La nostra recensione di “Mia”, pellicola con Edoardo Leo e Greta Gasbarri.
Descrivere la vita di un’adolescente di oggi non è per niente facile come potrebbe sembrare. Si divide sempre più tra attività extrascolastiche e andare in giro con gli amici. Lo studio, la maggior parte delle volte viene svolto a tarda sera, o nel tardo pomeriggio, dipende da quanti messaggi arrivano su whatsapp e quanti follower ha su tik tok. Gli amici, e lo sport con le amiche vengono prima di tutto. Come le feste, le serate trascorse in pizzeria e i pomeriggi passati al bar Tevere. Specialmente a quindici anni, come è comprensibile che sia.
Il genitore, quindi, deve fare costantemente i conti non solo con il carattere di una figlia e il rispetto che ne dovrebbe derivare, ma deve fare attenzione a come si veste, a quanto si trucca, a che ora torna, ma soprattutto, alle amicizie e a chi frequenta assiduamente. Un bravo genitore può anche essere un buon amico e confidente, ma non è mai, mai pienamente tranquillo. Se le forze lo assistono, tiene gli occhi aperti anche quando fuori è buio.
Ed è buio quando Mia scappa di casa.
Mia ha quindici anni. È stata cresciuta da una famiglia semplice e in un clima sereno pieno di tranquillità, risate, complicità e fiducia. Studia, ha molti amici, ed è una ragazza incredibilmente solare, socievole e piena di vita. Mia si trucca, veste con abiti un po’ troppo succinti per la sua età, ma è una ragazza che obbedisce al volere dei genitori. Chiede, anche se le sarà negato. Chiede scusa se sbaglia.
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Ma Mia (Greta Gasbarri) ha pur sempre quindici anni e il cuore, anche se immaturo, può già iniziare a battere, anche se palpita verso la persona sbagliata.
Nella vita di Mia, infatti, inaspettatamente, entra Marco (Riccardo Mandolini). E come d’improvviso Marco, vent’anni, si insinua nella realtà della ragazza, come un veleno che, a bassa voce, le risucchia l’energia e la voglia di respirare. All’apparenza carino e amichevole, il ragazzo si rivelerà essere ben presto ossessivo e morboso, tanto da indurre Mia a cedere ad ogni suo volere. La forza, la volontà, finiranno di esistere. Violentemente.
Fino a quando solo l’incubo avrà la meglio.
Il film di Ivano De Matteo, qui in veste sia di regista che di co-sceneggiatore assieme a Valentina Ferlan, grazie ad un soggetto di Edoardo Leo che qui interpreta il padre di Mia, Sergio, è incredibilmente vero. Le parole, i dialoghi sono ben costruiti, così come le affinità e i momenti di serenità. Anche i silenzi parlano, soffrono. Talvolta gridano. E De Matteo dirige il tutto a più riprese, a tratti quasi sussurrando e poi prepotentemente. Scena dopo scena è riuscito nel descrivere la loro felicità, la loro angoscia e infine la disperazione. “Per tutta la vita”, per esempio, canzone principale del film, cantata da Noemi e Fiorella Mannoia, è stata introdotta in maniera davvero impeccabile. La colonna sonora del film è stata curata da Francesco Cerasi.
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La realtà non sfugge, è attuale e si assapora pian piano dall’inizio alla fine, perché è incredibilmente complicata. Si tocca con mano, è colorata quando Mia sorride, è grigia quando Mia è assente. E fa male.
È gelida, è scomoda, priva di calore.
Ogni sguardo corrisponde al vero, ad un’emozione troppo forte per poterla solo sussurrare. Si può solo urlare. E davanti a questa rabbia, cosa può fare un genitore in tutto questo?
Proteggere chi ha messo al mondo.
Ogni giorno guardi tua figlia e la vedi felice, serena, piena di gioia di vivere. E anche tu, in qualche modo, sei in pace con il mondo. All’improvviso però tutto cambia. Hai una sensazione troppo forte per poter fare finta di niente. Perché? Perché conosci tua figlia.
E così Sergio (Edoardo Leo), autista di ambulanza e infermiere del 118 inizia a notare comportamenti inconsueti in Mia. E inizia ad agire, cercando di estirpare il male, l’ossessione, l’orco cattivo che ha catturato la sua bambina e che non la vuole lasciare andare.
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Sergio farà ogni cosa in suo potere per riuscire a riportare sua figlia alla vita. Complice una madre (Milena Mancii), dapprima insopportabilmente accondiscendente, e se vogliamo essere sinceri, anche un po’ troppo incline alla parola “Si”, assieme a Sergio cercheranno di aiutare la figlia con tutte le loro forze, accompagnando lo spettatore in un’angoscia che sale e sale in un crescendo di tensione in un dramma familiare che privilegia egregiamente la bravura dei suoi interpreti.
In primis Edoardo Leo, finalmente oserei dire, ha dato corpo e anima ad uno dei personaggi più riusciti, profondi ed emotivi mai interpretati. Accompagnato da Greta Gasbarri (la figlia Mia) alla sua prima apparizione sullo schermo. E Riccardo Mandolini (Marco), allo stesso modo di Leo, è riuscito a sviluppare un personaggio tanto odioso quanto insopportabile sotto ogni punto di vista.
Il film fa davvero male, è un pugno allo stomaco difficile da dimenticare, da digerire. Perché è incredibile quanto sia attuale e incredibilmente autentico. In tutti i suoi punti di vista. Dal Manipolatore, alla disperazione di Mia. Alla sete di vendetta che giunge silenziosa fino ad esplodere in un atteso e iracondo finale.