“Maestro”, la seconda pellicola diretta da Bradley Cooper è all’altezza delle aspettative?
Definito il “primo grande compositore americano”, Leonard Bernstein nacque il 25 agosto del 1918 ed entrò in contatto con la musica classica fin dalla tenera età, appassionandosi in maniera viscerale al pianoforte.
Nutrendo il bisogno di coltivare una passione tanto grande, nel corso degli anni frequentò le migliori scuole di musica, tra cui il corso di teoria musicale alla prestigiosa Harvard University, fino ad entrare come ‘assistente direttore d’orchestra’ nella famosa Filarmonica di New York, al fianco di Bruno Walter.
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Ed è proprio quando fu chiamato a sostituire il compositore austriaco per un concerto alla Carnegie Hall che la carriera del giovane Bernstein subì una forte impennata. Dal concerto, che riscosse un successo inimmaginabile, inizia il nuovo film di Bradley Cooper, che in “Maestro” lo vede impegnato sia come regista che come sceneggiatore. Oltre che come protagonista.
Narrato come un lungo flashback, “Maestro” ripercorre la vita e le opere del direttore d’orchestra americano… o almeno ci prova.
Forte del grande successo di “A star is born”, Cooper decide quindi di dedicarsi ad un’altra storia (questa volta vera) con protagonista un musicista in un biopic che, apparentemente, risulta ben diretto e, soprattutto, ben interpretato.
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Al fianco del protagonista, invece di Lady Gaga, troviamo Carey Mulligan, che impersona Felicia Montealegre, l’amore della vita di Bernstein. Gli occhi perennemente illuminati di una donna innamorata, soprattutto nella prima e intensa parte del film, confermano il grande talento attoriale di un’interprete come Carey Mulligan che ormai abbiamo imparato ad apprezzare grazie a pellicole come “Una donna promettente”, “Drive” e “Mudbound” (per citarne alcune).
Eppure, in “Maestro” sembra superare sé stessa impersonando una donna tanto innamorata quanto arrabbiata con il proprio uomo. Il senso di felicità quanto quello di collera risultano evidenti fin dal suo primo sguardo.
Ma tanta bravura non riesce a mettere in ombra una performance profonda e ispirata come quella di Bradley Cooper che avvalora, per l’ennesima volta, sia la sua attitudine di attore sia quella di regista. Difatti, a livello tecnico “Maestro” è semplicemente ineccepibile. La prima parte, girata in uno splendido bianco e nero, è una poesia registica. I rapidi cambi di scenografia, accompagnati dai vigorosi movimenti di macchina offrono uno spettacolo degno delle migliori opere di Broadway.
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La direzione di Cooper, alla sua seconda esperienza da regista, è tanto teatrale quanto la sua interpretazione. Già protagonista di “American Sniper” e “Il lato positivo”, Bradley Cooper si destreggia in quella che potrebbe rivelarsi la sua miglior prova recitativa. Incarnando uno dei più grandi compositori di sempre ed esprimendo tutta la dolcezza di un uomo profondamente sensibile. E, almeno per una parte della sua vita, costretto a celare la sua vera natura a causa dei pregiudizi della società dell’epoca.
Bradley Cooper infatti si dimostra talmente bravo da riuscire a trasmettere ogni emozione del “Maestro” semplicemente attraverso l’intensità del suo sguardo.
Eppure, una regia tanto eccelsa e le interpretazioni sublimi della coppia Cooper – Mulligan non bastano a salvare un film che, purtroppo, risulta scadente in uno degli aspetti fondamentali di ogni pellicola che si rispetti: la sceneggiatura.
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La storia, quella vera, di Leonard Bernstein offre invero numerosi spunti di approfondimento. Dall’omosessualità, prima celata e poi rivelata al mondo intero, alla storia d’amore, per quanto finta, con Felicia Montealegre, alla carriera musicale del compositore.
Ma in “Maestro” niente di tutto ciò è stato adeguatamente raccontato ed ogni tematica, per quanto potesse essere potenzialmente interessante, viene narrata solamente in superficie.
L’interessante vicenda legata alla vita di Bernstein si perde in una serie di discorsi filosofici troppo spesso senza senso e malamente contestualizzati. Il dinamismo della prima parte, a metà strada tra il musical e la storia d’amore, precipita drasticamente quando Cooper prende l’infelice decisione di abbandonare tale vivacità in favore di una pesantezza che affonda ancora di più nell’abisso una trama che ha ben poco da offrire.
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Guardando “Maestro” viene da chiedersi come abbia fatto Bernstein a ricevere tanto successo come compositore. Oppure perché una donna tanto in gamba come Felicia Montealegre si sia così infatuata di un uomo come lui.
E ancora, tante altre domande senza risposta affliggono lo spettatore. Ad esempio, il mondo come ha affrontato la notizia legata alla sua sessualità? E lasciatemelo dire. Da una pellicola diretta da Bradley Cooper e prodotta da personalità come Martin Scorsese e Steven Spielberg ci si aspetta molto di più.