Regista, sceneggiatore e attore, John Landis (nato a Chicago il 3 agosto del 1950) ha iniziato la carriera nel mondo cinematografico da giovanissimo. A diciassette anni, conscio di voler realizzare il suo sogno di diventare un regista, lasciò la scuola ed entrò nel libro paga della 20th Century Fox, dove lavorava come portalettere (da qualche parte bisognerà pur cominciare).
Motivato ad imparare dai migliori e più affermati registi dell’epoca, Landis cominciò una lunga gavetta che lo portò ad entrare in confidenza niente meno che con Alfred Hitchcock. Difatti, narra la leggenda che quando il Maestro del Brivido venne a sapere che gli avrebbero conferito un Oscar alla carriera, egli fosse proprio con l’aspirante regista e che, di fronte al suo allievo, commentò sarcasticamente la notizia dicendo “questo significa che sono morto”. La sua gavetta lo portò a lavorare per qualche anno in terra straniera. Più precisamente nella ex Jugoslavia, dove lavorò come assistente alla produzione per la commedia della MGM “Kelly’s Heroes”, diretta da Brian Hutton; e in Spagna, ricoprendo il ruolo di dialoghista e stuntman in alcuni spaghetti western all’italiana.
Tornato in patria iniziò finalmente la carriera che lo avrebbe portato ad essere uno dei registi di culto degli anni ’80 e ’90.
Durante la gavetta lavorò assieme a diversi registi, prendendo parte alla lavorazione di prodotti di vario genere. Variavano dalla commedia, all’horror, al giallo, riuscendo a cogliere le basi di ogni genere cinematografico. Tornato in patria, in breve tempo dimostrò le sue doti eclettiche. Riuscì a scrivere e dirigere opere che sono entrate a far parte della storia del cinema, proprio grazie alla sua smisurata capacità di mescolare più generi.
“Animal House”, grazie al quale conobbe John Belushi, gli spalancò le porte dell’Olimpo hollywoodiano, ma fu grazie a “The Blues Borthers”, uno dei migliori film musicali di tutti i tempi, che si affermò definitivamente come regista di culto. L’anno seguente scrisse e diresse “Un lupo mannaro americano a Londra”, in cui si divertì a mescolare la commedia con l’horror. Un film che riscosse talmente tanto successo che due anni più tardi, Michael Jackson lo convinse a dirigere la clip di “Thriller”, il primo video musicale girato con l’ausilio di una sceneggiatura, difatti ha tutte le caratteristiche di un cortometraggio. Negli anni a venire, Landis ha collezionato un successo dopo l’altro. Creò pellicole intramontabili, come “Una poltrona per due”, che ogni anno in Italia viene trasmessa per la Vigilia di Natale; “Il principe cerca moglie”; “Tutto in una notte”; e “Oscar – Un fidanzato per due figlie”.
Tuttavia, nonostante il suo stile unico e il successo dei suoi film, la critica si divide ancora in due fazioni; chi pensa che sia un regista di culto che ha rivoluzionato la storia del cinema; e chi crede che sia un semplice (fin troppo sopravvalutato) regista di pellicole gradevoli in grado di intrattenere il pubblico, ma niente di più.
Di seguito alcune curiosità su John Landis, regista di “The Blues Brothers”:
1– A John Landis venne in mente la storia di “Un lupo mannaro americano a Londra” dopo aver casualmente assistito ad un funerale gitano in Jugoslavia. Il corpo del defunto veniva seppellito in una buca estremamente profonda ed era avvolto nell’aglio, in modo tale da impedire che potesse tornare dal mondo dei morti.
2- Inizialmente “Un lupo mannaro americano a Londra” includeva una scena in cui il licantropo uccide brutalmente tre senza tetto. John Landis ha dovuto eliminare la sequenza dopo aver visto la reazione del pubblico, rimasto sconvolto, durante l’anteprima. Una scelta che ha sempre rimpianto.
3- Nonostante l’insistente pressione di John Landis, Cat Stevens non ha mai voluto cedere i diritti per la canzone “Moon Shadow”. Difatti il cantautore, che all’epoca si era convertito all’Islamismo e aveva cambiato il proprio nome in Yusuf Islam, non tollerava l’idea che il suo brano venisse accostato ad un film violento come “Un lupo mannaro americano a Londra”.
4- Stando a quanto dichiarato dallo stesso John Landis, una delle principali fonti di ispirazione per “Un lupo mannaro americano a Londra” è stato il film del 1940 “L’uomo lupo” con Lon Chaney Jr. in cui, per la prima volta, il licantropo veniva rappresentato come una vittima. Inoltre, scelse di mostrare tutto il processo di trasformazione da uomo a lupo per poter trasmettere appieno il dolore provato dal protagonista.
5- John Landis scelse di ambientare “Un lupo mannaro americano a Londra” in Inghilterra perché, secondo lui, era l’ideale! In fondo era la casa di Jack Squartatore e di Jekyll e Hyde. In più Londra era una città con un’atmosfera gotico-vittoriana perfetta per le atmosfere del suo film.
6- La stesura iniziale di “The Blues Brothers”, il cui titolo era “The return of the Blues Brothers” era lunga trecentoventiquattro pagine e la storia si sarebbe dovuta dividere in due parti. John Landis lavorò sul copione per tre settimane riuscendo a ridurre la sceneggiatura abbastanza per dare vita al cult che noi tutti conosciamo.
7- Narra la leggenda che esiste una pellicola, il cui titolo è “Ci vediamo mercoledì prossimo”, che John Landis ha scritto ma non ha mai girato. Tuttavia, il regista ne ha fatto menzione nella maggior parte delle sue opere: in “Una poltrona per due” possiamo vedere la locandina del film nell’appartamento di Ophelia (Jamie Lee Curtis); ne “Il principe cerca moglie” è appeso un poster nella metropolitana di New York; in “Oscar – Un fidanzato per due figlie” compare il titolo in un’insegna luminosa; infine in “The Blues Brothers”, Jake e Elwood passano davanti ad un cartellone pubblicitario.
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