“È davvero così che ho conosciuto la mia anima gemella? Su un’App? È questo che racconteremo ai nostri nipoti?” (Generazione 56K)
Sembra incredibile come la tecnologia si sia evoluta in così poco tempo, in così pochi decenni. Oggigiorno possedere un telefonino (nonché smartphone), che abbia una connessione internet autonoma e gran parte delle funzioni che può offrire un computer, fa parte della nostra quotidianità. O meglio, oggigiorno non potremmo mai sopravvivere senza una connessione internet e il nostro smartphone.
Eppure, incredibile ma vero, non è sempre stato così. Basti pensare che meno di un secolo fa, i computer erano delle macchine enormi, grandi quanto uno stabilimento, con una superficie di 180 metri quadrati e un peso di trenta tonnellate; usati esclusivamente per scopi militari. E che, poco più di vent’anni fa, internet era un lusso che in pochi si potevano permettere. Per noi, ragazzini negli anni ’90, la connessione era un taboo, qualcosa di misterioso. Un oggetto incomprensibile che solo i grandi avevano il privilegio di utilizzare, “solo per lavoro” ci dicevano.
E’ quello che accade al piccolo Daniel, protagonista della serie tv “Generazione 56K” (presente sul catalogo Netflix), quando suo padre Bruno installa nel loro appartamento uno strano oggetto chiamato Modem, utilizzato per collegarsi a internet. E quando il ragazzino, incuriosito, chiede cosa sia internet la risposta di Bruno è:
“Una cosa che serve per cercare delle cose”.
“Generazione 56K” è un confronto continuo tra passato; quando Internet era un qualcosa di ignoto, e il presente, in cui nessuno può permettersi di farne a meno.
Nel 1998, Daniel e i suoi migliori amici, Sandro e Lu, hanno dodici anni; ed anche se inizialmente ignorano il funzionamento della rete, in men che non si dica ne comprendono l’enorme potenziale decidendo di sfruttarlo a loro vantaggio, per guadagnare abbastanza soldi da potersi permettere il sogno proibito: la PlayStation. Difatti, grazie all’utilizzo dei Floppy Disk (gli antenati delle attuali chiavette USB), i tre ragazzini riusciranno a fornire un servizio ai loro compagni di scuola, vendendo loro del materiale che solamente con l’ausilio di Internet era possibile ottenere, ribadendo il concetto che la connessione, tramite il Modem 56K, all’epoca era un lusso che non tutti potevano permettersi.
Ed anche se alla fine il loro piano per l’acquisto della console finirà in malo modo, i tre amici faranno strada nella vita proprio grazie all’evoluzione tecnologica. Nel 2021 infatti, ormai ultra trentenni, Daniel, Sandro e Lu, lavoreranno per una ditta che sviluppa App per gli smatphone.
Una nuova era tecnologica quindi quella del nuovo millennio, in cui la vita di ogni singolo individuo viene fortemente influenzata dall’utilizzo del proprio telefono cellulare. Un’era tecnologica in cui le persone interagiscono attraverso lo schermo dello smartphone grazie ai social e si conoscono grazie a delle App di incontri.
La serie inizia proprio con un incontro, quello tra Daniel (adulto) e Rosa, combinato tramite un’applicazione. E sarà sempre grazie alla medesima App, anche se indirettamente, che Daniel incontrerà l’amore della sua vita, Matilda, una vecchia compagna della scuola media che all’epoca aveva una cotta per lui.
Oggi tutto questo è fattibile grazie al progresso. Eppure, appena cento anni fa, era impensabile anche solo immaginare che un giorno sarebbe stato possibile far pervenire un messaggio, una notizia, in soli pochi secondi (al massimo minuti).
Solo cento anni fa, durante il primo dopo guerra, per esempio, passavano settimane (se non addirittura mesi) prima che una lettera arrivasse al destinatario. Persino l’approccio verso l’amore, talvolta impossibile, era diverso.
Cento e più anni fa esisteva il corteggiamento: una pratica utilizzata dai comuni individui per approfondire la conoscenza, in cui gli scambi di sguardi e l’utilizzo della parola erano fondamentali per conoscere chiunque. Se l’interesse si mostrava reciproco, si susseguiva una lunghissima fase in cui entrambe le parti si inviavano lunghissime lettere (spesso accompagnate da piccoli pensieri, come fiorellini) e, se l’intesa mostrata attraverso quei poemi scritti era tale da far battere forte il cuore, avevano il grande onore di narrare alla loro prole i momenti della loro storia d’amore.
Nel corso della storia i metodi di corteggiamento e di approccio verso gli altri esseri umani sono totalmente cambiati: le e-mail hanno sostituito le lettere, soprattutto negli anni ’90 e nei primi anni del 2000 (basti pensare a “C’è posta per te”). Se prima era complicato, comunicare oggi è diventato istantaneo. Ma istantaneo non è sempre sinonimo di piacevole, basti pensare che oggigiorno coloro che hanno bisogno di incontrare l’anima gemella (o semplicemente passare una serata soddisfacente) si affidano a delle App che, mediante l’uso di un semplice click permettono di conoscere la persona interessata.
Ma non è troppo impersonale questo nuovo tipo di approccio?
Proprio come dice Rosa all’inizio di “Generazione 56K” : “è davvero così che ho conosciuto la mia anima gemella? Su un’App? È questo che racconteremo ai nostri nipoti?”
È innegabile che per taluni individui le App abbiano agevolato il complesso processo di comunicazione. Per un ragazzo come Lu, timido e impacciato con l’altro sesso, le conversazioni online possono rivelarsi un buon mezzo per uscire dal proprio guscio, anche se solo virtualmente. Ma come abbiamo potuto notare durante la visione, Lu conosce una ragazza e, incredibile ma vero, riesce a parlarci per ben dodici minuti senza l’aiuto di alcuna App. La stessa cosa accade ai due protagonisti, Daniel e Matilda. I due passano una bella serata insieme, si divertono e scoprono di essere spiriti affini. Scatterà anche il classico colpo di fulmine, ma una strana circostanza costringerà Daniel a dover rintracciare la ragazza misteriosa…
Come abbiamo già scritto all’inizio, la nostra generazione ha iniziato a conoscere il progresso grazie al Modem 56K, ma nel corso di soli due decenni la vita è stata totalmente invasa da non riuscire più a farne a meno. Finanche i rapporti interpersonali hanno subito un forte (e preoccupante) cambiamento. La tecnologia si è indubbiamente evoluta, ma tale progresso ha fatto regredire le relazioni tra esseri umani. Un esempio perfetto è la comunicazione attraverso i social, dove i toni vengono scanditi da aggressivi leoni da tastiera.
Il senso di “Generazione 56K” è perfettamente riassunto nel discorso di Daniel nella puntata “Message in a bottle”, con la metafora dell’ascensore che rappresenta il progresso tecnologico:
“l’ascensore è un’invenzione del Diavolo. Perché se prendi le scale puoi incontrare quelli che vivono sugli altri piani, ci puoi parlare, li puoi conoscere, ci puoi litigare perché hanno tenuto la musica troppo alta. Se prendi gli ascensori non incontri più nessuno…”
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