“MaXXXine”, l’ultimo capitolo della Trilogia X di Ti West con protagonista Mia Goth. Un horror moderno che spazia dallo slasher al noir.
In uno dei suoi celebri aforismi Jim Morrison diceva “non lasciare che il tuo passato si scaraventi sul tuo presente sconvolgendo il tuo futuro”. È proprio quello che sta cercando di fare Maxine Minx, già protagonista di “X – A sexy horror story”. Giunta a Los Angeles e divenuta ormai una star del cinema per adulti, la giovane attrice è intenzionata a cambiare la propria vita. Cercando in primis di dimenticare il massacro avvenuto in Texas sei anni prima. Impresa decisamente non semplice. Soprattutto quando la Città degli Angeli viene sconvolta dai delitti di un serial killer senza volto che si fa chiamare Night Stalker, il quale sembra prediligere come vittime le giovani donne. Proprio come la nostra protagonista.
Così si conclude una delle trilogie horror slasher più strane e, allo stesso tempo, originali e ambiziose degli ultimi anni. Al centro di tutto, anche se inserito in maniera più velata di “X – A sexy Horror Story” ma più esplicita rispetto a “Pearl”, c’è ovviamente l’industria del cinema porno. Dopo averci condotto prima nell’America del 1979, tra bigottismo e scetticismo verso un genere che è ancora considerato peccaminoso, e poi negli anni della Prima Guerra Mondiale, quando il porno, oltre ad essere agli albori, era assolutamente vietato e illegale, con “MaXXXine” Ti West ci porta in quel decennio che tanto profumava di libertà ma che brulicava ancora di perbenisti e puritani: gli anni ’80.
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I nostalgici infatti apprezzeranno moltissimo le ambientazioni, perfettamente ricostruite, capaci di trasmettere tutte quelle sensazioni che si provavano quando si noleggiava nelle videoteche. E quando era consentito fumare nei locali pubblici. E si ascoltava la musica dai walkman.
Il tutto contornato da un’atmosfera a tratti cupa e degradata. A tratti luminosa ed elegante. “MaXXXine” infatti si dilata tra gli studi della Universal e i degradati quartieri a luci rosse, se così si possono definire.
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Il risultato è un horror a chiare tinte noir che mescola i generi con una naturalezza impressionante. Il tutto senza però rinunciare a quel tratto autoriale che ha caratterizzato tutta la trilogia. In particolare “Pearl”. Quel monologo finale di Mia Goth è infatti qualcosa che dovrebbe entrare di diritto nella storia del cinema (almeno di quello horror).
Ma non divaghiamo. Torniamo a parlare (anzi, scrivere) di “MaXXXine”.
Per quanto l’effetto nostalgia sia molto forte, anche se non propriamente ricercato, basti pensare che i riferimenti alla musica e al cinema dell’epoca sono ridotti al minimo, è la brutalità la vera potenza di “MaXXXine”, quello che distingue la pellicola di Ti West dai molti film di genere.
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Non è tanto della violenza fisica quello di cui stiamo parlando, quanto quella di una società che, nonostante tutti i cambiamenti subiti nel corso dei decenni passati, si ostina a considerare le donne parte di un sistema dominato dal maschilismo.
Avvalendosi di un cast d’eccezione e di una storia ben scritta, Ti West riesce a portare sul grande schermo la voglia di ribellione del gentil sesso che imperversava in quella decade. Maxine infatti, memore della terribile esperienza vissuta in Texas, è ancora convinta che “non posso accettare una vita che non sia degna di me” ed è più determinata che mai nel voler raggiungere i proprio obiettivi.
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L’aspirante star del cinema non è disposta a farsi schiacciare da niente e da nessuno. Né dal sistema maschilista di Hollywood né, tanto meno, da uno strampalato investigatore privato, impersonato da Kevin Bacon, il quale, incredibilmente, rappresenta l’unico punto debole del film. La sua presenza infatti, per quanto sia ben interpretata, non aggiunge niente ad una trama in grado di coinvolgere fin dal primo fotogramma.
L’altro lato della ribellione femminile è invece rappresentato da Elizabeth Bender (Elizabeth Debicki). Donna forte, regista di talento e autrice rivoluzionaria, è lei che sceglie di dare fiducia a Maxine, convinta che, attraverso l’arte sia possibile cambiare il sistema. E, come la protagonista, non ha intenzione di farsi fermare da nessuno.
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Così come nei capitoli precedenti, anche in “MaXXXine” sono quindi le donne a determinare il proprio destino. Assumendo il ruolo sia dell’eroina che del carnefice, ma mai quello della vittima. Ma del resto, come diceva Bette Davis e come lo stesso Ti West ha citato, “in questo mestiere, finché non sei conosciuta come un mostro, non sei una star”.