Febbraio 1928. La leggenda narra che a Walt Disney, mentre si trovava su un treno di ritorno da New York insieme a sua moglie Lily, un’idea geniale lo colse d’improvviso: “Mi serve un nuovo personaggio, e stavo pensando ad un topo. Credo che lo chiamerò Mortimer”. “Mortimer? Non mi piace molto. Che ne dici di Mickey?” fortunatamente Walt diede retta a sua moglie, e così Lily sarebbe stata per sempre fiera di aver risposto così a suo marito. In quel viaggio, da New York a Los Angeles, nacque l’idea di Mickey Mouse o Topolino.
Prima di arrivare a concepire il personaggio che sarebbe diventato una delle icone cinematografiche più amate di tutti i tempi, e il simbolo del regno della fantasia di Disney, Walt dovette superare non pochi ostacoli.
Cominciò tutto nel 1922, quando all’età di vent’anni, Walt fondò ufficialmente la Laugh-O-Grams Films, una piccola casa di produzione, la cui sede era un garage e dove Walt realizzò dei piccoli filmati per la Newman Theatre Company. Grazie a questa esperienza, breve ma significativa, Walt Disney riuscì a sperimentare le sue brillanti idee e intuizioni sull’animazione e rendendosi conto di quanto potesse essere difficile produrre e creare filmati animati, anche se molto brevi, prese contatti con una sua vecchia conoscenza, un talentuoso disegnatore di nome Ub Iwerks.
Insieme i due diedero vita ad una serie di film di genere, che oggi chiameremmo “favola moderna”.
Sostanzialmente erano dei riadattamenti in chiave contemporanea di vecchi classici delle fiabe come “Il gatto con gli stivali” e “Alice nel paese delle meraviglie”. Purtroppo i costi per la produzione di questi cortometraggi erano troppo elevati e la Laugh-O-Grams Films fallì circa un anno dopo la sua inaugurazione.
Disney però non si arrese, e proprio Alice lo guidò nel suo Paese delle Meraviglie: Hollywood. Walt si trovò dunque nella Città degli Angeli senza un impiego e senza un soldo, in cerca di un’occupazione come regista. La svolta arrivò grazie ad un telegramma. Margaret Winkler, una famosa distributrice di New York, tempo addietro aveva ricevuto una versione incompleta di “Alice’s Wonderland”, e decise di contattare Walt incaricandolo di girare dodici film su Alice.
A quel punto Disney chiese a suo fratello maggiore Roy di raggiungerlo, in modo che amministrasse la contabilità. I due fratelli fondarono quindi la Disney Brothers Studio e cominciarono subito a lavorare su “Alice’s Wonderland” con protagonista la piccola Virginia Davis. Tre anni più tardi i Disney erano sulla cresta dell’onda. Il nome dello studio venne cambiato prima in Walt Disney Studio e poi nel definitivo Walt Disney Production. Era il 1928 e il successo stava per arrivare. A portarlo fu un piccolo topo.
Gli ottimi risultati di “Alice’s Wonderland” spianarono la strada a Disney.
Walt era felice, sapeva di aver fatto un buon lavoro, ma era consapevole e voglioso di poter fare meglio. Voleva mettersi alla prova. Una volta ricongiuntosi al suo vecchio amico Ub Iwerks, i due cominciarono a lavorare su un nuovo personaggio. Se Alice era stata il suo primo grande successo, il suo nuovo eroe non poteva che essere un coniglio. Fu così che nacque Oswald, the Lucky Rabbit. Nel frattempo Margaret Winkler si era sposata con un uomo d’affari, Charles Mintz, e lo aveva messo a capo della sua ditta di distribuzione. Mintz apprezzò molto i primi disegni di Oswald e commissionò a Walt e Ub una serie di 26 cortometraggi con protagonista il Coniglio Fortunato.
Grazie alla sua ottima caratterizzazione e all’entrata in scena di un frequente antagonista identificato come Putrid Pete, Oswald fu una vera e propria miniera per Disney e per la casa di distribuzione di Mintz, e in soli due anni (1927-1928) la popolarità del coniglio salì alle stelle. Nelle sue avventure Oswald sarà circondato da capre cocciute, topi e gatti malandrini, attraenti gatte e conigliette, e ovviamente dal suo nemico giurato Putrid Pete, che nell’episodio “Ozzie of the Mounted” cambierà nome in Peg Leg Pete, letteralmente Pietro Gambadilegno. Oswald aveva decisamente carattere ma non abbastanza per diventare una leggenda.
Purtroppo il successo non garantì alcuna garanzia a Disney e al suo studio, anzi fu proprio a causa di tale successo che Walt si trovò senza il suo personaggio e senza il suo staff di disegnatori.
Nel febbraio del 1928, Walt e sua moglie Lily si recarono a New York per incontrare Mintz, convinti che avesse pronto un contratto che gli assicurava altri lavori sul Coniglio Fortunato. Accadde tutto il contrario. Ingenuamente, nel momento in cui era stato stipulato il primo contratto, al momento della firma Walt aveva ceduto tutti i diritti alla casa di distribuzione che decise di riappropriarsi di Oswald. Ma non solo. Segretamente Mintz aveva contattato tutti i migliori disegnatori che lavoravano alla Walt Disney Production per proporre loro di abbandonare Walt ed andare a lavorare per lui. Accettarono tutti, tranne Iwerks. Deluso, sconfitto e amareggiato, Disney si ritrovò a dover ricominciare da zero. E proprio quando tutto sembrava perduto, nacque l’idea che avrebbe cambiato per sempre non solo la vita di Walt, ma la storia del cinema: Mickey Mouse.
