Trasmesso sul canale HBO, “House of the Dragon” è il primo Spin-Off della serie televisiva “Game Of Thrones” che racconta la storia della casa Targaryen. La prima stagione è ambientata 172 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen. La serie è reperibile su Sky e su Now tv.
Il 17 aprile del 2011 la rete televisiva americana HBO trasmise “Winter is coming”, la prima puntata di “Game of Thrones”. All’epoca la serie televisiva tratta dalla serie di romanzi di George R.R. Martin che rivoluzionò completamente il mondo della serialità, introducendo una nuova mitologia e innalzando il livello della qualità del genere mescolando la componente fantasy agli intrighi politici e alle battaglie per il dominio del reame.
La vicenda si svolgeva nell’immaginario continente di Westeros. Tra complotti, intrighi politici e giochi di potere, i lord dei Sette Regni si davano battaglia per salire sul leggendario Trono di Spade, forgiato da Eagon Targaryen il conquistatore, e governare mentre al di là del Mare Stretto, nel continente orientale di Essos, gli ultimi superstiti dell’antica dinastia dei Targaryen, i Signori dei Draghi che un tempo dominava su Westeros, si preparavano per condurre la loro avanzata e riconquistare il trono di spade.
La serie TV, così come i romanzi, riscosse un grande successo di pubblico, nonostante col passare delle stagioni la qualità della serie TV, specialmente a livello di scrittura, si fece sempre più scadente.
Fino ad arrivare ad un deludente e alquanto sbrigativo finale. Tuttavia, sebbene gli eventi narrati nella serie si distaccarono quasi completamente dall’opera letteraria, soprattutto riguardo all’evoluzione di eventi e personaggi, risultando a tratti fin troppo banali o talvolta di facile risoluzione, ancora oggi, a distanza di tre anni dalla messa in onda dell’ultima puntata, “Game of Thrones” continua ad essere una delle maggiori produzioni della HBO. Nonché una delle serie TV più amate, ricche di teorie, seguite e conosciute.
Difatti, quello creato da George R.R. Martin è un mondo epico talmente vasto e con una storia così tanto ampia da avere ancora molto da offrire al pubblico. Invero, numerose sono le vicende che ancora oggi non sono state narrate. E altrettanti sono i misteri che si celano dietro alle vite di quei personaggi che popolano le terre dell’immaginario universo creato da Martin. Per tale motivo la HBO, ancor prima che la serie madre, “Game Of Thrones” terminasse, ha deciso di annunciare lo sviluppo di alcuni Spin Off dedicati all’immenso mondo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Il primo dei quali è “House of the Dragon”, la serie TV che promette di raccontare la storia dell’antica famiglia dei Targaryen.
Ambientata in un’epoca in cui i Signori dei Draghi governavano su Westeros, “House of the Dragon” si presenta come l’ambizioso prequel di “Game of Thrones”. Un progetto tanto dispendioso quanto azzardato se pensiamo al finale deludente presentato nel 2019 della serie creata dal genio di George R.R. Martin.
Eppure, nonostante il fardello che si è trovata a dover sopportare “House of the Dragon” si è dimostrata una vera e propria rivelazione. Tuttavia, come è ovvio che sia, non risparmi qualche piccola pecca.
Tratta dell’opera letteraria “Fuoco e Sangue” (scritta naturalmente da George R.R. Martin), la vicenda ha inizio nove anni dopo la morte di Jaehaerys I e la conseguente incoronazione di Viserys I Targaryen, ricordato come il pacifico, 172 anni prima della morte del Re Folle, Aerys, e della nascita di sua figlia, la principessa Daenerys Targaryen.
Gli imbrogli, gli intrighi politici e i complotti perpetrati dal concilio ristretto, il cui unico scopo è quello di imporsi sulla successione al trono di Viserys I Targaryen, sono il perno su cui la trama di “House of the Dragon” si sostiene. Incontri segreti, improbabili alleanze e tradimenti rendono “House of the Dragon” la degna erede del lascito di “Game of Thrones“. E, anche se rispetto alla serie madre il centro nevralgico della trama si concentra sulla casata Targaryen e Velaryon rispetto all’intero universo di Westeros, presentandosi quindi come un prodotto seriale meno ampio, si è rivelata essere una serie in grado di donare nuovamente al mondo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco il suo antico splendore.
