I coreani sanno fare le serie TV! E “La creatura di Gyeongseong” è l’ulteriore conferma di tale affermazione.
Ambientata all’epoca del Secondo Conflitto Mondiale, durante l’occupazione della Corea da parte dell’esercito giapponese e quando Seul si chiamava ancora Gyeongseong, la serie TV si presenta, ad un occhio inesperto, come un prodotto già visto e rivisto decine di volte. Ma questa conclusione sarebbe del tutto errata nonché lontana anni luce da ciò che “La creatura di Gyeongseong” è in realtà.
Ma capiamo bene di che cosa parla “La creatura di Gyeongseong”.
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Tornata in patria dopo una missione in Manciuria, durante la ricerca della sua madre dispersa, Yoon Chae-ok fa la conoscenza di Jang Tae-sang, un affascinante e ricco proprietario di un lussuoso banco dei pegni. Da quel momento, i loro destini (come i loro cuori) saranno inevitabilmente legati. Intanto, il viscido tenente colonnello Kato, aiutato da un misterioso finanziatore, è intento a portare avanti degli strani ed inquietanti esperimenti.

In questo panorama tanto lussureggiante quanto degradato, si sviluppa una storia avvolta da una magnifica fotografia dai toni caldi e da una patina di mistero e violenza. Una sceneggiatura scritta in maniera egregia, degna dei migliori film horror, accompagna lo spettatore nelle fatiscenti segrete di un ospedale militare, dove i prigionieri vengono trattati come cavie e tenuti in condizioni ai limiti della decenza umana.
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Per quanto elaborata, la storia è ben costruita, chiara in ogni suo passaggio e dettagliata in maniera quasi ossessiva. A discapito di un ritmo incalzante, di cui comunque non sentiamo la mancanza, la narrazione si prende il tempo adeguato per presentarci i personaggi, il loro passato e le loro motivazioni, posizionando le pedine nelle giuste caselle prima di dare il via all’inevitabile e sanguinoso conflitto tra l’esercito giapponese e i militanti della resistenza coreana.
Il tutto all’ombra di un mostro la cui minacciosa presenza, come quella del Nosferatu di Murnau, impregna le pareti del labirintico ospedale, mentre il tirannico esercito giapponese si scaglia contro gli innocenti abitanti di Gyeongseong. Così, “La creatura di Gyeongseong”, oltre a rivelarsi un’ottima serie horror, si dimostra una profonda riflessione sulla cattiveria umana.

Chi è il vero mostro? Il politico che vuole ad ogni costo dominare e quindi sottomettere un altro essere umano? Oppure la creatura creata in laboratorio e che agisce seguendo semplicemente il suo istinto?
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Grazie ad una regia dinamica, puntata dopo puntata, la serie diventa sempre più movimentata, sebbene nessun aspetto della trama viene affrontato
in maniera superficiale o frettolosa. Tra fughe, inseguimenti, scontri a fuoco e battaglie marziali, il messaggio che vuole affiorare diventa sempre più chiaro.
Quella portata avanti dal lucido ma viscido tenente colonnello Kato è un’operazione aberrante. Una storia di prigionia, maltrattamenti e sfruttamento. E le azioni della creatura, per quanto dettate dall’istinto non sono certo meno violente. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se alla base
non ci fosse una salda, per quanto ingiustificata, convinzione. In guerra tutto è lecito enuncia un vecchio detto, anche se a tutto c’è un limite. Ed è proprio dalla volontà di vincere la guerra che nascono le abominevoli azioni dell’esercito giapponese. E se la creatura è il mostro che tormenta i nostri eroi, allora la guerra è il mostro che si insinua nella mente umana, facendole compiere atti indicibili pur di giungere alla vittoria. Un mostro che genera un altro mostro.
E il finale, tutt’altro che prevedibile, dimostra quanto siano le nostre scelte e la consapevolezza delle nostre azioni a far smarrire la nostra umanità rendendoci, di conseguenza dei veri e propri mostri.
Di seguito il Trailer della serie tv “La creatura di Gyeongseong”.