La situazione non poteva essere più complicata. La Walt Disney Production era ancora vincolata al contratto che la obbligava a finire di produrre i 26 cortometraggi su Oswald, quindi Walt doveva lavorare a stretto contatto con le stesse persone che lo avevano tradito passando dalla parte di Mintz.
Nel frattempo, in gran segreto, Walt e Iwerks stavano lavorando all’ideazione di Mickey Mouse. Nessuna informazione doveva trapelare.
Iniziarono a lavorare su un personaggio diverso, con un corpo a forma di pera, varie forme circolari e un paio di gambe sottili. A quell’epoca i personaggi dell’animazione seriale venivano creati unendo tubi di gomma disegnati. Il disegno veniva organizzato in cerchi per facilitare il compito dell’animatore che creava personaggi che potessero rimbalzare, roteare armoniosi a contrasto di uno spazio bianco.
A marzo la rottura con la casa di distribuzione di Mintz divenne definitiva, e il nuovo personaggio di Disney e Iwerks era finalmente pronto. A maggio del 1928 venne proiettata (anche se in forma privata) la sua prima avventura: “Plane Crazy” (“L’aereo impazzito”).
Per Walt era giunta l’ora di guardare al futuro, alla modernità, alle nuove tecnologie per realizzare al meglio le sue idee, per cercare di portare l’animazione e la sua azienda ad un livello sempre più alto. Seguendo questi ideali, la prima avventura di Mickey rese onore a Charles Lindbergh, l’aviatore che tra il 20 e il 21 maggio del 1927 compì la prima traversata transatlantica in solitario.
Sfortunatamente la proiezione privata non riscosse il successo sperato e Walt non riuscì a trovare un distributore per il suo corto. Ma questo non fermò l’audace Disney. Lavorò alla realizzazione del secondo corto di Mickey Mouse, dal titolo “The Gallopin’ Gaucho” (“Topolino Gaucho”).
Qui, Walt e Ub, introdussero il personaggio di Gambadilegno, l’antagonista perfetto per Topolino.
Nonostante la proiezione del 28 agosto 1928 (in forma privata) risultò essere un trionfo, Walt si oppose alla distribuzione di “The Gallopin’ Gaucho”. Walt Disney aveva intenzione di far conoscere al mondo Topolino, ma voleva stupire. Desiderava che le persone rimanessero folgorate alla sola visione del suo incredibile lavoro. “Steamboat Willie”, il terzo cortometraggio su Mickey Mouse che diede alla Walt Disney Studio la superiorità ai vertici delle società di animazione, era ancora in lavorazione.
Questa volta Disney voleva che tutto fosse perfetto, il pubblico doveva assistere ad una cosa mai vista prima di allora. L’idea era quella di creare un corto animato specificamente pensato per una colonna sonora audio sincronizzata.
Il 6 ottobre 1927, al cinema uscì “The Jazz Singer”, il primo film sonoro, diretto da Alan Crosland e interpretato da Al Jolson. Con la durata di ottantotto minuti, “The Jazz Singer” aveva una componente musicale composta da nove canzoni jazz, e il parlato raggiungeva la durata di poco più di un minuto. Il pubblico ne fu entusiasta e il film fu un successo, tanto che la maggior parte delle sale cinematografiche si dotarono di impianti audio. Era la rivoluzione che Disney aspettava da tempo. Un cambiamento che poteva segnare una rivoluzione epocale nella storia del cinema. Finalmente il suo progetto non solo poteva essere realizzato, ma anche proiettato.
Per cominciare, Walt si assicurò la licenza degli impianti sonori Cinephone di Pat Powers che divenne il distributore di “Steamboat Willie”.
Dopo essersi aggiudicato quell’importante collaborazione, Disney ingaggiò un’orchestra di New York, diretta dal famoso musicista Carl Stalling, autore in seguito, di alcune tra le più celebri Silly Symphonies. I protagonisti erano Mickey Mouse e Minnie, due topolini allegri e vispi che, grazie all’uso mirato della componente musicale, i due topolini e gli altri personaggi della pellicola, si muovevano in sincrono con la musica, trasformando ogni loro movimento in uno strumento musicale.
Mickey Mouse è al timone di un battello a vapore fischiettando “Steamboat Bill” (la canzone di Arthur Collins che da titolo al corto). Ma il posto di Mickey non è al timone e quando il capitano Pietro Gambadilegno lo scoprirà, lo rispedirà immediatamente a svolgere il suo lavoro di sguattero. Offeso dal brutale comportamento del capitano e dalle prese in giro del pappagallo di Gambadilegno, Topolino disobbedirà nuovamente. Aiuterà la fidanzata Minnie a salire sul battello, e per compiacerla inizierà a tormentare gli animali a bordo usando i loro corpi come strumenti musicali, scatenando di nuovo la rabbia di Pietro.
La trama era semplice, molto meno elaborata sia di “Plane Crazy” che di “Gallopin’ Gaucho”, ma a fare la differenza fu proprio il sonoro.
“Steamboat Willie” venne proiettato per la prima volta il 18 novembre del 1928 allo Universal’s Colony Theatre di New York, e fu un grande successo. Il corto creato da Walt e Ub divenne un modello per tutti i cortometraggi che seguirono, ed anche per i precedenti poiché Disney applicò la sincronizzazione anche ai corti “Plane Crazy” e “Gallopin’ Gaucho”.
In breve tempo Mickey Mouse divenne una vera e propria icona, sancendo il sodalizio tra Disney e Stalling. Intuendo il potere rivoluzionario del sonoro sul piano comunicativo, Disney e Stalling crearono insieme le “Silly Symphonies”, una serie di corti animati basati sull’illustrazione e sulla musica.
Grazie a Topolino, Walt entrò di diritto nell’Olimpio Hollywoodiano.