“Joker – Il rompicapo”. Un viaggio nella mente del Clown di Gotham City.
Nel 1995 un piccolo e sconosciuto truffatore di nome Verbal Kint si sedette al cospetto dell’agente della polizia doganale di Los Angeles David Kujan. Interrogato in seguito all’esplosione di una nave che trasportava un carico di droga, Verbal (interpretato da Kevin Spacey), cominciò a raccontare un’incredibile storia di corruzione, traffici illeciti e sparatorie con protagonista un misterioso e pericolosissimo boss che risponde al nome di Keyser Soze.
Da questo momento, la pellicola diretta da Bryan Singer dal titolo de “I soliti sospetti”, alterna l’interrogatorio con le immagini del racconto di Verbal Kint. Il quale assume il classico ruolo del narratore inaffidabile. Un personaggio ambiguo in grado di raccontare i fatti in maniera distorta e menzognera.
Difatti, per tutta la durata del film, lo spettatore è costretto a chiedersi quanto possa essere attendibile la storia narrata dal truffatore. Nonostante il suo aspetto rassicurante.
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Quello del narratore inaffidabile è un espediente che spesso viene utilizzato tanto al cinema quanto nella letteratura. Da Ken Kesey, che affida la narrazione di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a “Grande Capo” Bromben, un mastodontico indiano ricoverato in un ospedale psichiatrico. A Joseph Conrad in “Cuore di Tenebra” racconta il viaggio dell’imbarcazione Nellie nello Stato Libero del Congo attraverso le parole del marinaio Charles Marlow.
E, quando si parla di narratore inaffidabile, chi può essere più inattendibile di un Clown?

Il distretto non è certo quello di una metropoli come Los Angeles bensì quello di Gotham City. E, sul banco degli imputati, di fronte all’amatissimo commissario Gordon, non c’è un essere minuto e apparentemente insicuro come Verbal Kint. Ma una delle menti criminali più contorte, malate e affascinanti non soltanto del DC Universe, ma dell’intero panorama fumettistico e cinematografico: Joker.
Pubblicata da Panini Comics, a colori, in cartonato da 248 pagine, la graphic novel comincia da quello che sembra essere il finale perfetto per una storia con protagonista il Cavaliere Oscuro. Ossia con l’arresto di tutti i criminali che impestano la città di Gotham.
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Pare infatti, che in un’unica mastodontica retata, il GCPD, in collaborazione con Batman, sia riuscito a mettere al fresco ogni malvivente che per anni ha terrorizzato i cittadini. Da Harley Quinn a Poison Ivy. Dal Pinguino allo Spaventapasseri. Tutti i cattivi sono in prigione. Tutti tranne uno: l’Enigmista. Colui che risulta apparentemente deceduto.
Se questa fosse una di quelle storie con protagonista Batman la notizia non farebbe così scalpore. Ma il protagonista della nostra storia non è l’Uomo Pipistrello, bensì il più acerrimo dei suoi nemici, ossia il Pagliaccio di Gotham.
Dall’omicidio dell’Enigmista comincia quindi la storia di Matthew Rosenberg e Jesus Merino, due volti ormai noti agli assidui lettori di fumetti. “Joker – Il rompicapo” si presenta come un viaggio nella mente deviata del Clown.
In un racconto tanto raccapricciante quanto contorto, proprio come la psiche del Joker. Attraverso il loro stile unico, che ad ogni capitolo sembra cambiare, soprattutto nel modo in cui vengono delineati graficamente i personaggi, Rosenberg e Merino riescono ad accompagnare il lettore in un thriller febbrile orchestrato magistralmente dal dualismo che vede contrapposti il commissario Gordon, un uomo di legge, ligio al dovere e assolutamente immune all’epidemia di corruzione che impesta Gotham, a Joker, il freak che ha fatto della criminalità uno stile di vita e della menzogna un’arte.
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Il tutto allo scopo di rispondere ad una semplice ma intricata domanda: chi ha ucciso l’Enigmista?
E se, in un primo momento, l’unico disposto a vuotare il sacco sembra essere Joker, il più inaffidabile dei testimoni, tavola dopo tavola, possiamo goderci anche le versioni meno insensate, ma altrettanto deliranti, dei membri dell’elitè della criminalità di Gotham City. Nella sala degli interrogatori infatti si alternano personaggi come Due Facce, il Cappellaio Matto, Mr. Freeze e Catwoman che, proprio come il Clown, forniscono la propria versione dei fatti. Tentando di smentire le accuse mosse contro di loro.

Ed è proprio quando comincia l’avvicendamento dei freak di Gotham che viene a galla l’originalità di “Joker – Il rompicapo”.
Invero, per quanto venga considerata un’opera di Rosenberg e Merino, il successo della graphic novel targata DC Comics è frutto di un lavoro corale. Difatti, oltre ai due noti fumettisti, altri dieci artisti hanno preso parte alla produzione di “Joker – Il rompicapo”. Occupandosi, in maniera magistrale aggiungerei, nel rappresentare la diverse versioni dei fatti dei vari villains. Illustrando le tavole in stili molto differenti. Uno diverso dall’altro, mettendo così in risalto la loro visone del mondo.
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Tuttavia, probabilmente, la gestione dei moltissimi personaggi è forse uno (se non l’unico) dei punti deboli di “Joker – Il rompicapo”. Rosenberg e Merino sono stati difatti molti scrupolosi e intelligenti nel concentrarsi sull’espressività e l’ambiguità dei cattivi di Gotham rappresentandoli principalmente attraverso primi piani.
Tuttavia, anche le tavole corali, in cui possiamo vedere tutti i criminali riuniti, principalmente impegnati a litigare e a prendersi a pugni, risultano molto chiare e ben definite. Il comparto tecnico infatti è ineccepibile sotto tutti i punti di vista, ma ciò che risente di un simile affollamento di personalità è la trama, che in alcuni punti presenta dei piccoli “buchi di sceneggiatura”.
I lettori più attenti e scrupolosi potrebbero per esempio chiedersi come mai un personaggio come Bane, dotato di una forza sovrumana, non sfondi semplicemente le sbarre della cella per poter evadere. Tuttavia, in una trama tanto elaborata, capace di gestire e di dare il giusto spazio a innumerevoli protagonisti (o antagonisti in questo caso) risultando comunque molto scorrevole e intrigante ed estremamente divertente, persino comica a tratti, qualche piccolo difetto potrebbe essere perdonabile.
In fin dei conti, al contrario di opere come “Lungo Halloween” o “Vittoria Oscura”, uno dei maggiori pregi di “Joker – Il rompicapo” è proprio il fatto che sia un fumetto da non prendere troppo sul serio, esattamente come il suo protagonista.