“Gli Amanti” di René Magritte; “La nascita di Venere” di Sandro Botticelli; John Lennon e Yoko Ono nel celebre scatto di Annie Leibovitz. Questi sono alcuni dei riferimenti artistici della quarta puntata della seconda stagione di “Euphoria”. Ma quale può essere il loro significato?

“Euphoria” è una serie drammatica che, attraverso le vicende legate ad un gruppo di liceali americani, racconta le vite viziose tipiche degli esponenti della Generazione Z, tra inibizioni, violenza e un’adolescenza vissuta tra alcol, droghe e una promiscuità sessuale decisamente troppo precoce.
Protagonista, nonché narratrice della storia, è Rue (Zendaya). Questa è una diciassettenne con problemi di tossicodipendenza, la cui vita sarà inevitabilmente segnata dall’arrivo in città di Jules (Hunter Schafer), una sua coetanea transgender che farà immediatamente breccia nel suo cuore.
Tra le due studentesse nascerà un profondo legame di amicizia che le legherà indissolubilmente.

Convinta di non poter vivere senza droghe, anche dopo aver rischiato la vita a causa di un’overdose, Rue svilupperà in breve tempo un amore profondo nei confronti di Jules. Tale amore le darà la forza necessaria per riuscire a disintossicarsi, almeno per un breve lasso di tempo.
Difatti, sul finale della prima stagione, quando Jules, nutrendo il bisogno di soddisfare la sua voglia di provare nuove esperienze e vivere la vita fino al limite, prenderà un treno per New York, Rue si sentirà talmente sola e abbandonata da cadere di nuovo nel vortice della tossicodipendenza.
Tuttavia, nonostante i mesi trascorsi lontane l’una dall’altra, la loro voglia di stare insieme non si placherà. Anzi, troverà nuova linfa vitale nel momento in cui si incontreranno nuovamente in occasione dei festeggiamenti per l’inizio del nuovo anno.

Rue è da sempre incantata dalla bellezza e dipendente dall’amore per Jules. E, sotto l’effetto di numerosi narcotici, nella sua mente inizierà a manifestare una serie di immagini, tra opere d’arte alla Botticelli e scene tratte da quei film che, Rue considera puro romanticismo.
E così l’immagine idilliaca che Rue ha dipinto attorno alla figura di Jules prenderà la forma di una rielaborazione artistica dell’opera d’arte di Botticelli, “La nascita di Venere”, che il pittore realizzò intorno al 1485.
Ai tempi degli antichi romani, Venere era adorata come Dea della Bellezza, simbolo della perfezione e dell’esaltazione dell’avvenenza femminile. E nella mente di Rue, Jules viene rappresentata proprio come una dea, un essere perfetto, una bellezza talmente virtuosa capace di trascendere il semplice desiderio umano dell’eros.

Il sogno di Rue continua. Nella sua mente si immagina come Yoko Ono e John Lennon in quel celebre scatto di Annie Leibovitz che apparse sulla copertina di Rolling Stone il 22 gennaio del 1981. In “Euphoria”, Rue, nei panni di Yoko, se ne sta immobile, lasciandosi baciare e accarezzare da Jules che, in posa proprio come John Lennon, è completamente nuda, indifesa e desiderosa di quell’amore tanto semplice quanto spontaneo.
Eppure, nonostante sia follemente innamorata di Jules e abbia la sensazione di vivere la loro relazione come in una fiaba, nel profondo Rue è consapevole che la loro storia d’amore è destinata a naufragare, come dimostra la rappresentazione visiva de “Gli Amanti” di Magritte. L’illustre quadro del pittore belga difatti raffigura un bacio destinato a rimanere incompiuto. I due amanti hanno il volto coperto da un lenzuolo bianco, un velo tanto fine quanto ingombrante che, nonostante la vicinanza dei due innamorati, impedisce loro di suggellare la loro unione.

Il quadro di Magritte può essere considerato un presagio, probabilmente, di quello che vedremo accadere nel corso della quarta puntata “You who cannot see, think of those who can” (2×04).
Un presagio che trova conferma nella rielaborazione del quadro di Frida Kahlo “Self portrait as a Tehuana”, un autoritratto in cui, come a dimostrazione del suo amore verso Diego Rivera, nonostante i continui tradimenti dell’uomo, la pittrice messicana si dipinse una miniatura del volto di Rivera sulla fronte, come espressione dell’ossessione che nutriva per l’artista.

Quello tra Rue e Jules è un amore che può essere espresso attraverso diverse forme artistiche. E questo viene appurato dal carosello di sequenze in cui le due ragazze inscenano alcune tra le pose più famose della storia del cinema: “Ghost”, “Titanic”, “I segreti di Brokeback Mountain” e il finale di “Biancaneve”, in cui la morte è una presenza incombente.
Un occhio attento potrebbe interpretare il tutto con una chiave di lettura decisamente drammatica, nell’osservare la sequela di scene. È casuale che Rue interpreti il ruolo del personaggio che perisce? Non crediamo proprio.
Possibile che sia il preludio di un qualcosa che probabilmente avverrà o che potrebbe accadere?

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