“Joker – Folie à Deux”. Il secondo capitolo dedicato al criminale più temibile di Gotham, sarà all’altezza delle aspettative?
Nel ramo della psichiatria esiste un disturbo psicotico noto come Folie à Deux, in cui due individui condividono la stessa sindrome.
Ed è esattamente grazie a questo fenomeno che, nella maggior parte delle storie ambientate a Gotham, unisce Joker ad Harley Quinn. Eterni partner nel crimine, i due freak erano uniti da una follia tanto forte quanto alienata che li rendeva una coppia affiatata. Anche se completamente fuori controllo. Un duo criminale che, per quanto pazzo e violento, riusciva (e riesce ancora) a coinvolgere i lettori. Ma purtroppo, la seconda pellicola di Todd Phillips dedicata al criminale più famoso e temuto di Gotham, fallisce nel tentativo di offrire una nuova versione di un tale tossico amore.
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Nel primo capitolo dedicato a Joker, la pellicola che era valsa il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e l’Oscar a Joaquin Phoenix, Arthur Fleck era stato rinchiuso ad Arkham dopo aver ucciso in diretta tv il famoso conduttore Murray Franklin e aver confessato l’omicidio di altre tre persone.
E quando le celle del manicomio criminale si sono spalancate e Joker è uscito dal proprio cubicolo, tutto lasciava presagire che “Joker – Folie à Deux” ricominciasse da dove la storia di Arthur si era interrotta. Sebbene si svolgesse due anni dopo la prigionia. Niente di più sbagliato.
Il personaggio interpretato da Joaquin Phoenix, così come la sceneggiatura, scritta nuovamente da Phillips assieme a Scott Silver, è visibilmente regredito. Arthur sembra aver completamente dimenticato ciò che è avvenuto e che ha scatenato nel primo capitolo, trovandosi nuovamente a metà strada tra il comico fallito e il Joker, il temibile freak in grado di tenere in scatto l’intera Gotham City.
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Il personaggio interpretato da Joaquin Phoenix, così come la sceneggiatura, scritta nuovamente da Phillips assieme a Scott Silver, è visibilmente regredito. Arthur sembra aver completamente dimenticato ciò che è avvenuto e che ha scatenato nel primo capitolo, trovandosi nuovamente a metà strada tra il comico fallito e il Joker, il temibile freak in grado di tenere in scatto l’intera Gotham City.
Eppure, il regista di “Una notte da leoni” aveva tutti i mezzi per poter replicare, se non migliorare, il risultato della pellicola datata 2019. Le scene musicali, realizzate allo scopo di mostrare le turbe mentali che uniscono il Joker ad Harley Quinn, infine risultano poco incisive (se non addirittura dimenticabili). Con il personaggio di Lady Gaga che non aggiunge niente ad una trama poco convincente. E in mezzo a tanta confusione, neppure le interpretazioni dei due protagonisti riescono a risollevare le sorti di una storia che non appassiona. Per quanto Joaquin Phoenix confermi il talento che lo ha portato ad essere uno dei migliori attori contemporanei, Lady Gaga, colpa anche di una caratterizzazione approssimativa, qui si dimostra un’ottima performer. Ma niente di più.
Certo, il lato tecnico non delude le aspettative, anzi. Todd Phillips dimostra di essere maturato, distaccandosi dall’estetica ispirata ad un maestro come Scorsese e creando uno stile decisamente molto più personale.
Attraverso il manicomio criminale di Arkham e il tribunale di Gotham, il regista riesce a trascinarci in una città ancora degradata, alla mercé dei manifestanti e degli esaltati, che vedono in Joker un eroe. Merito anche di una fotografia, nuovamente affidata a Lawrence Sher, tetra ma avvolgente, che rispecchia il periodo buio che Gotham sta attraversando.
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Quella di mescolare il thriller al musical è decisamente un scelta audace anche se, in un certo senso, autodistruttiva. Invero, l’idea di base poteva essere molto interessante. Anzi, anche molto intrigante. Ma è la sostanza che manca. Pur ripercorrendo esattamente il cammino che nel primo film aveva portato Arthur Fleck a cedere alla personalità criminale denominata Joker, e sebbene in “Joker – Folie à Deux” abbia il sostegno (reale questa volta) di Lee Quinzel (in arte Harley Quinn), questa volta sembra ancora più schiacciato da una società che si rifiuta di accettarlo.
Un’involuzione quindi, che culmina nell’ambigua sequenza finale che, per quanto possa essere incisiva, se non sconvolgente, rischia di stravolgere completamente la storia che Phillips ha voluto raccontarci. Lasciando chi guarda con molte domande e nessuna risposta.