Il Regno sotto il Mare. Una fiaba proveniente dall’oriente. Creature fantastiche, mitologia e un’amore impossibile.
Molte sono le fiabe e leggende ambientate nel profondo del mare. Magnifiche creature misteriose, abissi inesplorati e regni tanto belli quanto irraggiungibili ai comuni mortali. Primo su tutti è, ovviamente il mito di Atlantide, di cui si ha notizia sin dal IV secolo a.C.
Il filosofo greco Platone infatti cita Atlantide nelle sue antiche opere dal titolo “Timeo” e “Crizia”, parlando di una bellissima e prospera isola situata al di là delle Colonne d’Ercole che, dopo aver fallito nel tentativo di invadere e conquistare la città di Atene, sprofondò negli abissi marini “in un solo giorno e notte di disgrazia” per mano di Poseidone, il potente Dio del Mare.
Nella prima metà del 1800 fu lo scrittore danese Hans Christian Andersen a condurci nelle profondità marine con il racconto dal titolo “La Sirenetta”. Protagonista della storia è una giovane Sirena (poi rinominata Ariel nel Classico Disney). Perdutamente innamorata di un principe umano decide di chiedere aiuto alla Strega del Mare.
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Questa le concede di trasformare la sua coda in gambe umane in cambio della sua voce. Tuttavia, il destino che attende la Sirena di Andersen è ben diverso da quello dell’eroina disneyana. Poiché, non riuscendo a conquistare il cuore del suo amato principe, il quale si troverà a sposare un’altra fanciulla, la Sirenetta perisce di crepacuore trasformandosi in una Figlia dell’Aria.
Dalla Corea ci giunge invece la bellissima leggenda de “La ragazza che cadde in fondo al Mare”. A differenza del racconto di Andersen, nella leggenda coreana si parla di Mina, una giovane e avvenente fanciulla umana che si offre come sacrificio per placare la furia del Dio del Mare che imperversa sul suo villaggio causando tempeste, nubifragi e alluvioni.
Compito di Mina e speranza di tutti gli abitanti del villaggio, è quello di far innamorare di lei la Divinità in modo da placare la sua ira. E così Mina, accompagnata dall’affascinante Shin, sarà catapultata in un mondo tanto splendido quanto pericoloso, abitato da creature leggendarie.
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Una storia colma di mistero, amore e mitologia.
Ma è dal Paese del Sol Levante che proviene la leggenda di cui voglio narrarvi. Questa leggenda narra l’amore impossibile tra Oto-Hime, una bellissima e leggiadra principessa, figlia del potente Dio del Mare Ryujin, e Hoori, un abile cacciatore discendente della stirpe della Dea Amaterasu, la Divinità del Sole.
La storia ha inizio quando il nobile Ninigi, signore della terra di Hyuga, avvicinandosi alla vecchiaia e percependo che la morte è ormai vicina, decise di omaggiare i suoi due figli con alcuni doni benedetti in grado di esaltare i loro talenti.
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A Hoori, primogenito e abile cacciatore, fece come omaggio un arco con il quale avrebbe potuto cacciare qualsiasi creatura, in modo da procurare cibo e sfamare il proprio popolo. A Hoderi, il figlio minore, pescatore infallibile e conoscitore delle maree e dei moti delle creature del mare, regalò un amo che avrebbe reso la sua pesca ancora più infallibile, assicurando così del buon pesce fresco alla gente di Hyuga.
Mesi più tardi, mentre Hoori portava a termine la sua ennesima gloriosa caccia, schernendo e mortificando nuovamente il fratello minore, sulla superficie giunse una bellissima creatura dall’aspetto di un drago marino. Nascosta dal fitto di una foresta di aceri, la creatura assunse le sembianze di un’avvenente fanciulla dai lunghi capelli mori e la pelle candida. Il suo nome era Oto-Hime.
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E quando Oto-Hime vide per la prima volta Hoori portare sulle spalle un gigantesco cinghiale per poi offrirlo al popolo di Hyuga, sentì il suo cuore battere forte come mai prima di allora. Ma purtroppo, sebbene figlia del grande Ryujin, il venerabile Dio del Mare, la principessa fu costretta a tornare nelle profondità marine e assumere nuovamente l’aspetto di un drago. Lasciando così il suo amato con il proprio popolo. Tuttavia, la loro lontananza durò ben poco.
Dopo anni di derisioni rivolte al fratello minore e chiacchiericci basati sulla quantità di virilità che la caccia dona all’uomo piuttosto che la pesca, Hoori decise di accettare la sfida di Hoderi. Una sfida che consisteva nello scambiarsi i doni del padre e, di conseguenza, dedicarsi l’uno al mestiere dell’altro. Tuttavia, Hoderi decise di barare. E di manomettere l’amo che sarebbe servito al fratello per le sue battute di pesca.
Per tal motivo, dopo giorni e giorni passati in mezzo al mare senza trovare neppure l’ombra di un pesce, Hoori perse le staffe e gettò l’amo che Ninigi aveva donato a Hoderi nelle profondità marine, dove venne raccolto niente meno che da Oto-Hime. Pentito del suo folle gesto, il grande cacciatore chiese perdono al padre e al fratello, giurando che non avrebbe trovato pace fino a quando non avrebbe ritrovato il suo dono.
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Così, venuta a conoscenza della promessa fatta dal suo amato, Oto-Hime prese un’importante decisione. Decise di persuadere suo padre, il Re, con la volontà di accoglierlo nel Regno sotto il Mare, in modo da poter riconsegnare a lui l’amo. Anche se, come potete immaginare, lo scopo della Principessa era ben altro.
