“Il Fantasma di Canterville” è uno dei racconti più celebri di Oscar Wilde. Una storia carica di black humor con una morale profonda.
Cosa potrebbe mai succedere se un gruppo di scettici all’improvviso entrasse all’interno di una dimora ultracentenaria, dove da secoli si aggira un fantasma con un carattere irascibile, alquanto permaloso, e fantasiosamente vivace?
Succederebbe che gli scettici si comporterebbero da perfetti padroni d casa. Gli offrirebbero, per sua premura oltre che per il loro sonno, dell’olio solare lubrificante per le catene e uno speciale rimedio in bottiglia a causa degli echi fin troppo debordanti e disturbanti.
Che infamia! Ma come osano questi maleducati, e insignificanti esseri umani privi di educazione, insultare in questa maniera più che oltraggiosa il povero fantasma di Canterville, che altro non desidera che adempiere ai propri oneri da spirito?
Nella sua gloriosa carriera da fantasma di Canterville, mai e poi mai aveva pensato di trovare un pubblico così difficile. E per lo più un gruppo di egocentrici scettici, irrispettosi e maleducati, lanciatori di cuscini e usurpatori della dimora altrui.
Cosa può far dunque un povero fantasma dalla carriera tricentenaria per essere lasciato in santa pace e spaventare chiunque egli voglia?
Tra catene arrugginite, fastidiosi malanni causati dagli scherzi fuori luogo di due gemelli e da una fin troppo lunga esistenza a far da spirito, a mantenere una più che rispettabile reputazione, il fantasma di Canterville è deciso più che mai a far rispettare la propria posizione come spirito ufficiale della dimora. Ci riuscirà?
Pubblicato per la prima volta il 23 Febbraio 1887, “Il fantasma di Canterville” è fra i racconti più celebri di Oscar Wilde.
Conosciuto come una vera e propria parodia delle leggende sui fantasmi, narra la storia della famiglia americana degli Otis, che decide di acquistare il Castello di Canterville, in Inghilterra. Il proprietario del castello, nonché attuale Lord Canterville, li avverte dicendo loro che il castello è infestato, Ma la famiglia Otis, scettica di queste ridicole superstizioni inglesi, porta comunque a termine l’affare.
Appena arrivati nella dimora, gli Otis scopriranno la presenza dello spettro di Sir Simon, un fantasma che si aggira nel castello da più di tre secoli, terrificando chiunque gli capiti intorno.
Ma non la famiglia Otis. Difatti, a differenza degli altri abitanti o frequentatori del castello di Canterville, nutre un cinico riguardo nei confronti di Sir Simon di Canterville. Essi sono convinti che il famoso fantasma possa essere in qualche modo messo a tacere, per l’eternità.
Mossa da una insolita premura nei confronti del fantasma, Virginia, la giovane figlia degli Otis tenterà di capire più da vicino le motivazioni di Sir Simon cercando di essergli amica. E sarà l’unica dunque, prima da ragazza e in seguito da giovane donna a restare affezionata a colui che il resto del mondo ha trattato, invece, solo come un riluttante vecchio arrugginito.
La morale del racconto di Oscar Wilde, man mano che le pagine scorrono in maniera più che gradevole, è semplice e chiara. L’umorismo iniziale de “Il Fantasma di Canterville”, che si dirama per più di un capitolo, lascia spazio alla morale e a quella pietà e comprensione che il genere umano dovrebbe avere verso chi non non vuol comprendere. Non solo, perché lo scopo di Wilde era anche ben altro.
“Il Fantasma di Canterville” servì allo scrittore per beffarsi della differenza sociale tra gli inglesi e gli americani, due realtà che si confrontavano in maniera sempre più evidente. Se da un lato c’erano gli inglesi, con le loro tradizioni, i loro riti (come l’ora del tè); dall’altra vi erano gli americani, i progressisti, proiettati verso il futuro e la razionalità.
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