“I tre moschettieri – Milady”. Il secondo capitolo di una delle migliori trasposizioni dell’opera di Alexandre Dumas.
Molti registi, fin dai primi anni del ‘900, si sono fatti ispirare dalla bellissima opera di Alexandre Dumas per la creazione di film che potessero, in qualche modo, risultare degni adattamenti di un classico tanto importante come “I tre moschettieri” (1844). I panni di D’Artagnan infatti sono stati indossati da moltissimi attori. Da Gene Kelly nel 1948 a Chris O’Donnell nel 1993. Tuttavia la dilogia del regista Martin Bourboulon brilla di una luce molto più intensa rispetto ai suoi predecessori.
Già dal primo capitolo, “I tre moschettieri – D’Artagnan”, si capiva quanto il regista francese avesse creato un prodotto tanto dettagliato da saper cogliere perfettamente l’essenza dell’opera di Dumas. Per questo, dopo il successo della prima pellicola, c’era tanta attesa per “I tre moschettieri – Milady”.
Il secondo capitolo della saga dedicata ai leggendari spadaccini creati dallo scrittore francese, riparte esattamente da dove si era interrotta la prima parte. D’Artagnan (Francois Civil) è in preda alla disperata ricerca della sua amata Constance (Lyna Khoudri), mentre la Francia di Luigi XIII si sta preparando ad affrontare la guerra contro l’Inghilterra e i protestanti francesi.
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Il film prosegue sulla falsa riga del primo capitolo, dando però molto più spazio e importanza al personaggio di Milady de Winter (Eva Green), che non è la Rebecca della pellicola di Alfred Hitchcock. E se siete tra quelli che pensavano che Eva Green fosse sottotono nella precedente pellicola cambierete certamente idea.
La regia non è delle più eccelse. Soprattutto nelle sequenze dedicate alle molteplici battaglie in quanto troppo caotica e poco stabile. Tanto da risultare a tratti disturbante. Nondimeno, le avventure dei moschettieri al servizio di Sua Maestà Luigi XIII vengono raccontate con molta chiarezza. Difatti, la storia viene sorretta da una sceneggiatura ben scritta, solida, credibile e, soprattutto, precisa nel rappresentare i particolari descritti nel capolavoro letterario di Alexandre Dumas.
Inoltre, cosa non meno importante, la trama riesce a donare la stessa importanza ai molteplici personaggi, che siano questi positivi o negativi. La storia di Milady de Winter invero riesce ad ottenere la stessa importanza e ad infondere la medesima curiosità di quella dedicata a D’Artagnan.
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Merito anche della profondità che Eva Green riesce a donare al personaggio. Una femme fatale che appare sì subdola e spietata ma, allo stesso tempo, distrutta nell’anima da un passato che torna continuamente a tormentarla.
Grazie ad un maggiore minutaggio a sua disposizione, Eva Green riesce a comunicare tutto il suo magnetismo. Sguardo profondo e sensuale ma sofferente, e una grinta degna di un’attrice tanto ammaliante nella sua bellezza quanto sconvolgente nella sua bravura. Ma Francois Civil e Vincent Cassel riescono a reggere al meglio il confronto.
Il primo, D’Artagnan, che impersona il guascone, riesce a mettere in scena un moschettiere giovane e inesperto ma altrettanto determinato e maturo, soprattutto nelle parti più drammatiche. E Vincent Cassel, un attore che al pari di Eva Green non ha certo bisogno di presentazioni. Ha lacapacità di macchiare indelebilmente attraverso lo schermo tutti i demoni che tormentano Athos, il più navigato dei tre moschettieri.
Persino la fotografia, che alterna oscurità e luminosità, contribuisce a rendere “I tre moschettieri – Milady” una pellicola in grado di emozionare e stupire. Nonostante la storia sia ormai ben nota anche ai meno avvezzi alle opere di Dumas. Il comparto fotografico infatti riesce a rendere il tutto molto reale. Ad esempio, la nebbia, il fango e l’umidità che avvolgono gli accampamenti dei soldati all’eleganza della corte francese. Ovvero lo sfarzoso palazzo reale alla signorile dimora del duca di Buckingham.
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La colonna sonora, guidata dalle musiche di Guillaume Roussel, accompagna egregiamente la pellicola, alternando gridi di battaglia a melodie che richiamano il periodo storico della Francia governata da Luigi XIII.
Intrighi politici, battaglie e colpi di scena si fondono alla perfezione, riuscendo ad appassionare lo spettatore per tutta la durata della pellicola. Sebbene il finale sia forse un po’ troppo frettoloso e sbrigativo. La trama infatti riesce a cogliere l’essenza del romanzo datato 1844, raccontando sia i complotti e la conseguente guerra che rischia di distruggere il regno di Luigi XIII sia la missione personale di D’Artagnan che, così come nella prima parte, procede di pari passo con la storia principale, convergendo in un epilogo che, sebbene sia estremamente affrettato, non pecca per quel che riguarda il fattore sorpresa.
“I tre moschettieri – Milady” è una pellicola che merita di essere vista. E, nonostante i tagli necessari rispetto all’opera originale di Dumas, la trama riesce a non trascurare niente. Il risultato è un film preciso e godibile. Attento anche ai minimi particolari senza risparmiarsi sul lato emozionale, che potrebbe soddisfare le esigenze sia di coloro che (come me) hanno sempre adorato il romanzo sia gli spettatori meno interessati alla lettura.