“Hanno ucciso l’Uomo Ragno”: La serie TV di Sydney Sibilla racconta la leggendaria storia degli 883. Disponibile su Now.Ed è un vero e proprio tuffo nel passato.
Quella degli 883 è una storia nota a molti, o almeno così pensavamo. Tutto è cominciato con un singolo che Max Pezzali e Mauro Repetto, prima ancora di scegliere il nome per il loro gruppo, decisero di intitolare “Non me la menare”. Un sogno, quello di cantare, di esprimere sé stessi che è proseguito con un’altra canzone, un’altra ancora. E, infine con la tanto attesa “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” che dà il titolo al primo album. Un album che, come Sydney Sibilla ci ha ricordato nella sua serie TV, all’epoca della sua uscita “vendeva più degli U2”.
Ma chi è l’Uomo Ragno che dà il titolo allo storico album e alla canzone che ancora oggi, a più di trent’anni dalla sua pubblicazione, riscuote ancora tantissimo successo? Come sono arrivati Max e Mauro a concepire un brano come “Non me la menare”? E perché nelle loro canzoni parlano così tanto di Pavia, la loro città natale?
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A tutte queste domande ha cercato di rispondere il regista Sydney Sibilia della trilogia di “Smetto quando voglio”. Liberamente ispirato a “I cowboy non mollano mai”, l’autobiografia di Max Pezzali, Sydney Sibilla decide di raccontarci la storia, con le dovute licenze artistiche, di come è nata la leggendaria band degli 883. Partendo dall’inizio, anzi, molto prima dell’inizio. Ovvero, da quando il giovane Max altri non era che un ragazzo con una scarsa attitudine allo studio, poca voglia di lavorare nel negozio di fiori dei suoi genitori ma, con dentro di sé una grande e irrefrenabile passione per la musica. Una passione che si assapora puntata dopo puntata.

Sibilla, qui nelle vesti di ideatore, sceneggiatore e regista (assieme ad altri talentuosi artisti), ci aveva già dimostrato il suo grande talento. Un talento capace di raccontare con una geniale leggerezza, ma con intelligenza, quelle storie in grado di toccare e trattare temi profondi, arrivando all’anima di noi umili spettatori.
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La sceneggiatura tanto semplice quanto efficace e la regia incisiva ma non pesante, come nella migliore tradizione della commedia italiana, sono i punti di forza di una serie priva di smacchi. Eccetto qualche piccolo e trascurabile buco di trama. La storia di Massimo Pezzali (in arte Max) e Mauro Repetto si sviluppa quindi come una delle più belle storie d’amicizia. Risate, passioni condivise e (inevitabilmente) attimi di tensione (da ricordare il rospo… chi ha visto, sa).
Il tutto con in sottofondo, oltre alle canzoni degli 883, alcuni dei più grandi successi dell’epoca pre-digitale. Da “Wake me up before you Go-Go” a “Gli altri siamo noi” (per citarne alcuni). Oppure “Gianna”, dell’indimenticabile Rino Gaetano. Una sublime soundtrack che valorizza l’aria nostalgica che si respira fin dalla prima sequenza della prima puntata, mentre il giovane Max (il bravissimo Elia Nuzzolo) osserva, con una certa dose di turbamento, l’ufficializzazione della sua bocciatura appesa alla porta d’entrata della sua scuola.
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Ed è proprio da quella semplice inquadratura, con un ragazzo di fronte al suo inevitabile destino scolastico e una voce fuori campo che ricorda il Vaporidis nel film “Notte prima degli esami”, che comincia una delle più belle sorprese del panorama seriale.
Una sceneggiatura ben scritta. Una storia che ritocca a più riprese la vera e leggendaria storia degli 883, come il personaggio di Silvia, la bella e intrigante compagna di scuola che farà perdere la testa a Max. Silvia in realtà è un personaggio inventato, liberamente ispirato ad una serie di figure femminili della vita del cantante.
Ma altrettanto buone sono le interpretazioni, se non ottime. La serie è leggera, sa di spensieratezza. E, permettetemi, si differenzia da moltissimi altri prodotti italiani dove gli attori offrono interpretazioni dove sembrano soffrire di forme acute di asma. In “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” Elia e Matteo sono spontanei. Ed è questa spontaneità, questa naturalezza nel portare sullo schermo Max e Mauro la vera anima della serie.

Elia Nuzzolo riesce a dar vita ad un Max Pezzali impacciato e timido ma allo stesso tempo consapevole della strada che vuole intraprendere e determinato nel voler raggiungere i suoi obiettivi. Matteo Oscar Giuggioli, la vera rivelazione di questa serie, impersona invece Mauro Repetto. Un eterno sognatore, intelligente ma poco stimolato, simpatico e naturalmente sfrontato anche se, a tratti, insicuro. Insieme, Elia e Matteo, grazie ad un’alchimia che si respira fresca in ogni puntata cui siamo testimoni, danno vita ad un’amicizia unica. Un sodalizio artistico che in molti ricorderanno come tra i migliori gruppi (anche se loro si definiscono duo) italiani.
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Ma quella di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” non è la mera storia di due ragazzi, due sognatori che hanno trovato il successo divenendo una delle band più leggendarie del panorama musicale italiano. Attraverso la sua serie TV, Sibilla ricorda e racconta alla generazione X e a noi Millennials, oltre che alle nuove generazioni la storia di un’Italia che ormai non c’è più. E di una cultura pop che ancora non aveva subito le conseguenza dell’uragano social e dell’epoca digitale.
Come erano belli quei tempi quando il cellulare non esisteva e tu, innamorata persa di un ragazzo restavi ore, giorni interi ad aspettare che ti chiamasse? E quando ti chiamava? Ovviamente ore intere a chiacchierar con lui.
Ecco, “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” racconta perfettamente quel tipo di batticuore. E le emozioni e quindi, le canzoni, che ne sono derivate.
Grazie alla scalata verso la gloria di Max e Mauro, “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” ci riconduce a quel ritorno al passato che noi nostalgici tanto amiamo. E forse, è proprio per questo che abbiamo tanto ma tanto apprezzato la serie. Perché in fondo quel periodo ci manca. E grazie alle canzoni degli 883, e a quelle musicassette che ascoltavamo con tanta esaltazione, riusciamo a rivivere quei tempi intramontabili. Quei momenti dove il tempo si è fermato. E noi dopo una lezione interminabile di matematica saliamo il sella su quel motorino insieme al nostro migliore amico.
Di seguito il Trailer di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”.
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