, fu capace di trasmettere tutto il terrore che accompagna il personaggio di Dracula. Senza mai mostrare esplicitamente la vera, carnale, proibitiva sete di sangue del Conte verso le sue vittime.
Lugosi era un concentrato di eloquenza, intensità e inquietante eleganza. Eppure, nonostante tutte queste restrizioni, “Dracula” riuscì a infondere al pubblico in platea, trai primi testimoni della magnificenza del cinema, la giusta dose di ansia, se non di orrore.
Senza mai infrangere le rigide restrizioni del regolamento elaborato da William Hays. L’impresa non fu certo facile. Ma nonostante tutto, Dracula fu un successo. Ma il merito di tale consenso di pubblico, tanto da decretare Bela Lugosi come figura classica del vampiro da imitare per generazioni e generazioni, va attribuito anche alla distribuzione della pellicola.
All’epoca, molti cinema non avevano ancora l’impianto per il sonoro. Così, i film sonori come Dracula furono distribuiti anche in versione muta, per permettere al pubblico di quei cinema sprovvisti di impianto sonoro di vedere il film. Ma l’ansia, l’angoscia trasmessa dalle atmosfere di una Londra oscura, messa in scacco da un’entità malvagia come Dracula, e l’interpretazione magistrale e indimenticabile di Bela Lugosi, che fece della sua creatura una maschera da indossare per tutta la sua intera esistenza e oltre, non sono i soli punti di forza dell’horror a tinte anni ’30.
Quella di Browning fu una pellicola rivoluzionaria. Dopo quel 1931, per quanto la carriera di Bela Lugosi proseguì su binari decisamente deludenti, non certo a causa della sua innegabile bravura, quanto alla sua improvvisa fama e al pubblico che lo identificava ormai solo come Dracula, cadendo nella voragine dei film di serie B pur di ottenere un ruolo, nessun autore cinematografico fu in grado di ignorare l’interpretazione del signore delle tenebre dell’attore ungherese.
Difatti, fino a quel momento la figura del vampiro veniva dipinta e rappresentata come un essere mostruoso, capace di terrorizzare chiunque grazie al proprio aspetto ripugnante. Basti pensare al terribile Conte Orlok, l’antagonista del “Nosferatu” di Friedrich Murnau datato 1922. Un mostro orripilante sia nell’aspetto che nelle movenze, dal naso adunco, il pallore cadaverico e le orecchie appuntite. Una creatura agghiacciante si, ma ben più vicina a quell’aspetto da vampiro consacrato da Bram Stoker.
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Al contrario, il Conte Dracula di Bela Lugosi, per quanto crudele e assetato di sangue, è un uomo di un certo fascino, nobile sia nell’aspetto che nei modi di fare. E ancor prima un certo Hamilton Deane nella prima e autorizzata versione di Dracula a teatro, ne creò la prima immagine moderna con mantello. Da lì Lugosi ne riprese le fattezze creando una vera e propria icona. Per la prima volta nella storia del cinema, lo stereotipo del vampiro dalla forma mostruosa venne accantonata e sostituita da un uomo elegante, avvolto nel suo mantello e dall’aspetto tanto intrigante quanto attraente.
Per assurdo, non sarebbe sbagliato affermare che senza l’avvento di Bela Lugosi nei panni del Conte, in futuro non sarebbero esistite alcune icone del vampirismo come il Dracula di Gary Oldman, Luois e Lestat, rispettivamente impersonati da Brad Pitt e Tom Cruise in “Intervista col vampiro”, e Adam e Eva, la bellissima coppia formata da Tim Hiddleston e Tilda Swinton in “Solo gli amanti sopravvivono”. E non per ultimo, il Dracula di Nicolas Cage in “Renfield”.
In conclusione, sebbene la pellicola sia attualmente fuori mercato, esiste una versione spagnola realizzata, a detta di molti, migliore del film con Bela Lugosi. Si tratterebbe di una versione latina del film con protagonista Carlos Villarías, attore dai tratti incredibilmente simili a Lugosi.
L’adozione dei film sonori in inglese costituì un vero problema per i mercati latinoamericani, che volevano ascoltare i film nella propria lingua. Ma il doppiaggio non era un sistema così diffuso e, soprattutto, efficace. Così, le major, iniziarono a realizzare produzioni secondarie dei film più importanti, ma in versione spagnola. Dracula fu tra questi film.
Così, mentre Browning dirigeva le sequenze per il proprio film, la produzione spagnola, osservava il loro lavoro. Ironia della sorte, il Dracula spagnolo, non ottenne il grande successo di quello con Bela Lugosi, ma con il tempo, per gli appassionati, è divenuto una vera e propria perla rara del cinema.