Recensione de “Il bravo infermiere”, il romanzo di Charles Graeber tratto dall’agghiacciante storia vera dell’Angelo della Morte.
Fin dai tempi di Harry Howard Holmes, meglio conosciuto come H. H. Holmes, colpevole di aver tolto la vita a più di duecento anime (sebbene ne siano state accertate solamente ventisette), l’America è stata la patria di alcuni dei più spietati serial killer della storia. Alcuni di essi si ricordano ancora oggi per la crudeltà delle loro gesta.
Come Lawrence Bittaker e Roy Norris, meglio ricordati come i Toolbox Killer, che sul finire degli anni ’70 rapirono, abusarono e torturarono cinque ragazze. Altri invece hanno segnato il corso degli eventi per l’impressionante numero di vittime che hanno seminato lungo il loro cammino criminale.
È il caso di Richard Kuklinski, “The Iceman”, il cui modus operandi comprendeva pratiche come lo strangolamento e lo squartamento (oltre alla tortura). Presunto responsabile della morte di oltre duecentocinquanta vittime. Oppure Ottis Toole e Henry Lee Lucas che tra gli anni ’70 e ’80 seminarono il panico in tutti gli Stati Uniti uccidendo e abusando delle proprie vittime, e appiccando incendi senza un apparente motivo.
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Tali gesta, così eclatanti ed efferate fecero scalpore (se non scandalo) tanto furono eclatanti. Alcune di esse furono seguite da milioni di cittadini americani grazie anche all’esuberanza dei loro esecutori. Eppure alcune delle più macabre azioni criminali sono state compiute da individui insospettabili, dei veri e propri fantasmi che si nascondevano all’ombra della loro reputazione da “brave persone”. Sebbene spesso introverse e solitarie. Ma sono proprio le prodezze di tali individui, misteriosi e inimmaginabili, come la storia di Charles Cullen, a destare l’interesse del popolo.
Soprannominato dalla stampa “l’Angelo della Morte”, Charles Cullen vantava un’ottima reputazione, sebbene fosse un tipo piuttosto solitario e misterioso. Neppure il divorzio dalla moglie, Adrianne Baum, avvenuto nel 1993, riuscì a scalfire quella che sembrava essere una delle personalità più pacifiche d’America. Almeno all’apparenza…
Difatti, riconosciuto oggi come uno dei serial killer più prolifici della storia, Charles Cullen agì indisturbato per ben sedici anni. Sebbene spesso destasse il sospetto dei colleghi infermieri, lasciando una scia di morte che comprese centinaia di vittime. Una vicenda tanto macabra quanto affascinante. Capace di entrare in breve nella cultura di massa contemporanea ispirando uno dei best seller del 2022 scritto da Charles Graeber, “Il bravo infermiere” (da cui è stata tratto l’omonimo film targato Netflix), il cui scopo sarebbe quello di raccontare l’attività criminale dell’infermiere killer.
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Ambientato principalmente negli ospedali del New Jersey e della Pennsylvania, territori di caccia dell’Angelo della Morte che aveva l’abitudine di uccidere le proprie vittime causando loro un’overdose di medicinali, il romanzo di Graeber, pubblicato in Italia da La Nave di Teseo in edizione brossura, purtroppo riesce a coinvolgere solamente superficialmente il lettore.
Invero, per quanto l’analisi psicologica del serial killer sia ben strutturata e ben approfondita, la trama si dimostra troppo superficiale, tralasciando alcuni degli aspetti fondamentali della vita e della carriera criminale dell’infermiere. Il tutto infatti si svolge in maniera troppo frettolosa, se non approssimativa. Senza offrire né una reale motivazione per le ignobili azioni compiute dall’Angelo della Morte né, tanto meno, un profilo delle vittime.
Raccontando la vicenda attraverso gli occhi del killer, “Il bravo infermiere” risulta essere, fin dalle prime pagine, un mediocre resoconto dei turbamenti mentali che portarono Charles Cullen ad essere considerato uno dei più prolifici serial killer americani. Ma il profondo viaggio all’interno della psiche contorta di Cullen, non basta a rendere affascinante quella che si rivela essere una narrazione confusionaria e, a tratti, poco chiara. Charles Graeber infatti decide di concentrarsi principalmente sui pensieri e le emozioni del Killer piuttosto che raccontarne gli omicidi e il sadismo di tali azioni.
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Per tali motivi il libro di Charles Graeber, intitolato “Il bravo infermiere”, dedicato alla macabra attività di Cullen negli ospedali statunitensi, convince solo a metà. Nonostante il grande apprezzamento espresso da una personalità della letteratura come Stephen King. Quella dell’Angelo della Morte è una storia intrisa di orrore, turbe mentali e sadismo. Eppure, tra le pagine del romanzo, la paura seminata dal serial killer rimane solo in superficie. Senza scavare a fondo in quella che può essere considerata una delle vicende più inquietanti della storia contemporanea.
Di seguito, l’edizione pubblicata da La Nave di Teseo