Come dire la verità in mezzo a un mare di testosterone e donne alla soglia della menopausa? La Fantastica Signora Maisel ce lo insegnerà con ironia e simpatia grazie alla sua comicità
Atmosfera tipicamente anni ’50. Siamo nella Manhattan dell’Upper West Side in un mondo all’apparenza perfetto. Vestiti e sorrisi impeccabili, in una città traboccante dei colori più luminosi e dai vestiti più che chic. Il macellaio amico di famiglia che conosce perfettamente la storiella del rabbino oltraggiato dai gamberi inseriti nel menù del tuo matrimonio. Perché si sa, i crostacei non vanno bene per gli ebrei.
Un umorismo tipicamente alla Palladino e una loquacità a mitraglietta in puro stile Gilmore. Anche se, il copione delle ragazze Gilmore, nessuno può batterlo. New York probabilmente non è mai stata così bella.
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E lì, in un piccolo e discreto localino, il Gaslight Cafe, un ritrovo per musicisti e comici alle prime armi, ha fatto la sua prima e indimenticabile esibizione Mrs. Maisel, in splendida forma: camicia da notte e vestaglia, bagnata da capo a piedi dalla pioggia incessante di New York, ubriaca e letteralmente furiosa con Joel Maisel e con Penny Pen, la segretaria di suo marito che non riesce a temperare una matita. Indovinate un po’ perché? Ebbene si, Joel Maisel, il marito in questione, poco prima, nel caldo nido amorevole di casa Maisel, insoddisfatto per una serata comica andata male, fa la valigia e si allontana dalla vita di Midge, disorientata e, purtroppo, abbandonata per una donna più noiosa e insulsa di lei, anche se più giovane, ovviamente.

Perché Midge, una giovane donna ebrea alla soglia dei trent’anni, come lei tende a sottolineare ogni volta che intraprende una qualunque conversazione, è sveglia, spigliata, incredibilmente colta e intelligente. Ma come spesso accadeva alle signore negli anni ’50 che conducevano solo in apparenza una vita perfetta, non ha altra ambizione che correre appresso a Joel Maisel e sfornare punte di petto per i suoi spettacoli notturni al Gaslight, nutrendo la speranza che il marito, una sottospecie di comico che vive di barzellette imbarazzanti, venga chiamato sul palco prima di mezzanotte. Quindi Miriam vive solo in apparenza una vita all’insegna della felicità. O almeno è quella che lei crede essere una vita felice e piena di soddisfazioni.
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Il Pilot della “Fantastica Signora Maisel” è quindi un esempio di come lei possa essere divertente in qualsiasi situazione, e lui No. Un esempio calzante è come Miriam inventa su due piedi una battuta di presentazione per il marito: “Buonasera signore e signori, tutti questi applausi per me? Una standing ovation e tutte vanno a casa incinte!”
E difatti tutto procede a meraviglia per Miriam Maisel. Fino a quando, a causa del maglione bucato del marito e una battuta sul suddetto maglione suggerita a Joel su Ted la tarma, che ovviamente lui sbaglierà, “Ted la tarma. Fa buchi grandi come un decino, è la sua firma”. Joel, arrabbiato e frustrato dalla serata terminata in un disastro per la semplice ragione che il sogno di diventare un comico professionista si è appena infranto, lascia Miriam, confessandole che, non solo non è insoddisfatto della vita che conduce, ma che ha intrapreso una relazione extra coniugale con la segretaria. Miss Penny Penn.
Ed è qui che Miriam Maisel cresce, diventa finalmente quella donna che in molte vorrebbero poter essere, specialmente negli anni ’50, quando effettivamente le donne crescevano con gli esempi di “donna – uguale a massaia” che divulgava il signor Walt Disney attraverso i suoi film, come “Biancaneve e i sette nani”. Quale esempio di “virtù” lo sapeva solo lui… Una donna in mezzo a sette uomini!