Eppure, nonostante i richiami alla serie originale siano evidenti, “House of the Dragon” si limita a raccontare le vicende legate esclusivamente alla casata Targaryen e alle cospirazioni che, durante il dominio dei Draghi, serpeggiavano alla corte di Re Viserys il Pacifico.
Oltretutto riesce nell’intento di mettere in scena una Approdo del Re all’apice del suo splendore.
Molto prima che venisse contaminata dallo stato di degradazione, sia morale che visiva, che invase la capitale dopo la conquista di re Robert Baratheon.
Il tutto si sviluppa in dieci episodi capaci di mostrare l’evoluzione di una storia quanto mai intricata ma mai macchinosa. Una trama che racconta alcune sotto trame, come ad esempio gli incontri tra infanti, che, probabilmente, avrebbero meritato un approfondimento ben diverso. Anche se, con molta probabilità, in vista di una seconda stagione già programmata, ritroveremo alcune di queste situazioni, essenziali per lo sviluppo di alcuni personaggi principali.
Nonostante la forte e costante onnipresenza di innumerevoli incontri politici, ogni episodio riesce ad intrattenere senza quasi mai annoiare, presentando una storia che lentamente progredisce e mette in scena l’evoluzione, sia fisica che morale, anche dei personaggi di contorno che popolano la corte di Re Viserys I, interpretato da un Paddy Considine capace di reggere sulle proprie spalle intere sequenze se non episodi. Ricordiamo infatti, la sua magnifica interpretazione nell’episodio “The Lord of the Tides”.
Un Re che, seppur cadendo in una lenta e angosciante decadenza fisica, è riuscito nell’intento di mostrarci la bontà di uomo, di un padre, e la lucidità di un sovrano che ha sempre governato con coerenza e giustizia.
Seppur con qualche salto temporale qua e là che ha contraddistinto in qualche modo la serie, i personaggi hanno subito una notevole caratterizzazione.
Molti di loro subiscono notevole catarsi e si evolvono tra debolezze, paure, amori e ambizioni. Gli innumerevoli salti temporali hanno fatto sì che la produzione esigesse alcuni cambi di cast necessari. Come nel caso di Rhaenyra Targaryen, l’erede al trono designata da Re Viserys, interpretata prima dalla giovane e talentuosa Milly Alcock e poi dall’intensa e più matura Emma D’Arcy.
Esse incarnano due facce di una donna tanto forte quanto caparbia. Una regina in grado di sorreggere il fardello di essere, una volta proclamata dal padre, erede alla corona del Trono di Spade.
Rhaenyra infatti deve sopportare ogni sorta di malcontento a corte generato dalla decisione del padre Viserys nel volerla come erede. E, allo stesso tempo, dovrà avere l’audacia di guadagnarsi il diritto di regnare essendo donna, nonostante le appartenga sia per diritto di nascita che per scelta del padre.
Per quanto da adolescente venga dipinta come una ribelle, il cui unico desiderio è quello di cavalcare il suo drago, Syrax, stupirà il pubblico, dimostrando non solo il coraggio di possedere delle idee su cosa sia giusto o sbagliato, ma di avere opinioni non richieste all’interno del concilio politico, e agire senza l’approvazione del Re. Da adulta, invece, diventerà una donna riflessiva, la sua intelligenza maturerà e sarà capace di capire quali siano i suoi doveri e per quanto scomodi possano risultare cercherà di tenere insieme il regno.
La figura femminile, quindi, sebbene sia di per sé quasi del tutto emarginata da ogni decisione politica ma usata solo a scopo riproduttivo, rispecchia l’idea di patriarcato vigente all’epoca (sebbene sia una serie fantasy).
Al contrario di “Game of Thrones” in cui la donna aveva indubbiamente una maggiore considerazione all’interno non solo del reame, come Cersei che in mancanza di figli sale sul trono divenendo di fatto la prima regina regnante, ma anche tra le file dell’esercito come Brienne di Tarth oppure simbolo di forza e determinazione come Arya, Sansa, Daenerys, Ygritte, Yara Greyjoy, in “House of the Dragon” proclama ancora la sua dipendenza alla figura maschile, esternando ben poco il suo desiderio di ribellione.
Come Alicent Hightower, interpretata prima da una più moderata Emily Carey e poi da Olivia Cooke, decisamente più consapevole e audace nel ruolo di compagna del re, madre cospiratrice e soprattutto pedina dell’odioso primo cavaliere, suo padre Otto Hightower, interpretato dal magistrale Rhys Ifans, desideroso più che mai nel vedere il nipote Aegon, sangue del suo sangue, sul Trono di Spade.
