“House of the Dragon”. La seconda stagione della serie dedicata alla Casata dei Draghi sarà stata all’altezza delle aspettative?
E quindi ci siamo. Tutte le pedine sono state posizionate sulla scacchiera. I draghi sono pronti a sputar fuoco, gli eserciti e le flotte si sono schierati, le alleanze si sono infine formate e le truppe sono in marcia. Pronte a darsi battaglia. Il capitolo finale della Danza dei Draghi è (forse) pronto a cominciare. Eppure, in questa partita a scacchi tra neri e verdi è mancata proprio la mossa finale, lo scacco (non al Re e neppure alla Regina) che avrebbe potuto innescare la miccia che avrebbe portato la partita all’inevitabile scacco matto. Un’idea che sarebbe stata più che accettabile, anche se avrebbe ovviamente necessitato di una terza stagione.
Eppure, questa seconda stagione di “House of the Dragon” somiglia molto ad un’opera incompiuta. Bella, intrigante e senza dubbio coinvolgente, ma pur sempre incompiuta.
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Dopo il grande successo e numerosi apprezzamenti riscossi dalla prima stagione, la HBO ci racconta quindi un altro importante capitolo della storia di Westeros, concentrandosi su quella casata tanto affascinante che per secoli ha dominato i Sette Regni, fino alla famosa Ribellione di Robert che portò prima casa Baratheon e poi casa Lannister a sedere sul Trono di Spade.
Quella di “House of the Dragon” è difatti una storia accattivante quanto la famiglia che ne è protagonista. E la seconda stagione conferma la grande qualità sia tra le pagine della sceneggiatura (nei dialoghi soprattutto) che della regia. Eguagliando e forse addirittura superando, soprattutto per quel che concerne l’aspetto tecnico, la prima stagione uscita nel 2022.
Invero, se uno dei punti deboli di “Game of Thrones”, oltre alla pessima gestione della trama delle ultime stagioni, erano le sequenze notturne, in “House of the Dragon” ogni inquadratura è una gioia per gli occhi, che sia essa girata nella soleggiante Approdo del Re o nella tetra e fatiscente Harrenhal. Basti pensare all’arrivo di Daemon, in groppa al fedele drago Caraxes, nella dimora che fu di Harren il Nero.
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Ma il lato tecnico non è tutto, naturalmente.
La seconda stagione di “House of the Dragon” infatti si prende il giusto tempo per mostrare a noi umili spettatori l’evoluzione e la presa di coscienza di alcuni personaggi e l’ascesa di altri. Oltre alla formazione delle varie alleanze e al reclutamento delle nuove truppe (e non solo). Ogni protagonista porta avanti un ciclo narrativo ben definito e, cosa ancora più importante, nessun risvolto e nessuna nuova introduzione risulta inutile alla trama. No, come molti potrebbero invece pensare, la storia di Daemon ad Harrenhal non è stata inutile.
Merito anche di un cast eccelso che riesce a trasmettere le emozioni, i dubbi e i sentimenti dei protagonisti. Necessità di affrontare un lutto e volontà di dimostrare il proprio valore, accecante sete di vendetta, arroganza e desiderio bruciante di dar libero sfogo alla propria violenza si mescolano perfettamente in una stagione che, giustamente, riesce a temporeggiare prima di far di esplodere la Guerra Civile che sarà la rovina della Casata dei Draghi.
Ma, come enunciato in precedenza, sono le interpretazioni, oltre alla sceneggiatura e alla regia, a convincere maggiormente e rendere la seconda stagione di “House of the Dragon” un ottimo prodotto.
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Su tutte spicca ovviamente Emma D’Arcy (che aveva preso il posto della giovane Milly Alcock nella prima stagione) che impersona Rhaenyra, una donna profondamente addolorata dalla morte del figlio, tanto desiderosa di vendicarsi dell’uomo che lo ha strappato alla vita quanto lucida e calcolatrice.
La sua interpretazione attraversa lo schermo tanto è profonda, portando in scena due facce della stessa donna. O meglio, della regina. Rhaenyra e difatti una regina che ha visto il trono che le spettava per nascita, usurpato. Ma allo stesso tempo è una madre che nutre il bisogno di piangere il proprio figlio ed elaborare il lutto. Perché prima ancora di essere regina, Rhaenyra è una madre.
Ma quella di Rhaenyra non è l’unica figura di spicco della serie, e l’evoluzione di ogni personaggio è stata gestita al meglio, senza bruciare le tappe e mostrando ogni singolo avvenimento che ha portato Daemon, Alicent, Aemond e tutti gli altri verdi e neri a prendere tutte quelle decisioni che li hanno condotti alla rovina. All’ascesa o alla presa di coscienza. Una gestione che appare a tratti lenta se non inefficace. Ma che è necessaria per far muovere le pedine sulla scacchiera.
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La sensazione generale è che, temendo di replicare gli errori che hanno portato al deludente e frettoloso finale di “Game of Thrones”, il brodo sia stato allungato un po’ troppo e che in bilico ci siano ancora troppe cose. Però, badate bene. Lento, non è sinonimo di brutto. Quello di “House of the Dragon”, a mio parere, è stato un gran bel finale. Certo, tutti avremmo preferito vedere qualche battaglia di draghi in più. Ma se un prodotto come “House of the Dragon” sa ancora tenere incollato lo spettatore, per quanto diverso sia dal più movimentato (e con un cast decisamente più variegato) Game of Thrones, allora vuol dire che la qualità è veramente eccelsa.
Vedete le visioni di Daemon, gli Estranei, Daenerys. Il confronto finale e disperato tra Rhaenyra e Alicent. La paura di Aemond. Tutto collegato da un filo sottile che sta per essere spezzato. Ed è lì che tutto, ma proprio tutto cambierà.
Certo, una terza stagione, avrebbe potuto anche essere l’ultima. Considerato quel che dovrà accadere ad ogni singolo. E la prospettiva di attendere due anni o più per la terza stagione, non aiuta. Ma pensate a questo. Tutto, ma proprio tutto dovrà ancora accadere. E sarà una vera e propria goduria se la qualità rimarrà invariata.
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Di seguito, il Trailer della seconda stagione.