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Comunque. Miriam Maisel sul palco del Gaslight Cafe diventa effettivamente la “Signora Maisel”. Paradossalmente diviene una donna libera, portando sul palco un alter ego tra quello che le hanno sempre insegnato ad essere e il suo inevitabile “fallimento” da Signora Maisel. Ma comunque libera. Libera di esprimere le proprie frustrazioni da donna ebrea e abbandonata da un marito troppo debole per accorgersi di quanto poteva essere fortunato! Ed eccome se lo eri! Dio, Joel Maisel! La tua cara Miriam si adoperava ad appuntare fin anche ogni reazione positiva del pubblico alle tue becere battute copiate ai comici già affermati.

E invece lei, Miriam, anche se un po’ alticcia grazie al vino delloYom Kippur rubato dalla tavola già apparecchiata per il pranzo del giorno dopo, e la splendida notizia del tradimento ricevuto, è salita su quel palco ed ha letteralmente fatto faville.
Alla faccia del sogno di Joel Maisel, già vicepresidente di una ditta che produce … plastica?
Colui che si esibiva al Gaslight copiando le battute degli altri comici. E invece lei? Faceva ridere anche quando saliva su un taxi facendo battute su chi porta le mutande a New York.
E cosa aveva fatto di male la “povera” Mrs. Maisel, che cercava sempre di apparire bella, snella e profumata agli occhi di un marito troppo debole per lei? Probabilmente una punta di petto di troppo, oppure un appunto comico di troppo su quel taccuino dove Miriam amava tanto appuntarsi ogni battuta che le saltava per la testa. Oppure, un’innata propensione verso un’ironia alla quale Joel Maisel non è mai riuscito ad eguagliare.
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Eppure, Mrs. Maisel anche da ubriaca è stata capace a fare divertire un pubblico non richiesto. Salita per caso su quel palco, in tarda notte, Midge ha dato il meglio di sé. Ironica quanto basta. Sfrontata quanto basta. Scurrile quanto basta. Anche se poi effettivamente ha terminato la sua esibizione prelevata e condotta dietro le sbarre. Ma questi son dettagli.
La cosa più importante è che Miriam Maisel, in arte “La Signora Maisel” è riuscita nella difficile impresa di parlare e farsi ascoltare anche e soprattutto da un pubblico di soli uomini. E farli ridere. E stenderli a suon di parole. Cosa alquanto problematica se si pensa che siamo a New York negli anni ’50. Con questo non voglio certo dire che per Midge, una volta salita sul palco è sempre stato tutto rose e fiori. Anzi, ha fatto anche abbastanza schifo durante alcune esibizioni.

Ma Midge Maisel, con il suo intelligente e a volte malizioso senso dell’umorismo è riuscita a far credere al mondo intero che anche una donna può esprimere un pensiero. E, soprattutto, mettere una parola davanti all’altra non è poi così difficile. Specialmente per una donna negli anni ’50. Perché vedete, la donna negli anni ’50 (ma anche durante gli anni ’60, intendiamoci) non era così libera di esprimere la propria opinione. Figuriamoci un intero concetto. Perché vi domanderete voi. Troppo stupida? No. Troppo ignorante? No. Troppo timida, riservata e intimorita di perdere il marito e magari uno status sociale per il quale non poteva fare a meno? Si.
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Perché il patriarcato è sempre stato un sistema sociale dove l’uomo, avente i pantaloni e una certa attitudine all’esigenza e alla prepotenza, ha sempre confinato la donna al ruolo di massaia, moglie e madre devota. Oppure, solo un bel corpo da poter ammirare.
Infatti, nel corso degli anni, poche massaie, mogli e madri devote hanno trovato il coraggio necessario per ribellarsi a questo sistema di oppressione. Un sistema in cui la donna ha sempre vissuto dietro le quinte. Senza mai avere il coraggio necessario di alzare la voce o di bloccare la mano prepotente del marito. Perché vedete, anche se le donne ottenevano il permesso necessario per poter avere una giusta istruzione e laurearsi, non avevano il potere necessario per intraprendere la loro professione. Un esempio è la storia di Ruth Bader Ginsburg, laureata in diritto alla Cornell University, e specializzandosi poi all’Harvard Law School, dopo aver conseguito la laurea ebbe difficoltà a trovare un lavoro nel campo giuridico perché donna.
