L’uomo più fortunato che calpesta questa terra è chi trova… il vero amore. (“Dracula di Bram Stoker”)
In una notte buia e tempestosa cinque personaggi, bloccati dall’incessante pioggia, si trovarono a leggere storie di fantasmi. A Villa Diodati, sulle rive del Lago di Ginevra, ispirato dai tetri versi che aleggiavano nella sua dimora, Lord Byron decise di solleticare i suoi ospiti con una prova intellettuale. La sfida lanciata dal poeta consisteva nello scrivere un’opera dell’orrore, romanzo o poesia. La vittoria sarebbe andata, ovviamente, a chi fosse riuscito nel difficile compito di terrorizzare ogni membro presente in quella villa. Fu così che, durante quella notte, nacquero due tra i personaggi più importanti della letteratura: la Creatura, protagonista di “Frankenstein, o il moderno Prometeo” di Mary Shelley, e Lord Ruthven Conte di Marsden, “Il Vampiro” di John Polidori (medico personale di Lord Byron).
Quest’ultimo venne pubblicato per la prima volta nel 1819, sulla rivista “New Monthly Magazine”, quasi ottanta anni prima dell’uscita di “Dracula” di Bram Stoker, pubblicato nel 1897.
Prendendo ispirazione da una bozza di racconto scritta da Byron, Polidori creò quindi Lord Ruthven, il primo vampiro della letteratura moderna, modellandolo proprio sulla figura del poeta londinese. Il Conte di Mardsen risulta essere tanto affascinante quanto tenebroso; un personaggio bello e dannato; un aristocratico vizioso ma elegante, circondato da belle donne e avvezzo al gioco d’azzardo. Il vampiro protagonista del racconto di Polidori si distacca completamente dalla tradizione folkloristica, che dipinge tale creatura come un essere crudele e assetato di sangue, simile al “Nosferatu” di Murnau, dando origine a quello che diventerà il vampiro moderno. Lord Ruthven infatti somiglia molto più al vampiro eroe romantico, creato dalla mente di Francis Ford Coppola, che non alla figura spettrale protagonista del romanzo di Bram Stoker che da il titolo al film.
Come riportato all’interno dell’introduzione al libro di Stoker di Carol A. Senf, all’interno dell’edizione Oscar Classici Mondadori:
“sebbene Stoker abbia tratteggiato Dracula ispirandosi alla figura storica di Vlad di Valacchia e alla superstizione del vampiro diffusa nell’Europa Orientale, egli umanizza il suo protagonista con attributi che lo rendono di volta in volta nobile e vulnerabile, demoniaco e angosciante. Diventa così difficile stabilire se si tratta di un orrendo succhiasangue che semina la morte o di una figura solitaria e silenziosa, braccata e perseguitata.”
Ma nonostante l’evidente umanizzazione che traspare dalle parole dello scrittore irlandese, il suo vampiro non ha una vera e propria identità. Dracula è semplicemente Dracula. Un nobile, certo, ma un nobile assetato di sangue e dal passato ignoto. Innamorato, o meglio ossessionato da Mina, che non lo ricambia, anzi, la giovane rimane fedele al suo amato Jonathan e per Dracula non prova che un odio profondo.
Spetta quindi a Coppola il compito di trasformare Vlad l’Impalatore in un eroe romantico. È il regista de “Il Padrino” che ha donato a Dracula un passato ben definito (quello di Vlad di Valacchia appunto), la capacità di amare e di essere amato. È grazie al suo profondo amore per Elisabeta, scomparsa prematuramente, che il Conte attraverserà gli oceani del tempo per incontrare colei che non avrà il diritto di amare, Mina.
“Credete nel destino? Che persino i poteri del tempo possono essere alterati per un unico scopo? L’uomo più fortunato che calpesta questa terra è chi trova il vero amore”.
Mentre Jonathan Harker si trova nella dimora di Dracula, in Transilvania, e si interroga sul perché il Conte abbia acquistato diverse proprietà a Londra, ecco che i suoi occhi si posano sulla foto di Mina, promessa sposa del giovane, i cui tratti richiamano alla perfezione quelli della sua defunta moglie, Elisabeta. Spinto dall’amore e dalla brama di incontrare Mina, il Conte vincola Jonathan all’interno del suo castello, circondato dalle tenebre che gli impediscono di fuggire.
“Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti”.
Il sentimento che Mina nutrirà nei confronti del Conte, che poi scoprirà essere Dracula, un essere condannato alla dannazione eterna, si tramuterà ben presto in un amore talmente profondo da spingere la signorina Murray ad accettare la stessa condanna, abbandonare la propria vita umana per rinascere come vampiro.
Un occhio attento potrebbe notare una somiglianza con la fiaba della Bella e la Bestia. L’amore profondo tra Mina e il Conte è ispirato al legame tra Belle e il Principe. Ovviamente ci sono delle differenze sostanziali, ma sia Dracula che il Principe sono vittime di un sortilegio. Il primo ha deciso di vendere l’anima alle tenebre, infliggendosi una dannazione eterna; e la Bestia viene punito da una strega e costretto a vivere con l’aspetto di un mostro. Ma sia Belle che Mina sono innamorate della propria bestia. E non importa se l’intera umanità li odia e li teme e se ogni uomo che respira vorrebbe solo porre fine alla loro esistenza.
Entrambi troveranno la salvezza grazie all’amore di una donna. Il Principe infatti recupererà il suo aspetto umano solamente dopo aver conquistato il cuore di Belle che vedrà in lui il buono. Dracula riceverà la grazia dello stesso Signore che aveva rinnegato.
Si era abbandonato alle tenebre, a causa della morte di Elisabeta, ma con Mina ritroverà l’umanità che aveva perduto secoli prima, abbandonando l’oscurità che dimorava nel suo cuore e venendo abbracciato dalla luce di Dio.
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