La nostra recensione di “L’ultima notte di Amore”, pellicola diretta da Andrea Di Stefano con protagonista Pierfrancesco Favino.
Città d’arte, capitale mondiale della moda, dimora di edifici storici, della movida. Milano è una metropoli dalle infinite bellezze, colma di lussureggianti e luminosi edifici, musei, biblioteche e di mausolei risalenti al quindicesimo secolo. Eppure, dietro a tanta magnificenza si cela un sottobosco di corruzione, violenza e traffici illeciti.
Ed è proprio così che Andrea Di Stefano la dipinge in “L’ultima notte di Amore”, un noir urbano tanto angosciante quanto introspettivo. La Milano del regista e sceneggiatore romano è una metropoli illuminata e sfarzosa. In cui la parvenza di un’esistenza viziosa sembra avvolgere tra le sue spire gli ignari abitanti della città.
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In questo clima di luce e oscurità, tra criminalità organizzata e delinquenza, si muove Franco Amore (Pierfrancesco Favino), poliziotto prossimo alla pensione che, durante l’arco della sua ineccepibile carriera durata oltre trent’anni, ha condotto una doppia vita. Proprio come la città dipinta da Di Stefano, dietro alla sua fama di “poliziotto buono e pacifico” Franco Amore nasconde una seconda vita in cui si trova costretto a coprire le nefandezze di Cosimo (Antonio Gerardi), cugino di sua moglie Viviana (Linda Caridi). E sarà proprio a causa della sua amicizia con Cosimo che Franco vivrà la notte più angosciante della sua vita durante il suo ultimo turno di lavoro.
Così “L’ultima notte di Amore” coinvolge improvvisamente il pubblico in una vicenda dai tratti ombrosi quanto la fotografia di Guido Michelotti, che accompagna il cammino di Franco Amore in un incubo nel quale sembra essere destinato a soccombere. Difatti, un affare che apparentemente sembra privo di rischi condurrà il poliziotto e sua moglie, unico baluardo in grado di aiutare Franco, a mettere a repentaglio tutto ciò a cui hanno più caro.
L’intreccio narrativo, perfettamente diretto da Andrea Di Stefano, traghetta lo spettatore in un viaggio introspettivo che, parallelamente, sviluppa una profonda riflessione sull’avidità della natura umana. Oltre all’ottima narrazione infatti, è la regia che risulta estremamente coinvolgente e intrigante. In grado di dar forma a un racconto colmo di silenzi e sguardi profondi.
Di Stefano confeziona quindi un poliziesco tanto classico quanto moderno che gioca continuamente con le emozioni del protagonista e dei suoi famigliari e amici.
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Il risultato è una pellicola coinvolgente e intensa, capace di adattare al contesto moderno i canoni classici del genere. Mettendo al centro della vicenda un eroe maledetto che, nonostante la purezza del suo cuore, si trova coinvolto suo malgrado nel mondo della corruzione e della crudeltà di una metropoli che non risparmia nessuno. E, probabilmente, è la caratterizzazione dei personaggi, ottimamente elaborata e ben sviluppata, il piccolo grande pregio che rende “L’ultima notte di Amore” uno dei migliori polizieschi degli ultimi anni.
Difatti, oltre ad una sceneggiatura convincente e una regia solida, sono le interpretazioni il vero gioiello del film di Di Stefano. Pierfrancesco Favino è ormai una certezza. Lo sguardo lancinante e l’espressività intensa di un attore che, durante l’arco di una carriera quasi trentennale, ha lavorato con i migliori artisti italiani, riescono a trasmettere le emozioni di un uomo comune che, nell’arco di una notte, è costretto a fare i conti con tutti i suoi demoni pur di salvare coloro che più ama. Oltre a sé stesso.
Ad accompagnare il cammino interiore di un poliziotto costretto a rinnegare gran parte dei valori che lo hanno reso un esempio per le future generazione di gendarmi, troviamo Antonio Gerardi, che con Favino aveva già lavorato in “Padrenostro”. Sostenere che Gerardi sia uno dei migliori caratteristi italiani più dotati del moderno cinema italiano sembra un’affermazione ormai scontata. Tuttavia “L’ultima notte di Amore” è l’ulteriore conferma del grande talento dell’attore lucano.
Gerardi infatti porta sul grande schermo un personaggio odioso fin dalla prima battuta. Più interessato all’arricchimento personale che all’incolumità dei suoi cari. Un uomo subdolo ma scaltro magistralmente impersonato, tanto da reggere il confronto con un attore come Favino.
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Ma a sorprendere è la genuina maestria di Linda Caridi, che interpreta la moglie di Franco.
Se Gerardi è la perfetta controparte di Pierfrancesco Favino, Linda Caridi è il vigoroso corrispettivo di un uomo misurato come Franco Amore. L’attrice si cala completamente nel ruolo di una donna la cui brama di benessere e il desiderio di arricchirsi la porta a fare delle scelte alquanto discutibili.
Tuttavia, più importante di ogni altra cosa, è il forte sentimento per il suo compagno, che la trascinerà attraverso una repentina redenzione.
Per concludere, “L’ultima notte di Amore” è un noir da manuale, capace di intrattenere, coinvolgere e angosciare. Un successo reso possibile sia dall’intraprendenza di Andrea Di Stefano che dalla professionalità dei suoi protagonisti.