Alcune differenze tra il romanzo di Michael Ende e la pellicola di Wolfgang Petersen e altre curiosità riguardanti “La storia infinita”.
Esistono opere in grado di ispirare, emozionare e commuovere. Saghe tanto fantastiche quanto epiche come “Il signore degli anelli” di J. R. R. Tolkien o la trilogia di “Queste oscure materie” di Philip Pullman che, generazione dopo generazione, riescono a condurre i lettori e gli spettatori in mondi chimerici creando dei veri e propri cult. Uno di essi è “La storia infinita” dello scrittore tedesco Michael Ende.
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Pubblicato nel 1979, “Never ending story” (“La storia infinita”) racconta le vicende legate al giovane Bastian, un ragazzino di dieci anni perseguitato da un gruppo di bulletti e della sua straordinaria avventura nel Regno di Fantàsia. Un’incredibile terra popolata da magiche creature nella quale arriverà attraverso le pagine di un libro.
Immedesimandosi nel protagonista de “La storia infinita”, un giovane cacciatore di nome Atreiu a cui viene affidato il compito di combattere il Nulla, il misterioso male che sta distruggendo il Regno di Fantàsia, Bastianriuscirà ad evadere dalla dura realtà che lo attanaglia: un padre assente, bulli che lo perseguitano, e una profonda solitudine.

In un’epoca in cui, soprattutto nella Germania che subiva le conseguenze della Guerra Fredda, nel mondo della letteratura regnava il realismo, “La storia infinita” venne accolta in maniera piuttosto scettica dalla critica tedesca. Difatti, sul finire degli anni ’70, gli scrittori avevano l’obbligo di produrre opere politicamente impegnate ed esporre concetti estremamente empirici. Ciononostante, il romanzo di Michael Ende riuscì ad appassionare più di un’intera generazione di lettori, al pari dell’autore fantasy, Tolkien.
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Ispirato dalle atmosfere ricche di fantasia, il regista Wolfgang Petersen diresse l’omonima trasposizione cinematografica datata 1984 che in breve tempo divenne un vero e proprio cult. Oltre a divenire tra le produzioni tedesche più prolifiche di sempre.
Di seguito vi proponiamo alcune curiosità legate a “La storia infinita”.
1 – Il combattimento tra Atreiu e Gmork, che nel romanzo di Ende era semplicemente chiamato Mork, poteva costare molto caro a Noah Hathaway, il giovane attore che interpretò Atreiu. La scena venne girata in un solo ciak. Difatti, durante le riprese, Hathaway rischiò di perdere un occhio a causa di uno degli artigli applicati sul robot del lupo e, schiacciato dal peso dell’androide, rimase senza fiato per diversi minuti prima riuscire a respirare normalmente. Per tali motivi, onde evitare che il ragazzo si ferisse gravemente, il regista decise di utilizzare il materiale a sua disposizione senza ripetere ulteriormente la scena.

2 – Il film diretto da Wolfgang Petersen presenta molte differenze dal romanzo di Michael Ende. Tanto che lo scrittore tedesco tentò in tutti i modi di dissociarsi dalla produzione della pellicola. Invero, Ende pretese che il suo nome non venisse incluso nei crediti e che il titolo fosse cambiato. Ma le sue richieste vennero bruscamente respinte. Neppure la causa intentata dal romanziere servì a qualcosa poiché fu la casa produttrice a uscirne vincitrice. Difatti, ancora oggi, il titolo del film, “La storia infinita”, rimane invariato e il nome di Michael Ende compare ben visibile nei crediti della pellicola.
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3 – Una delle scene più rappresentative e traumatizzanti de “La storia infinita” è sicuramente la morte di Artax, il fedele cavallo di Atreiu, che, travolto dal potere delle Paludi della Tristezza, perisce annegando negli acquitrini. Ed oltre ad essere uno dei più eccelsi traumi giovanili, per la troupe fu terribilmente difficile girare tale sequenza. Per ultimarla infatti dovettero alternare due cavalli – entrambi usciti illesi dalle riprese – e sottoporli ad un addestramento specifico, con un professionista qualificato che impiegò mesi per infondere loro abbastanza tranquillità da poterli immergere in una fanghiglia nera. Tale processo lavorativo costrinse Petersen ad allungare i tempi e quindi i costi della produzione, rischiando seriamente di dover cancellare il progetto.

E se nella pellicola del regista tedesco la sequenza nelle Paludi della Tristezza è una delle più intense, nella versione cartacea è ancora più commovente. Infatti, nel libro datato 1979, Artax non è un semplice ronzino bensì un cavallo intelligente e dotato del dono della parola. E nel momento in cui si rende conto che per lui è giunta la fine implora il ragazzo di fuggire e lasciarlo lì a morire. Artax, come ultima volontà, desidera che il suo grande amico non lo veda sprofondare nella disperazione e perire.
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4 – Steven Spielberg partecipò attivamente alla lavorazione de “La storia infinita” adattando il montaggio per la versione americana del film e curando il marketing per la distribuzione nelle sale cinematografiche statunitensi. Tagliò circa sette minuti della versione originale tedesca. Eliminò tutte quelle parti che utilizzavano un linguaggio troppo scurrile per il pubblico americano e mescolò alcune sequenze. Non solo. Rese il ritmo della pellicola più dinamico e, in alcune parti, intensificò il sonoro.
Come ricompensa, Petersen gli fece dono della copia originale dell’Auryn, il prezioso amuleto che l’Infanta Imperatrice dona al giovane Atreiu. Spielberg lo conserva gelosamente in una bacheca nel suo ufficio.
5 – Molte sono le differenze tra il libro di Michael Ende e la pellicola di Wolfgang Petersen. Dal rapporto tra Bastian e suo padre, che nel libro è molto più freddo rispetto alla versione cinematografica, alla morte di Gmork. Quest’ultima nel romanzo avviene a causa della fame e della stanchezza. Ma una delle più significative, che inizialmente era stata inclusa nella sceneggiatura per poi essere scartata, era l’incontro tra Atreiu e Falkor (Fukur nel libro), il simpatico FortunaDrago (Drago della Fortuna nel libro).
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Invero, se nella pellicola di Petersen Atreiu viene salvato da Falkor poco prima che Gmork sferri il suo attacco che, viste le condizioni di stanchezza e tristezza del ragazzo, sarebbe risultato mortale, nel libro di Ende è il giovane cacciatore a salvare la vita ad Drago liberandolo dalle grinfie di Ygramul Le Molte, un mostruoso mutaforma dall’aspetto di un gigantesco sciame di vespe velenose, che aveva catturato Fukur assumendo la forma di un gigantesco ragno.
6 – Una delle più grandi differenze tra le due opere è il finale. Nel film di Petersen, dopo aver salvato l’Infanta Imperatrice dandole il nome della defunta e amata madre, Bastian torna nel mondo reale in groppa a Falkor. Mettendo così in fuga i bulli che lo perseguitavano. Ma questo è ben lontano da ciò che accadde nell’opera originale. Invero, dopo aver salvato il regno di Fantàsia (circa a metà del romanzo), Bastian e Atreiu vivranno molte altre avventure, incontrando singolari personaggi come Graogramàn, la temibile Morte Multicolore, e i tre cavalieri Icrione, Isbaldo e Idorno.
Ma come direbbe (o scriverebbe) Michael Ende, “questa è un’altra storia…”
Qui, il finale di “La Storia Infinita“, indimenticabile Cult anni ’80.