“Ghostland – La casa delle bambole” è la storia di una madre (Pauline) e delle due giovani figlie (Beth e Vera). Esse ricevono in eredità una vecchia villa nella quale molte bambole antiche rendono l’atmosfera particolarmente tetra. Durante la notte; due estranei irrompono in casa facendo vivere alle ragazze un incubo, di conseguenza le ripercussioni psicologiche saranno irreversibili.
Dopo il successo con lo scioccante e feroce “Martyrs“, Pascal Laugier torna dietro la macchina da presa e conferma la sua straordinaria capacità di narrare racconti dell’orrore profondamente disturbanti.
Con “Ghostland – La casa delle bambole” egli si dedica alla realizzazione di una storia profondamente differente dalla sua opera più celebre, ovvero “Martyrs“; con la quale riuscì a sconvolgere un vastissimo quantitativo di appassionati del cinema horror e non solo. Ma nel suo ultimo lungometraggio il regista francese si approccia ad una differente tipologia di film. Difatti dare spazio ad una narrazione meno incentrata sulla violenza fisica quanto più su quella psicologica. Attraverso una sceneggiatura articolata in maniera ottimale è in grado di sviluppare una narrazione inizialmente semplice, che trae spunto dal sottogenere horror dei cosiddetti “home invasion“; una tipologia di film che consiste nell’irruzione da parte di uno o più criminali all’interno di un’abitazione prendendo in ostaggio i protagonisti.
Durante la seconda parte; la successione degli eventi subisce un drastico cambiamento. Avviene una mutazione in un vero e proprio horror psicologico.
Sogno e realtà vengono costantemente sovrapposti lasciando spesso lo spettatore confuso ed al tempo stesso affascinato dalla messa in scena. Lo stile inoltre registico di Laugier è in grado di mantenere un alto tasso di tensione per l’intera durata della pellicola. Le scene adrenaliniche ed al cardiopalma contribuiscono a mantenere un ritmo della narrazione costantemente frenetico; susseguito saltuariamente da brevi sequenze in cui viene lasciato ampio spazio ai dialoghi.
Questi risultano lodevoli; senza mai smorzare l’inquietudine che pervade la mente dello spettatore messa alla prova durante la visione di un lungometraggio in grado di trattare sapientemente il tema dell’elaborazione di un trauma; fattore scatenante della necessità di rifugiarsi mentalmente in una realtà illusoria in cui la speranza primeggia sulla disperazione. Ciò conferma lo straordinario talento di Laugier. Difatti riesce a trattare lodevolmente temi delicati; inserendoli in un genere non particolarmente impiegato per la trattazione di questo tipo di tematiche; sfruttandone appieno le potenzialità e senza limitarsi alla semplice riproposizione dei classici stereotipi del genere horror.
Sul fronte tecnico, l’ultimo lungometraggio di Pascal Laugier palesa le sue ottime doti registiche. In particolare durante le scene più concitate che regalano momenti di grande tensione impreziositi da una fotografia tetra in cui la scarsa illuminazione delle scene ambientate all’interno della casa restituiscono un accentuato senso di claustrofobia. Un fattore importante è la lugubre scenografia; curatissima in ogni singolo dettaglio; a partire dalle inquietanti bambole. Queste impreziosiscono le scene caratterizzate da un montaggio frenetico, che contribuisce a rendere la pellicola particolarmente scorrevole considerato anche il breve minutaggio.
L’atmosfera orrorifica del film può dirsi ottimamente costruita.
La straordinaria colonna sonora che accompagna le scene in cui vi è una forte carica di tensione. Mentre in altre che si focalizzano principalmente sulla narrazione; vi sono delle delicate e notevoli melodie al pianoforte che ben si contrappongono ai momenti marcatamente disturbanti, i quali rendono quest’opera memorabile.
In conclusione, “Ghostland – La casa delle bambole” dimostra come il genere horror se trattato con accuratezza; sia in grado di continuare a regalarci forti emozioni derivanti dalla potenza dell’arte cinematografica.
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