Se non avete mai visto “Indovina chi viene a cena?” forse vi siete persi qualcosa. La commedia diretta da Stanley Kramer nel 1967, è una piccola miccia pronta ad esplodere in ogni dimora che si professi, liberal e democratica.
La trama racconta il rientro dalle Hawaii della ventitreenne Joy Drayton, rampolla di una coppia dell’alta borghesia di San Francisco. La ragazza, però, si presenta a casa con un estraneo, il Dottor John Prentis, un uomo visibilmente più grande di lei e, peggio ancora, dalla pelle nera. La prima persona ad accogliere l’ospite inaspettato è la governante di colore che intuita la situazione, si dimostrerà subito poco solidale con il nuovo arrivato.
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Le difficoltà per i neo fidanzatini sono solo all’inizio. Il padre Matt e la madre Christina restano esterrefatti quando scoprono che la loro figlia adorata intende ripartire la sera stessa per New York con l’intruso appena conosciuto, per di più nero…e convolare a nozze con lui qualche giorno dopo a Ginevra!
Ammettiamolo, sarebbe troppo anche per i genitori più comprensivi al mondo. La situazione sembra precipitare quando vengono raggiunti dai futuri suoceri di colore. Gente di buon cuore ma di origini modeste, perplessi da questa affrettata e complicata situazione che sembra più grande di loro.
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Forse non è un caso che a dirigere “Guess who’s coming to dinner” ci sia il progressista e poliedrico Stanley Kramer, ex montatore, soggettista, sceneggiatore, produttore che a quarant’anni iniziò la carriera di regista. Nel suo cinema cercò sempre di diffondere i valori in cui credeva: giustizia, verità, libertà e la dignità dell’uomo, di cui l’esempio più eclatante è il film “La parete di fango”(1958), storia di due carcerati, uno bianco l’altro nero, che instaureranno, nonostante le differenze, un forte legame di amicizia.
La pellicola ebbe anche il merito di lanciare Sidney Poitier il primo divo di colore a Hollywood.
Ottima l’interpretazione di Tracy nel ruolo del capofamiglia in conflitto soprattutto con sé stesso. All’epoca l’anziano attore era malato, e morì d’infarto due settimane dopo la fine delle riprese, interrompendo quell’intenso sodalizio. L’altra maestosa star è Katharine Hepburn, attrice straordinaria che recita ancora una volta con stile ed eleganza impersonando Christina, la madre comprensiva e amorevole, ma pronta a contrastare le scelte del marito pur di non rovinare la felicità della figlia. Nei panni del Dottor John Prentice c’è l’affascinante e bravo Sidney Poitier, che, ironia della sorte, nella vita reale sposò una collega bianca, Joanna Shimkus confermando ancora una volta che l’arte imita la vita.
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La solare Katharine Houghton recita per la prima volta sul set accanto a Katherine Hepburn, sua vera zia, cavandosela davvero molto bene nella parte della figlia Joanna. A dare il volto a Tilly, la governante di colore, l’istrionica Isabel Sanford, l’indimenticabile Weezy de “I Jefferson”, che in certi primi piani ed affermazioni sembra anticipare alcune espressioni del personaggio che le diede fama nella nota sitcom. Roy E. Glenn e Beah Richards sono perfetti nella veste dei signori Prentis, fieri di avere un figlio medico, ma consapevoli dei limiti che il colore della loro pelle comporta.
“Indovina chi viene a cena?” ebbe molto successo e conquistò la seconda ambita statuetta anche per la miglior sceneggiatura originale; ad essere splendide sono le sontuose scenografie e i colori caldi di Robert Clatworthy e Frank Tuttle, che valorizzano l’appartamento e la terrazza dove si svolge la storia.
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A smorzare la tensione della trama è anche la bella colonna sonora di Frank DeVol che con il brano “The glory of love” sottolinea il carattere speciale, raro ed unico di quest’amore.
Nel 2005 uscì il mediocre remake di Kevin Rodney, dopo 38 anni i tempi sembravano cambiati, tanto che la rivisitazione si permise di ribaltare i ruoli: ad essere l’ospite inatteso infatti non è più un nero, ma un bianco in una famiglia afroamericana. Gli interpreti non riescono ad essere all’altezza di un’opera che all’epoca osava; ed era rivoluzionaria perché non mise in crisi solo i personaggi, ma un’intera generazione di spettatori.
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Mai prima di allora la 7° Arte aveva mostrato una storia a metà tra commedia e dramma. Una storia che raccontava l’amore tra un uomo di colore e una donna bianca.
Il successo del film fu planetario e il paradosso è che piacque soprattutto ai bianchi. Al tempo in cui il film fu girato i matrimoni misti erano vietati per legge ancora in diciassette stati Americani. Negli Stati Uniti la pellicola uscì nel dicembre del 1967. Solamente qualche mese prima, il 12 giugno, la Corte Suprema aveva legalizzato i matrimoni misti tra bianchi e neri, dopo che in Virginia, Richard Loving era stato condannato ad un anno di galera per aver sposato Mildred Jeter, una donna di colore. La loro fu una storia d’amore che nel 2016 ispirò ”Loving” l’opera cinematografica di Jeff Nichols.
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“Indovina chi viene a cena?” fu proiettato nelle sale italiane per la prima volta il 3 Aprile 1968. Il giorno dopo a Memphis in Tennessee, veniva assassinato Marthin Luther King, mentre gli Stati Uniti sembravano ripiombare sotto una nuova ondata di violenza e razzismo, la rivoluzione sessuale e un desiderio di cambiamento stava investendo l’intera Europa.