Ed è proprio qui la vera rivoluzione di Midge Maisel. Non che si possa tornare indietro nel tempo, ovviamente, e dare vita ad una vera rivoluzione, ma “La Signora Maisel” è l’esempio calzante che la perseveranza ripaga. Oltre al fatto che viene arrestata per “oltraggio al pudore” per aver detto più volte “fottuta”, “vomitare”, “chiappe”, “palle”…ma questi son dettagli. Una donna negli anni ’50 che viene arrestata per oltraggio al pudore? Chi? Quando? Perché? “Solo” per aver pronunciato le parole di indubbia oscenità, per l’epoca. E per una signora dell’epoca.
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Una volta esibitasi al Gaslight Cafe, Midge riesce a cogliere l’attenzione di colei che non solo diventerà sua manager, ma un’amica per la vita su cui poter sempre contare. Susie Myerson lavora al Gaslight Cafe ed è tutto l’opposto di Midge. Non è di bell’aspetto, ricca, abita in un minuscolo monolocale dove a stento riesce ad entrare e molto spesso viene scambiata per un uomo. Susie non ha un carattere facile e non tutte le persone le vanno a genio. Ha costantemente un appetito da far invidia ad un elefante, ed è scontrosa, dice una marea di parolacce, ma è una gran lavoratrice e farebbe di tutto perché Midge ottenga il giusto riconoscimento.

Susie Myerson ha infatti un sogno nel cassetto: diventare una manager ed è quindi alla continua ricerca di talenti come Midge Maisel. Ed è Susie il vero motore nella vita di Midge, colei che la spinge verso la concretezza, verso un obiettivo che all’inizio sembra davvero impossibile: diventare una vera comica.
Essere presa sul serio in un mare strapieno di uomini è davvero difficile. Ed è questo che unisce Midge e Susie, due stereotipi al femminile completamente diverse l’una dall’altra. Ma con un obiettivo comune che non le potrebbe vedere più unite. Riuscire ad emergere in un’epoca in cui alle donne non era permesso. Susie e Midge vogliono vivere e riuscire a sopravvivere a testa alta, senza bisogno dell’aiuto di nessun uomo. Nessun patriarca.
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Perché delle volte, signore e signori, salire su un palco ed esprimere la propria opinione è importante. Anche se lo si fa con ironia. O, per meglio dire, intelligente ironia. E anche se Midge sfrutta gloriosamente (anche questa era ironia) a più riprese la cornificazione di suo marito e Penny Penn. E poi ancora il ritorno alla gloria sessuale assieme a suo marito, o meglio, ex marito. In effetti non so. Confesso, mi sono un po’ persa.
Comunque sia, a Midge piace “sfruttare” la propria vita privata per riuscire a strappare qualche risata. Ognuno ha il suo stile, in effetti. Si inizia con Teddy la Tarma e si prosegue con Penny Penn che non sa temperare le matite e con tuo marito o ex marito, insomma, quello che è, che non sa come tenerlo nei pantaloni. C’è chi parla di quel che accade nel mondo, con somma ironia s’intende, e c’è chi sfrutta l’episodio delle corna del marito. E con un certo stile, aggiungerei.
Perché nominare la parola proibita, “vagina” in pubblico, per una donna era davvero inusuale. Urlarlo a più riprese, era deleterio per la reputazione. Ma Midge affronta il sistema e continua a ripetere la parola “vagina” che prosegue nel monologo seguita da una parolaccia e poi un’altra, ma urlando al mondo che sì, ha le corna, ma le affronta a testa alta. Perché anche se siamo negli anni ’50 e tuo marito ti ha fatto le corna e tu sciocca hai cucinato per anni ed anni punte di petto a tempo perso, adesso puoi gridare al mondo che tu, Miriam Maisel, sei su un palco, con un microfono in mano, di fronte ad un pubblico che ascolta attentamente ogni tua parola, e si diverte per ogni tua parola detta. E Joel Maisel?
