George Miller ci racconta la storia dell’Imperatrice Furiosa nel prequel di “Mad Max: Fury Road”.
Due ore e mezza e appena trenta battute. Questo è il bilancio della performance di Anya Taylor-Joy nel ruolo che fu di Charlize Theron nel film del 2015. L’attrice vincitrice del Golden Globe per l’interpretazione nella serie “La Regina degli scacchi”, si esibisce in quella che potrebbe essere la più fisica delle sue interpretazioni (almeno fino adesso).
Sguardo intenso, un’intensa e tesa mimica facciale e un’espressività tanto profonda da risultare agghiacciante. Attraverso il linguaggio del corpo la Regina degli scacchi riesce a trasmettere tutta la rabbia, il risentimento e il desiderio di vendetta di Furiosa verso gli uomini che, da bambina, hanno osato strapparla dall’Eden per farle vivere l’Inferno.
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Ma di cosa parla “Furiosa: A Mad Max Saga”?
Una ragazzina si arrampica su un albero per raccogliere un frutto in quella che, nell’arido deserto che ricopre il mondo post apocalittico di George Miller, pare essere l’unica oasi di verde, prosperità e abbondanza. E, nel tentativo di proteggere tale luogo incantato, dimora del popolo delle Molte Madri, viene rapita da un gruppo di predoni per essere portata al cospetto di Dementus, l’antagonista principale del prequel di “Fury Road”.
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Al fianco di Anya Taylor-Joy troviamo quindi Chris Hemsworth , con tanto di protesi e parrucca, scelto da George Miller per dar vita ad un personaggio tanto oscuro quanto macchiettistico. Il cui scopo è quello di dominare il mondo delle Terre Desolate. E se la giovane e talentuosa attrice riesce a dar vita alle emozioni e ai turbamenti di Furiosa grazie al linguaggio non verbale, è proprio la retorica il tratto più caratteristico di Dementus. E il fu Dio del Tuono del multiverso Marvel, riesce nella difficile impresa di rendere (a tratti) comico il suo personaggio. Senza però cadere nel ridicolo (vi ricordate Endgame?).
La regia e la messa in scena vengono incredibilmente avvolte dalla potenza delle ambientazioni che, al pari di “Fury Road”, riescono a bucare lo schermo e trasmettere tutta la siccità dell’arido mondo di “Mad Max”.
George Miller infatti si conferma come uno dei migliori cineasti nella gestione dei colori e, ovviamente, un vero maestro nella realizzazione delle scene di azione. Invero, per quanto “Furiosa” sia colma di acrobazie automobilistiche, inseguimenti tra le dune delle Terre Desolate e impressionanti combattimenti (a mano armata ovviamente), neppure una sequenza risulta disturbante.
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La chiarezza e la mano ferma di George Miller spicca notevolmente. Riuscendo a valorizzare una storia di vendetta che si sviluppa in cinque atti (o capitoli).
Il tutto sorretto da una sceneggiatura, a cui George Miller ha cominciato a lavorare prima di scrivere quella di “Mad Max: Fury Road”, che rende “Furiosa” un gioiello di scrittura e caratterizzazione.
Difatti, per quanto a livello tecnico possa essere considerato alla stregua della perfezione, sono i personaggi e i loro interpreti l’aspetto più affascinante della storia.
Certo, la fotografia riarsa di Simon Duggan infonde oltre lo schermo l’incandescente aridità che domina la Terra. E l’incalzante colonna sonora di Tom Holkenborg sono una gioia per gli occhi e per le orecchie. Ma sono le evoluzioni di Dementus e di Furiosa a coinvolgere maggiormente lo spettatore.
Ma “Furiosa” non si limita a raccontare una storia di odio e vendetta. Per quanto questo basterebbe a renderlo un gran film.
Ma, attraverso la trama, sviluppa una forte critica contro la gestione delle risorse con cui la società odierna sta facendo deteriorare il pianeta.
Miller non prende posizione. Non si spinge troppo a definire giusto o sbagliato il modo in cui le super potenze stanno riducendo la Terra.
Mette in mostra il mondo in cui potremmo ritrovarci a vivere. Sottolineando che saranno la fame di potere e di controllo, gli stessi che spingeranno Dementus a scatenare un’assurda guerra, la causa principale del futuro collasso.