Il razzismo è una piaga che ha flagellato l’umanità per decenni. Nel corso degli anni ha assunto molte forme, dalle famigerate Leggi Jim Crow alla fondazione del Ku Klux Klan.
Il razzismo è per definizione quel fenomeno che insinua nella mente umana l’idea che, in base a diversi fattori sociali (etnia, nazionalità, religione), si possano formare gruppi fondati sulla supremazia di una razza.
Per secoli l’uomo bianco, attraverso diverse forme espressive, ha manifestato un odio profondo e ingiustificato verso tutte quelle persone appartenenti a gruppi sociali ritenuti da esso “inferiori” o “diversi”.
Fin dal XVI secolo l’uomo nero africano ha subito i soprusi e le ingiustizie legati alla tratta degli schiavi. Gli afroamericani venivano strappati alla propria terra, alle proprie origini, alle proprie tradizioni, alla propria famiglia e al proprio credo, dai marinai europei, per poi essere venduti ai proprietari terrieri americani. Essi trattavano i loro “acquisti” come se fossero una proprietà; un oggetto senza né anima né pensiero; sfruttandoli fino allo sfinimento nelle loro piantagioni e, nella maggior parte dei casi, giustiziarli a fine raccolto.
Durante la loro permanenza nelle piantagioni gli schiavi non erano liberi di fare niente senza la supervisione del padrone.
Non era permesso dare libero sfogo alla propria creatività con canti e ballate; e neppure svolgere le funzioni religiose senza che ad assistervi, assieme al padrone, ci fosse almeno un pastore bianco. Soltanto durante il periodo del raccolto, in cui passavano giornate intere nei campi, essi potevano in qualche modo distrarsi improvvisando dei canti motivazionali, purché non rallentasse l’attività lavorativa. Era l’unica eccezione concessa loro per evadere con la mente e poter pensare, anche solo per un secondo, di essere qualcosa di più che schiavi senza né radici né futuro.
I padroni cominciarono ad interessarsi all’arte del canto e della musica dei loro schiavi, solamente quando a questi fu data l’opportunità di usare strumenti che solitamente venivano suonati da musicisti bianchi, come ad esempio il violino. Non era raro che nelle piantagioni ad uno degli schiavi venisse concesso di suonare il violino dopo le ore lavorative. Egli aveva il compito di suonare motivi allegri che potessero stimolare gli altri schiavi, ma anche minuetti o cottilon in modo da allietare il padrone.
La sera era la parte della giornata dedicata al canto e al ballo.
Spesso succedeva che gruppi di musicisti, provenienti da piantagioni diverse, formassero una piccola orchestra che imbastisse piccoli spettacoli. Durante queste occasioni si mescolavano danze, satire e scene comiche, sia per i padroni che per gli schiavi.
Tra la fine degli anni ‘20 e l’inizio degli anni ‘30 dell’800 si diffuse la moda, tra gli intrattenitori bianchi, di prendere spunto dagli spettacoli nelle piantagioni, rielaborandoli a proprio modo. Tale rielaborazione diede origine ai primi minstreal show, ovvero degli spettacoli che ridicolizzavano attraverso balli, scenette comiche e musicali, la figura dell’uomo di colore.
Il fondatore di questa nuova forma di burla verso gli afroamericani fu senza dubbio Thomas “Daddy” Rice, che portò in scena il personaggio di Jim Crow, un’immagine allegorica e caricaturale, nonché molto offensiva, che rappresentava tutti gli stereotipi legati alle persone dalla pelle nera. Il suo numero riscosse così tanto successo che altri professionisti del settore cominciarono ad imitarlo.
Il trucco che usavano gli intrattenitori per impersonare Jim Crow era molto simile a quello di un clown.
Si dipingevano la faccia di nero con dei tappi di sughero affumicati per rendere più nera possibile la propria pelle. Inoltre si evidenziavano il contorno della bocca per dare risalto alle labbra, e indossavano abiti vecchi e sporchi. Una volta truccati cominciavano ad imbastire lo spettacolo, sbeffeggiando l’uomo di colore rappresentandolo come un individuo dalla natura pigra e ingenua.
Senza dubbio, il personaggio creato da Rice enfatizzò il pensiero che i neri fossero una razza inferiore. E la sua cattiveria era talmente profonda che lo portò a riadattare una canzone tradizionale degli schiavi, dal titolo “Jump Jim Crow”, rendendola offensiva per la gente di colore.