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Joel Maisel faccia da Tarma, non rimane che prendersela con Susie. Perché Susie, ormai manager di Miriam la lascia libera di esprimersi come meglio crede. Dire ciò che vuole. Forse è per questo che Susie e Joel faccia da Tarma non sono mai andati molto d’accordo. E, in cuor suo, Joel, sa perfettamente che Midge è brava. E insegue quel sogno cui lui non potrà mai aspirare ad arrivare. Anche se, ad essere onesti il signor qui presente Joel faccia da Tarma Maisel, fortunatamente, subirà una notevole evoluzione nel corso delle stagioni, che lo porterà a diventare tra i personaggi migliori della serie. Perché Joel, anche se all’inizio potrebbe sembrare, non rappresenta il simbolo del patriarcato. Nè tantomeno Lenny Bruce, altro talento comico follemente impazzito per l’incredibile audacia della signora Maisel. Il patriarcato quindi è l’America. È il palcoscenico che nega la libertà di parola ad una donna.

Dopo varie esibizioni, un tour in giro per l’America, moltissime porte in faccia sbattute ma altrettanti apprezzamenti ricevuti, non per ultimi fin anche dalla sua famiglia, che ha sempre avuto difficoltà ad accettare che la propria figlia lottasse con somma ironia e a voce alta per diventare una comica, costretta “rigare dritto” e ad avere un certo tipo di linguaggio e ad esibirsi in bettole come piccoli cabaret per riuscire a farsi notare, a Midge viene finalmente data l’opportunità di essere vista da una tv nazionale. Anche se, ovviamente, avrà non poco da faticare per ottenere ciò che vuole.
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Così, con somma audacia, Midge, prese le redini della sua esistenza, prende l’iniziativa che le cambierà per sempre il corso della propria esistenza. Un’esibizione non programmata in diretta sulla televisione nazionale. Non in un club, non in un teatro o alla La Carnegie Hall di New York. Sulla tv nazionale. In diretta. E ha solo quattro minuti o poco meno per dimostrare all’America che tutte quelle porte in faccia Midge non se le è mai meritate.
E come Susie dice “Sei salita su un palco senza che nessuno te l’avesse chiesto e dicendo cose che nessuno voleva che dicessi… tette in su!”.
Perché Midge Maisel non è brava a rispettare le regole. Non lo è mai stata. Ha fin anche fatto sesso prima del matrimonio. Diventando famosa tra i club di New York parlando di sesso, corna e attributi sessuali. E quindi ricorda, la prima volta l’emozione provata quando è salita su un palco e, come lei stessa afferma “Ho scoperto che effetto fa quando le persone mi ascoltano”. E come tutto, da quel momento, sia cambiato per lei.
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Com’è riflessivo doverlo ricordare. Oggigiorno possiamo affermare che ogni essere umano, a parte alcune etnie, purtroppo, ancora oggi, può essere ascoltato. Immaginate. Oggi abbiamo il potere della parola, il privilegio di poter aspirare ad una carriera lavorativa. Non che il patriarcato sia morto, intendiamoci. Ma provate ad immaginare decenni fa, quando alle donne era negato il diritto di esercitare la propria professione. Negato il diritto di realizzare i propri sogni. Negato il diritto di essere ascoltate, o peggio, di scegliere di dire No.
E quindi Midge, di fronte alla telecamera, si fa paladina di quel potere. Come da standing ovation parla a mitraglietta, tornando alle origini e parlando di miss Penny Penn e della sua mania di rivolgere la parola ad oggetti inanimati. Di come è essere ebrea e dei suoi figli, anche se non ricorda i loro nomi. E poi, alla fine, la speranza per un futuro luminoso e la determinazione a “infrangere ogni regola che esista”.
Ma i suoi monologhi sono chiari, anche se a volte mascherati da profonda ironia propendente verso irragionevoli stereotipi da abbattere, soffermandosi più volte su l’assoluto e folle potere dell’uomo sulla donna, mimetizzato da un inammissibile bisogno sessuale.
Perché come il patriarcato dice “L’ambizione rende le donne non attraenti”. Ma, vedete, oltre all’avvenenza, Midge si cura dell’audacia, del coraggio, e della propria intelligenza. Proprio come avrebbe dovuto essere per una donna negli anni ’50.