Come nacque l’idea del “Il mago di Oz”, il libro di L. Frank Baum che ispirò la pellicola diretta da Victor Fleming? Ci sono delle differenze tra il libro e il film?
Nella New York del 1896, un uomo sulla quarantina, con un baffo ben curato, un vestito elegante e l’aria di chi ha superato un’altra deludente giornata di lavoro, si chiuse alle spalle la porta dell’ufficio e si diresse verso casa dove lo attendeva sua moglie, Maud, e i suoi quattro figli, la più grande gioia della sua vita. Sì, perché all’epoca la vita di Lyman Frank Baum, L. Frank per gli amici, non era affatto idilliaca, anzi.
Fino ad allora non aveva fatto altro che collezionare una serie di fallimenti, dimostrando, a differenza del padre che era stato un imprenditore petrolifero di tutto rispetto, di non possedere alcun talento per gli affari. Appassionato di editoria, aveva fondato vari giornali che purtroppo ebbero vita breve. Era stato il proprietario di un Bazaar nel Sud Dakota che ben presto aveva dichiarato bancarotta. Infine aveva diretto una catena di teatri, scrivendo e producendo diverse commedie di successo, che poi, disgraziatamente, avevano chiuso.
Così, si era ritrovato a dover accettare un lavoro che non lo rappresentava per poter sfamare e mantenere la sua numerosa famiglia. E il momento più bello della giornata era proprio quando, tornato a casa, radunava attorno a sé i suoi quattro figli e, molto spesso, qualche loro amichetto del quartiere e cominciava a raccontare le sue storie, ambientate in magici regni abitati da creature incantate.
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L. Frank non aveva sicuramente il fiuto per gli affari che aveva dimostrato di avere suo padre. Ma sicuramente aveva una mente creativa e una fantasia fuori dal comune. Tanto che, aiutato da William Wallace Denslow, un giovane artista dall’immenso talento, decise di creare una nuova società e iniziare a scrivere e illustrare dei racconti per bambini.
Il successo fu immediato. Le sue storie vennero apprezzate dai lettori di tutti gli Stati Uniti e in breve tempo, quella che era nata semplicemente come una distrazione, l’unico momento di gioia in una giornata altrimenti deprimente, si trasformò nel lavoro della sua vita. E nel 1900 pubblicò il primo di una serie di romanzi per bambini ambientati nel magico mondo di Oz.
Un mondo dove gli spaventapasseri parlano e si muovono come gli esseri umani, i leoni sono dei codardi, e i taglialegna sono fatti di metallo. Così nacque “Il meraviglioso mago di Oz”, una storia destinata a diventare un classico della letteratura.
Ma quello fu solo l’inizio di una nuova gloriosa carriera, nonché di una seconda vita, per L. Frank. Invero, Baum scrisse altri tredici libri ambientati ad Oz, e un simile successo non poteva certo passare inosservato a Hollywood. Difatti, tre decenni più tardi, proprio mentre era impegnato nel girare una pellicola come “Via col Vento”, Victor Fleming diresse anche l’adattamento cinematografico del primo grande romanzo di L. Frank Baum, anche se dovette applicare qualche piccola modifica alla trama.
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Curiosi di conoscere qualche differenza tra libro e film? Ovviamente, se la risposta è no, non proseguite la lettura. (acquista qui il romanzo “Il meraviglioso mago di Oz”)
1- Il tornado
Partiamo dall’inizio. Letteralmente. Vi ricordate come comincia la pellicola di Victor Fleming?
Nella fattoria in cui la piccola Dorothy vive assieme alla zia Emma e allo zio Henry, giunge come una furia la signora Gulch, la quale pretende che le venga consegnato Toto, il fedele cagnolino della ragazzina. La donna infatti sostiene che Toto si sia intrufolato, per l’ennesima volta, nel suo giardino per rincorrere il suo gatto, e quando questa ha più volte tentando di mandarlo via, il cagnolino ha reagito dandole un morso. Per tanto pretende che venga immediatamente consegnato allo sceriffo per farlo sopprimere. E la signora Gulch sarebbe anche riuscita nel suo intento se Toto non fosse riuscito a fuggire per ricongiungersi con la sua padroncina.
