“Perché non esiste nessun paese tollerante. Non esiste pace, né qui né in nessun altro posto. Donne, bambini, intere famiglie distrutte perché nati diversi da chi era al potere.” (Magneto – “X-Men”)
Il 15 settembre 1935, durante il Settimo Raduno del Terzo Reich, vennero promulgate le Nurnberger Gesetze (le Leggi di Norimberga). Queste Leggi elevavano all’ennesima potenza la supremazia della razza ariana tedesca, imponendo nuovi divieti a tutti i cittadini stranieri che durante il Terzo Reich si trovavano in Germania. Le Leggi di Norimberga vietavano ad ogni cittadino che non appartenesse al Reich i diritti primari di ogni essere umano: diritto di voto, il diritto di espressione politica e religiosa, il diritto di istruzione pubblica e privata, il divieto di esercizio per medici, veterinari, avvocati.
Ogni uomo, donna o bambino appartenente ad una razza diversa da quella ariana, era soggetto alle ripercussioni delle Gesetze. Tuttavia gli uomini del Fuhrer provavano un particolare odio verso gli ebrei.
Tre anni dopo l’entrata in vigore delle Nurnberger Gesetze, il 7 novembre del 1938, il diciassettenne Herschel Grynszpan, un ebreo di origine polacca rifugiato a Parigi, uccise il diplomatico tedesco Ernst vom Rath. La reazione del Terzo Reich non si fece attendere. Con lo scopo di rivendicare il proprio dominio e la propria superiorità, nella notte tra il 9 e 10 novembre scatenò la Notte dei Cristalli. In una sommossa l’esercito tedesco prese d’assalto migliaia di esercizi in tutta la Germania gestiti da ebrei, saccheggiando, distruggendo e uccidendo centinaia di persone.
E mentre Hitler imponeva le regole del Terzo Reich in tutta la Germania, a Norimberga vivevano gli Eisenhardt. Il capo famiglia, Jakob, ex soldato che nella Grande Guerra aveva combattuto per l’esercito tedesco, venendo decorato per aver salvato la vita ad un ufficiale. Nonostante la sua convinzione che seguendo le regole la famiglia Eisenhardt sopravvivrà senza subire le persecuzioni del partito nazista, suo fratello Erich e suo figlio Max, si troveranno più volte coinvolti in scontri con i suprematisti della razza ariana. In particolare, Max verrà preso di mira dai suoi compagni di scuola, che non perderanno occasione di umiliarlo e di pestarlo in quanto ebreo.
L’unico raggio di sole nella vita del ragazzo è Magda, una zingara sua coetanea della quale è perdutamente innamorato.
Le idee di Jakob cambieranno dopo la Notte dei Cristalli. Resosi conto che la situazione è diventata insostenibile e pericolosa per la sopravvivenza della sua famiglia, fuggirà, assieme ai suoi cari, e si rifugerà in Polonia. Qui la famiglia Eisenhardt vivrà per due anni nel Ghetto Ebreo di Varsavia.
Nel 1942 la famiglia Eisenhardt sarà nuovamente costretta a scappare, e durante la fuga Max manifesterà per la prima volta i suoi poteri assopiti, che gli consentono di controllare i metalli. Poteri che prenderanno ancora più forma quando sarà trasferito nel campo di concentramento di Auschwitz e sarà costretto a lavorare come attendente.
Sopravvissuto alla Guerra e alla detenzione nel campo di concentramento, Max cambierà il nome in Eric Magnus Lehnsherr e si trasferirà in Palestina ad aiutare le vittime ebree del nazismo. Qui farà la conoscenza di Charles Xavier, che come lui ha dei particolari poteri da mutante. I due instaureranno una grande amicizia che in seguito si tramuterà in conflitto. Xavier, infatti, sogna un mondo in cui esseri umani e mutanti convivono pacificamente. Eric, al contrario, nutre un forte desiderio di vendetta contro gli umani, colpevoli di crimini come odio, razzismo e genocidio, a causa di una vita passata a lottare per sopravvivere alla furia tedesca.
Assume quindi una nuova identità e si fa conoscere in tutto il mondo con il nome di Magneto, un essere mutante dai poteri sconfinati.
Come già detto, durante la fuga dal Ghetto, Max aveva cominciato a scoprire i suoi poteri, ma crescendo le sue doti raggiungeranno livelli inimmaginabili. Non si tratta semplicemente di controllare qualsiasi tipo di metallo e modellarlo a proprio piacimento, bensì di riuscire a manipolare il campo elettromagnetico del pianeta. Tale potere gli consente di alterare la natura stessa della Terra, causando onde anomale, facendo insorgere intere isole e creando immensi campi di forza protettivi.
Già dalla sua comparsa in scena, nel primo volume dedicato agli X–Men del 1963, si capisce che Magneto è uno dei personaggi più complessi creati da Stan Lee e Jack Kirby. Il suo odio, se così si può definire, verso la razza umana nasce principalmente dal senso di oppressione e paura che ha dovuto subire non solo nella sua vita da ebreo. Sì, perché nel momento stesso in cui i suoi poteri cominciano a palesarsi, una folla inferocita e timorosa delle sue capacità mutanti gli si rivolta contro, dando fuoco alla sua abitazione ed uccidendo la sua prima figlia, Anja.
Crescendo, quindi, Magneto sviluppa la convinzione che i mutanti siano il prossimo passo della scala evolutiva. Ma in lui cresce anche il terrore che i essi possano nuovamente subire i soprusi che i nazisti riservarono agli ebrei. Un interessante parallelismo che si sviluppa nella psicologia di Magneto, considerato da molti il malvagio per eccellenza degli X–Men…
Oppure no?
Eric è un uomo che ha vissuto un’esistenza colma di dolore. Ha conosciuto la morte, la violenza e il tormento. Durante gli anni passati ad Auschwitz venne obbligato ad assecondare il volere dell’odio, smistando cadaveri nelle camere a gas. Avrebbe motivi a sufficienza per vendicarsi del genere umano, l’unico che non ha mai accettato la sua esistenza, eppure il suo scopo non è quello di sterminare la razza umana (che comunque ritiene inferiore), ma proteggere la confraternita dei mutanti da tutti coloro che li considerano mostri e fenomeni da baraccone.
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