Condotto nelle profondità marine da Shiotsutsu, il più fedele dei consiglieri di Ryujin, Hoori rimase ammaliato dalle bellezze del Regno sotto il Mare e dalle magnifiche creature che lo abitavano. Gigantesche tartarughe marine, banchi di pesci luminosi che si muovevano all’unisono. Serpenti marini e, soprattutto, la bellissima Oto-Hime, che naturalmente si presentò al cacciatore in forma umana e non attraverso le sembianze di un drago marino.
Nuovamente esortato dalle parole della figlia, Ryujin acconsentì che il suo popolo aiutasse Hoori nella ricerca dell’amo. Un amo che ovviamente non avrebbero mai trovato poiché in possesso della Principessa stessa.
Così, mentre le creature marine pattugliavano il mare, Oto-Hime mostrò le magnificenze del suo regno al cacciatore, il quale ci mise ben poco a
ricambiare i sentimenti della giovane fanciulla. Per anni i due si amarono intensamente, giacendo insieme e, con la benedizione di Ryujin, divennero marito e moglie.
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Ma, nonostante i tre anni di permanenza nel Regno sotto il Mare, e tutto l’amore provato per la sua sposa, Hoori cominciò a sentire nostalgia di Hyuga. E, cosa ancora più importante, sentiva un grande rimorso per aver deluso il padre e il fratello e non aver ritrovato l’amo.
Quindi, provando un profondo rammarico, la Principessa dei Mari decise di confessare tutto al marito, pur temendo la sua ira. Raccontò di aver trovato l’amo anni addietro e di averlo tenuto nascosto per paura di perderlo e che se ne andasse.
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L’ammissione di Oto-Hime sciolse il cuore del suo consorte, il quale non provava un briciolo di rabbia verso di lei. E confessò alla moglie di non provare alcun desiderio di tornare in superficie ma di voler passare il resto della vita nel Regno sotto il Mare al fianco della donna che amava.
Ma la Principessa non era disposta ad accettare che il suo amato vivesse il resto dei suoi giorni con un tale rimorso. Così lo esortò ad andare dal fratello e dal padre per rimediare al suo gesto, e quindi mantenere la sua promessa.
Soltanto allora sarebbe potuto tornare da lei. Così, dopo aver ricevuto in dono da Ryujin due gemme in grado di controllare le maree e quindi condurlo nuovamente nel Regno sotto il Mare, Hoori venne nuovamente scortato da Shiotsutsu a Hyuga, giurando che una volta adempiuto il suo dovere sarebbe tornato dalla sua amata Oto-Hime.
Giunto nelle sue terre natali però, Hoori dovette fare i conti con una tremenda verità. Durante i suoi anni di assenza suo padre era venuto a mancare. E Hoderi aveva preso il suo posto come signore di Hyuga. Ma la sua pessima gestione delle risorse aveva mandato in rovina le fertili terre che furono governate da Ninigi, signore della terra di Hyuga.
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Così, resosi conto della gravità della situazione Hoori comprese che avrebbe dovuto rimandare il ritorno da sua moglie, nonostante il forte desiderio di accoglierla nuovamente tra le sue braccia. Dopo aver reso omaggio al padre e restituito l’amo al fratello, invocando il suo perdono, prese il posto che gli spettava, in quanto primogenito di Ninigi. Esiliò quindi Hoderi.
Per risollevare le sorti del feudo e delle popolo che vi abitava, Hoori decise di sfruttare il potere delle gemme, controllando così le maree in modo da annaffiare i campi e riprendere la regolare produzione dei beni primari.
Nascose le gemme in una grotta sulle rive del mare, in modo che nessuno le trovasse e scoprisse il suo segreto. E il regno di Hyuga, in poco tempo, tornò alla sua antica prosperità.
Ma, mentre il giovane cacciatore ricopriva perfettamente il ruolo del feudatario giusto e capace, nelle profondità marine Oto-Hime soffriva tremendamente la lontananza del marito. Soprattutto dopo aver scoperto di aspettare suo figlio. Decise quindi di assumere nuovamente la forma umana e raggiungere il suo amato sulla superficie.
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I mesi successivi al loro ricongiungimento furono tra i più felici della loro vita, ma il giorno del parto, una disgrazia cadde su di loro. Straziata dal dolore, grazie alla potenza ereditata dal padre, in quanto Principessa del Regno Marino, Oto-Hime causò una forte tempesta e un maremoto tale da superare il livello degli scogli. E solamente dopo la nascita del piccolo le acque si calmarono.
Tuttavia, dilaniata dallo sforzo e bisognosa di riassumere la forma di Drago Marino, la fanciulla fu costretta a tornare nelle profondità marine assieme al figlio. Mentre Hoori fu costretto a rimanere sulla terra ferma poiché, durante la tempesta, le gemme erano andate perdute, e senza di esse gli era impossibile raggiungere il Regno sotto il Mare.
Tuttavia, pochi giorni più tardi, senza assumere l’aspetto di un’avvenente fanciulla ma mantenendo la forma di drago, Oto-Hime si presentò negli alloggi di Hoori tenendo in braccio il piccolo piangente. Con le lacrime agli occhi, la Principessa confessò che, non potendo riprendere l’aspetto della
donna che tanto amava, quella era l’ultima volta che potevano guardarsi, poiché non le era possibile. Hoori avrebbe dovuto crescere loro figlio, poiché il bambino non possedeva le doti necessarie per sopravvivere nel Regno sotto il Mare.
Così con così tanta amarezza si conclude la storia di Oto-Hime e Hoori e del loro, per quanto profondo, amore impossibile.
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