Leggenda vuole che fu proprio la canzone “Jump Jim Crow” ad ispirare il personaggio di Price. Negli anni ‘20 era un attore piuttosto mediocre che si esibiva nei piccoli teatri di New York. Fu proprio durante uno dei suoi spettacoli al Park Theatre che per caso si imbatté in uomo di colore, con evidenti difficoltà fisiche, che canticchiava la canzone sopra citata. Non è chiaro se si trattasse di un anziano schiavo che camminava zoppicando oppure di uno stalliere con indosso abiti stracciati. Ma in ogni caso è da questo uomo misterioso che è nata la figura di Jim Crow.
Il minstreal show è oggi considerata come una delle prime forme di intrattenimento nate in America e sicuramente “Daddy” Rice si è guadagnato il titolo di padre dei menestrelli americani. Il suo era il personaggio più popolare del XIX secolo e in molti emularono le sue performance, portando così lo spettacolo di Jim Crow per tutto il paese e facendo sì che tutta l’America conoscesse il crudele e falso stereotipo dell’uomo di colore.
Lo sfruttamento degli afroamericani andò avanti fino al 1865, anno in cui si concluse la Guerra di Secessione e la schiavitù venne abolita… almeno in teoria.
Sì, perché negli stati del Sud, dove i soprusi razziali erano elevatissimi, l’abolizione della servitù forzata durò ben poco a causa dell’entrata in vigore delle “Leggi Jim Crow”, che resero vani tutti gli sforzi fatti da Lincoln e dai suoi uomini per cessare la barbara tradizione della schiavitù.
Il Presidente Lincoln istituì tre importanti emendamenti: il XIII aboliva ufficialmente la schiavitù; il XIV che garantiva la cittadinanza americana agli ex schiavi e quindi pari protezione ai sensi della legge; e il XV che vietava di negare il diritto di voto in base alla razza, al colore della pelle o alla precedente condizione di schiavitù (come riportato dal National Geographic).
Sfortuna volle il 19esimo Presidente degli Stati Uniti, Rutherford B. Hayes (il cui mandato durò dal 1877 al 1881) dichiarò che le infrastrutture (scuole, mezzi di trasporto, chiese, bagni pubblici) separate per persone bianche e persone di colore erano legali. Gli stati del Sud adottarono le “Leggi Jim Crow”, che istituirono un nuovo tipo di segregazione razziale.
Tali Leggi entrarono in vigore nel 1876 ed erano state pensate esclusivamente per ufficializzare la divisione tra bianchi e neri negli ambienti pubblici.
Agli afroamericani infatti era vietato frequentare le stesse scuole pubbliche dei bianchi. Inoltre sugli autobus e sui treni dovevano occupare i pochi posti a loro riservati, e i bagni pubblici erano ovviamente divisi. Persino nell’esercito i soldati afroamericani erano smistati in compagnie separate dal resto dei militari. Neppure il XV emendamento garantiva la libertà di voto. Difatti molti ex schiavi erano analfabeti, condizione dettata dal precedente status in cui si trovavano a vivere. Venne quindi istituito un test di alfabetizzazione che, se non veniva superato, negava la possibilità di adempiere al diritto di voto. Inoltre altri espedienti furono applicati per escludere gli afroamericani dalle votazioni: il pagamento di una tassa ed elezioni primarie di soli bianchi.
Le “Leggi Jim Crow”, supportate anche da una forte attività di linciaggio e intimidazione da parte del Ku Klux Klan, imperversarono fino al 1954 quando vennero dichiarate incostituzionali dalla Corte Suprema nella causa “Board of Education”, per poi venire definitivamente abolite un decennio più tardi con l’entrata in vigore del “Civil Rights Act” (1964) e del “Voting Rights Act” (1965).
Articoli Correlati:
- Lo Specchio della Vita: razzismo e discriminazioni sociali nella pellicola di Douglas Sirk
- Il Production Code – dall’era pre-codice alle Screwball Comedy
- Selma – La strada per la libertà – approfondimento
- Indovina chi viene a cena? – la recensione dell’ultimo film di Spencer Tracy
- Antebellum – recensione
- Jordan Peele: “Noi”, sottotesti e simbolismo