Stroncato da un infarto a soli 44 anni, Libero De Renzio era napoletano di nascita ma romano di adozione, poiché si era trasferito nella capitale all’età di due anni. Era sposato con la costumista Marcella Mosca, e aveva ancora una carriera promettente da percorrere, sia come attore che come regista.
Marito, padre di due figli, attore premiato con un David di Donatello, caratterista e regista.
Libero De Renzio era una delle più grandi promesse del cinema italiano, capace di interpretare sia ruoli drammatici come quello di Giancarlo Siani nel film biografico “Fortapàsc” (2009) o di Jumbo ne “Il caso Pantani” (2020), sia parti divertenti come quella di Filo in “Easy – Un viaggio facile”.
Aveva cominciato la carriera da attore per seguire le orme di suo padre Fiore.
Debuttò nel 1999 in “Asini” di Antonello Grimaldi; arrivando alla consacrazione grazie al ruolo di Bart Vanzetti in “Santa Maradona”, che gli valse il David di Donatello nel 2002; e quello dell’economista Bartolomeo nella trilogia di Sydney Sibilia, “Smetto quando voglio”.
De Renzio era un attore con caratteristiche eclettiche, che nel corso della sua carriera aveva lavorato con registi come Marco Ponti, Valeria Golino, David Grieco e Claudio Fragasso, e recitato a fianco di due mostri sacri del cinema come Anthony Hopkins e Jonathan Pryce ne “I due papi”. Parallelamente alla carriera di attore aveva iniziato a farsi le ossa anche come regista, dirigendo “Sangue – La morte non esiste” con Elio Germano e Emanuela Barilozzi.
Dopo oltre vent’anni di carriera nel cinema italiano, ricorderemo Libero De Renzio per la gentilezza dei suoi occhi azzurri, per l’irriverenza e la professionalità che ha dimostrato in diverse interpretazioni, e, naturalmente, per il suo grandissimo talento.
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