Dorothy, convinta che la perfida signora sarebbe tornata a prendere il suo cagnolino, scappa di casa. Ma, preoccupata per le condizioni di salute della zia, decide di tornare. Durante il viaggio di ritorno però un tornado si abbatte sul Kansas. Dorothy, spaventata, raggiunge la fattoria, ma consapevole che i suoi zii hanno trovato riparo in un rifugio sotterraneo, Dorothy non rimane altro da fare che chiudersi in casa con Toto.
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Il resto della storia è ormai cosa nota. La ragazzina, insieme alla casa e al cagnolino, viene trascinata via dal ciclone per essere condotta nel meraviglioso e colorato Regno di Oz.
Nel libro di Frank Baum tuttavia, l’inizio è molto più sbrigativo. Invero, dopo una breve descrizione del Kansas, raffigurato come una terra arida e grigia, e dopo una rapida presentazione di zia Em e zio Henry, due anziani contadini, grigi quanto il paese che abitano, due fattori che trascorrono tutto il giorno lavorando senza mai lasciarsi andare ad una sana risata, il ciclone si abbatte sulla loro dimora, portando via la casa, Dorothy e il piccolo Toto.
2- Le iconiche scarpette rosse di Dorothy
Giunta nel meraviglioso paese di Oz, Dorothy viene accolta dai membri di un simpatico popolo chiamato Mastichini, anche se nel libro hanno il nome di Munchkin. Tranquilli, cambia solamente il nome, l’aspetto è pressappoco lo stesso.
Questi, sebbene inizialmente mostrino un po’ di timore poiché pensano che Dorothy sia una strega, una volta appurato che si tratta di brava persona, accolgono la ragazzina come un’eroina. Invero, durante l’atterraggio, la casa è piombata sulla Perfida Strega dell’Est, che aveva ridotto i Munchkin (o Mastichini) in schiavitù, causando così la morte della fattucchiera. Ed è grazie a tale casuale gesto che Dorothy entra in possesso della scarpette magiche della Perfida Strega dell’Est.
Ve le ricordate vero? Le scarpette rosse che la Perfida Strega dell’Ovest desidera, agogna con tutta la sua cattiveria e che hanno il potere di trasportare il possessore ovunque egli voglia. Come? Sbattendo tre volte i tacchi. Col passare dei decenni, le scarpette rosse sono diventate icone della cinematografia e molto più “famose” della versione originale.
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Sì, avete capito bene. Nell’opera di Frank Baum le scarpette che Dorothy sottrae alla Perfida Strega dell’Est non sono rosse, bensì di un bellissimo color argentato.
3- Il campo di papaveri
La presenza della Perfida Strega dell’Ovest è una costante nella pellicola di Victor Fleming. La sua ombra minacciosa infatti perseguita Dorothy e il suo strambo gruppo di amici fin dalla morte della Perfida Strega dell’Est, che si rivela essere sua sorella. La malvagia fattucchiera, attraverso la sua sfera di cristallo, segue passo dopo passo la ragazzina lungo il cammino che la porterà alla Città di Smeraldo. In virtù di questo, prima che possa raggiungere il Grande e Potente Oz, la strega tenta in più di un’occasione di fermare i nostri eroi (senza mai riuscirci) e proprio quando Dorothy e i suoi amici scorgono all’orizzonte la splendente città, decide di creare un campo di papaveri velenosi allo scopo di causare un sonno profondo a chiunque passi di lì. La ragazzina e gli altri si salvano solamente grazie all’intervento di Glinda, la Strega Buona del Nord.