E benché ogni personaggio sia ben scritto e subisca una forte evoluzione, escludendo i primi figli di Rhaenyra, Jacaerys e Lucerys che poco hanno catalizzato l’attenzione e l’empatia del pubblico, Ser Criston Cole (Fabien Frankel) è l’unico a regredire progressivamente, passando dall’essere un uomo gremito di onore, fino a divenire uno degli abitanti più odiosi di Approdo del Re, a cui tutto sembra essere concesso.
Alcuni meritano senza dubbio una menzione speciale poiché, grazie al magnetismo e alla potenza della loro interpretazione, sono riusciti a donare ad ogni loro personaggio, almeno una peculiarità e a ricevere il plauso del pubblico.
Rhaenys Targaryen (Eve Best), guerriera e donna irremovibile e perseverante, madre e nonna devota ad ogni apparizione riesce a rubare la scena a suo marito, Corlys Velaryon (Steve Toussaint).
Daemon Targaryen (Matt Smith), fratello minore del Re nonché una delle personalità più intriganti e affascinanti dell’intera stagione, riesce ad evolversi da uomo violento e bramoso del titolo di erede e successore di Viserys al Trono di Spade, a marito devoto di Rhaenyra.
Aemond Targaryen (interpretato prima da Leo Ashton e successivamente da Ewan Mitchell) merita un riconoscimento speciale poiché, seppur la sua presenza sia molto limitata, grazie soprattutto all’interpretazione di Ewan Mitchell, riesce a calamitare su di sé l’attenzione ogni volta che entra in scena.
Il tutto, naturalmente, viene perfettamente sorretto da una sceneggiatura capace di incuriosire il pubblico. Questo, puntata dopo puntata, rende “House of the Dragon” tra i prodotti seriali più interessanti dell’anno, nonostante quello che sembrava essere un inizio piuttosto lento e poco coinvolgente.
La presenza dei Draghi, inoltre, diviene determinante soprattutto in alcune circostanze.
La grandezza e la potenza di questi esseri leggendari, diventa non solo catalizzante ma essenziale. Protagonisti purtroppo di alcune sequenze contenenti una mal gestita CGI che rende alcune atmosfere davvero poco chiare, e alcuni effetti speciali visivamente inferiori al livello di produzione, i Draghi sono parte essenziale della serie perché ogni singolo drago ha la sua importanza e personalità. Come Syrax, il fedele drago di Rhaenyra, oppure il dirompente Meleys, drago di Rhaenys Targaryen. Ma su tutti spicca non solo la maestosità di Vhagar, il drago che fu di Laena Velaryon e poi di Aemond Targaryen, ma anche la sua dirompenza. Nonostante alcune pecche di messa in scena sopracitate, i draghi riescono a spettacolarizzare, merito anche di una regia assolutamente efficace e coinvolgente.
La regia infatti, riesce a rendere perfettamente godibile anche quelle sequenze avvolte da una fotografia talmente scura da rendere quasi impossibile seguire ciò che sta accadendo, fino a raggiungere l’apice durante il coinvolgente e duraturo piano sequenza che aprirà la sesta puntata “The Princess and the Queen”, con protagonisti Rhaenyra e Laenor Velaryon.
Tra intrighi politici, nozze strategiche, uccisioni, inganni e complotti, la serie offre molti spunti di riflessione per quello che potrebbe essere il futuro.
Il Canto del Ghiaccio e del Fuoco infatti, la premonizione avuta da Aegon il Conquistatore che annuncia il ritorno degli Estranei, la più grande minaccia mai affrontata dai popoli di Westeros, ha avuto un ruolo di primaria importanza, influenzando quello che è stato uno dei migliori finali di stagione del franchising di George R.R. Martin.
Invero, sarà proprio il sogno di Aegon il Conquistatore, tramandato di Re in Re, come da Viserys all’erede Rhaenyra, a creare quelli che saranno i presupposti per il finale della prima stagione di “House of the Dragon”, che si conclude con un primo piano sull’intenso sguardo della bellissima Emma D’Arcy, presagio di una seconda stagione in cui le sorti della famiglia Targaryen sembrano più che mai in bilico e che condurranno all’inevitabile guerra civile.
La Danza dei Draghi può avere inizio
Di seguito il Trailer della prima stagione di House of the Dragon. In onda su Sky e Now Tv.
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