Una scena colma di potenza, che solo Sally Field avrebbe potuto fare, ne sono certa.
Quando si parla di talento, attoriale si intende, ci vengono subito alla mente i soliti volti noti del panorama Hollywoodiano: Robert DeNiro, Meryl Streep, Al Pacino, Jack Nicholson. Pochi altri, perché in fondo loro, probabilmente, rappresentano l’inarrivabile talento che in pochi negli ultimi decenni sono riusciti a eguagliare. E può anche essere che corrisponda alla verità.
Ma riflettiamoci un po’. Quanti altri attori, forse anche con più talento, o di differente impostazione scenica esistono e sono in grado di creare momenti in cui il pubblico, o meglio una parte del pubblico, riesce a rivivere più e più volte una scena che per la sua intensità è talmente eccezionale da restare impressa nella mente?
È il caso di Sally Field, classe ’46, premio Oscar per “Norma Rae” e “Le stagioni del cuore”, recentemente premiata alla carriera con un SAG awards, un’attrice poco nota al grande pubblico cinefilo – ovviamente chi di cinema se ne intende sa benissimo chi sia Sally Field – ma tra le più grandi in circolazione. I più se la ricorderanno come la mamma di Tom Hanks in “Forrest Gump”.

Ed è proprio di lei e della sua magnifica interpretazione in “Fiori d’acciaio” di cui vorrei parlare.
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Tratto dal dramma teatrale di Robert Harling che curò anche la sceneggiatura del film, “Fiori d’acciaio”, è la storia di un gruppo di donne della Louisiana unite tra gioie, dolori e speranze il cui punto d’incontro, un accogliente salone di bellezza, da origine a confidenze e ad amicizie difficili da scalfire.
Qui Sally Field dà voce e volto alla madre di Robert Harling, Mary Lynn, la cui figlia, Shelby – che nella pellicola ha la delicatezza angelica di una giovane Julia Roberts – è affetta da una grave forma di diabete. Invero il film si apre con i preparativi del matrimonio di Shelby.

Sostenuta dalle amiche di una vita, Mary Lynn, preoccupata che Shelby possa avere figli e aggravare le sue già precarie condizioni di salute, cerca di combattere il possibile affinché la figlia possa trovare la felicità. Purtroppo, le speranze di Shelby e di Mary Lynn non saranno ascoltate e il destino avrà un esito crudele.
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Distrutta e colma di dolore per la perdita della sua unica figlia, Mary Lynn si abbandona alle lacrime e alla rabbia. Un dolore insostenibile che solo una madre può essere in grado di esprimere. La bravura di Sally Field, che trova sfoggio nell’intera durata della pellicola in una recitazione naturale e non caricaturale, si sente, si assapora, si vive. Ed è proprio al termine del film che Sally dona un sapore dolce – amaro alla storia offrendo tutta sé stessa, regalando un’interpretazione indimenticabile e dare così voce a tutte le madri afflitte da un dolore così devastante.
In una delle scene più belle e intense di “Fiori d’acciaio”, Mary Lynn è circondata dall’affetto delle sue amiche, addolorate dalla prematura scomparsa di Shelby. Quì troviamo la cinica e bisbetica Ouiser, interpretata dall’eterna Shirley MacLaine. La dolce Clairee, il cui volto è dell’elegante Olympia Dukakis. La splendida Truvy, interpretata da Dolly Parton. E infine l’introversa Annelle, Daryl Hannah.
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Nonostante la storia sia basata sulla storia della giovane sorella di Robert Harling, venuta a mancare in giovane età, Julia Roberts interpreta Shelby in veste da “non protagonista”. Ruolo grazie al quale ottenne la sua prima nomination ai premi oscar.
L’atmosfera è colma di dolore, e quasi nessuna, tranne Annelle, cerca di dare un senso quanto mai spirituale alla morte prematura di Shelby. Ed è proprio qui, accanto alle sue amiche più care, nel luogo più sacro e triste del mondo, che Mary Lynn scoppia in una rabbia incontrollabile.
Ma per dare vita alla scena, cosa venne in mente a Sally Field?
Per far sì che la sua voce diventasse rauca dando così la sensazione che avesse pianto molto, il giorno prima e la mattina delle riprese Sally urlò a squarciagola con tutto il fiato che possedeva contro un cuscino che teneva vicino al viso in modo che assorbisse il suono.
Questo stratagemma le abbassò la voce facendo sì che Mary Lynn sembrasse sfinita e la sua voce soffocata dal gran piangere.
La resa della scena fu innegabile e Sally, inevitabilmente, diede nuovamente prova di essere una grande attrice.
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Vedere per credere.
Curiosità vuole che la scena in cui le “Steel Magnolias” si riuniscono attorno a Mary Lynn di fronte alla bara della figlia, nel copione teatrale, e quindi originale, la scena avveniva nel salone di bellezza. Ma l’elogio alla professionalità di Sally, non è finito qui.
La scena doveva essere perfetta, e ad ogni Ciak, Sally interpretava la scena da principio. Dalla prima all’ultima battuta, anche quando non veniva inquadrata dalla telecamera.
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