In realtà Frank Baum sviluppa in maniera molto diversa la vicenda legata al campo di papaveri. Come nel film, anche nel libro i bellissimi fiori sono causa di un sonno profondo, che colpisce Dorothy, Toto e il Leone, ma non lo Spaventapasseri e il Boscaiolo di Latta in quanto, non avendo bisogno di respirare per vivere, non inalano le tossine rilasciate dai papaveri.
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Così riescono a portare Dorothy e il cagnolino lontano dal campo di papaveri, sulle rive di un fiume dove lentamente riprenderanno i sensi.
4- La Città di Smeraldo
Dopo mille peripezie, Dorothy e i suoi nuovi amici riescono a raggiungere la Città di Smeraldo, dove incredibilmente otterranno un’udienza con il Mago di Oz. Fleming, nel suo film, rappresenta la città come un luogo incantato, dove tutti sono gentili e ogni cosa è verde, dai palazzi alle strade fino agli abiti indossati dai cittadini.
Anche Frank Baum descrive la Città di Smeraldo come un luogo idilliaco, dove gli abitanti vivono felici e contenti e, naturalmente, ogni cosa è verde. Proprio ogni cosa. Dorothy infatti, prima di essere ricevuta dal Mago, riesce a notare che, oltre ai palazzi e le strade, anche gli animali sono verdi, così come i cittadini, i loro capelli, gli occhi, la barba e i baffi. Persino lo Spaventapasseri, il Boscaiolo di Latta, il Leone codardo e Toto, una volta giunti in città sono diventati verdi.
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Questo perché, come suo solito, il Mago di Oz usa un piccolo ma efficace trucchetto. Invero, prima di concedere l’accesso alla Città di Smeraldo, il Guardiano delle Porte, colui che sorveglia l’entrata nella dimora del Mago, consegna ad ogni visitatore un paio di occhiali con le lenti verdi, asserendo che chiunque varchi il confine delle mura ha l’obbligo di indossarli per non rimanere accecato dallo splendore della magica città. Così facendo Oz ha convinto tutti ad indossare gli occhiali, convincendo persino gli abitanti che ogni cosa in città è realmente verde.
5- Il destino dello Spaventapasseri, del Boscaiolo di Latta e del Leone codardo
E alla fine, nel libro come nel film, Dorothy torna in Kansas dai suoi zii battendo per tre volte i tacchi delle sue scarpette, rosse o argento che siano. Ma vi siete mai chiesti quale sia il reale destino dello Spaventapasseri, del Boscaiolo di Latta e del Leone codardo?
La pellicola di Fleming lascia intendere che tutti e tre resteranno alla Città di Smeraldo, dove governeranno in nome del Mago di Oz. Ma nell’opera originale solamente lo Spaventapasseri ricoprirà il ruolo di sovrano della bellissima città. Invero, prima di poter tornare a casa, Dorothy, accompagnata dalla sua allegra combriccola, dovrà affrontare qualche altra piccola avventura.
Una di queste sarà portare il formidabile gruppo di amici in una foresta abitata da qualsiasi tipo di animale, dagli orsi ai lupi e alle volpi. Un luogo bellissimo e incontaminato ma tenuto in scacco da un orrendo mostro dalle sembianze di un ragno gigante. Ma, grazie al suo coraggio, il Leone riesce a sconfiggerlo riuscendo a liberare il popolo della foresta dal terrore che esso infondeva.
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Così, tutti gli animali, decidono che da quel momento il Leone sarebbe stato il loro sovrano. Ed è nella foresta che il Leone passerà il resto della sua vita, dopo la partenza di Dorothy.
Il Boscaiolo di Latta invece torna al vecchio castello della Perfida Strega dell’Ovest dove, in occasione della sconfitta per mano di Dorothy della fattucchiera dalla pelle verde, era stato eletto sovrano dai Winky, un popolo pacifico che la strega aveva ridotto in schiavitù.
Ad ognuno il proprio regno quindi! E ad ognuno, il proprio posto nel mondo.
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