“Mon Crime – La colpevole sono io”, una brillante commedia femminista ambientata nella Francia degli anni ’30.
Nei suoi venticinque anni di carriera, Francois Ozon ci ha abituati a pellicole in grado di spaziare tra i generi. In più di un’occasione infatti, il regista parigino ha dimostrato di possedere caratteristiche eclettiche firmando delle brillanti commedie come “Otto donne e un mistero” e “Potiche – La bella statuina”. Oppure dei profondi drammi come “Giovane e bella” e “Estate ’85”. E ancora thriller psicologici quali “Doppio amore” e “Swimming pool”.
Eppure, nonostante sia un autore in grado di destreggiarsi in così tanti generi, Ozon riesce sempre a permeare le sue opere con tematiche forti e importanti, senza però appesantire troppo la trama o trascurarne gli aspetti. Questo è ciò che accade anche in “Mon Crime – La colpevole sono io”, la nuova fatica del regista francese.
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Siamo nella Parigi del 1935. La Grande Guerra è ormai un lontano ricordo e il Secondo Conflitto Mondiale non è ancora una prospettiva da temere. Il cinema sonoro ha ormai preso il sopravvento sul muto. Madeleine (Nadia Tereszkiewicz), una giovane attrice in cerca di una scrittura, e la sua coinquilina e migliore amica Pauline (Rebecca Marder), un avvocato che non riesce a trovare clienti da difendere, tentano con ogni mezzo di sbarcare il lunario e di evitare lo sfratto del loro fatiscente e minuscolo appartamento.
Fino a quando, ad entrambe, capita l’occasione della vita. Madeleine viene accusata dell’omicidio di un famoso produttore cinematografico e, dopo essersi dichiarata colpevole, Pauline decide di difenderla in tribunale.

Con una premessa del genere, Francois Ozon confeziona una delle commedie francesi più brillanti e divertenti degli ultimi anni, costruendo una trama intricata ma godibile, misteriosa ma divertente.
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Scritto e diretto da Ozon stesso, anche se liberamente ispirato ad un’opera teatrale del 1934, “Mon Crime – La colpevole sono io” è l’ennesima dimostrazione del grande talento del caro Francois. La sceneggiatura, che oserei definire geniale, accompagna una regia sublime, tanto dinamica quanto ricercata, in grado di valorizzare sia i paesaggi più sfarzosi, come la reggia in cui vive il produttore vittima della storia, sia gli spazi più angusti, come l’appartamento di Madeleine e Pauline.
Il tutto risaltato dalle scenografie di un asso come Jean Rabasse, che fu scenografo al servizio di Bernardo Bertolucci in “The Dreamers – I sognatori”, che riesce a incorniciare come in un dipinto la Parigi degli anni ’30.
Ma sicuramente è la sceneggiatura il vero punto di forza di “Mon Crime – La colpevole sono io”. Ricca di colpi di scena e di continui e impensabili capovolgimenti di prospettiva, la scrittura di Ozon di avvale di una delle tradizioni più affascinanti della commedia: la satira.
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Il ritmo incalzante delle battute, soprattutto quelle di Madeleine e Pauline, riesce a confondere chiunque tenti di ostacolare i sogni di gloria delle protagoniste. Affittuari, investigatori, giudici e imprenditori diventeranno quindi vittime del pungente sarcasmo delle due giovani e ambiziose coinquiline.

Attraverso un tale espediente, Ozon riesce a schernire, con un’ironia tanto graffiante quanto efficace, il patriarcato, realizzando una commedia femminista estremamente fine e mai ridondante.
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Merito di una tale spensieratezza nell’affrontare una tematica difficile da trattare come il femminismo è sicuramente delle due principali interpreti, Nadia Tereszkiewicz e Rebecca Marder. Oltre ad una sceneggiatura efficace e divertente. Madeleine e Pauline sono infatti due donne ben diverse tra loro, ma che, grazie all’alchimia delle attrici, si intendono alla perfezione.
Esuberanti e determinate, l’attrice e l’avvocato riescono a tener testa, in maniera assolutamente originale e ferocemente ironica, ad una società comandata dal patriarcato vigente all’epoca. Tant’è che a cadere nelle macchinazioni di Madeleine e Pauline sono esclusivamente gli esponenti di sesso maschile.
Ma “Mon Crime – La colpevole sono io” non si limita a questo. Invero, oltre a soffermarsi sul femminismo, riesce a mettere sotto accusa anche i pregiudizi e l’intolleranza verso gli omosessuali. Ozon infatti inserisce una tale tematica in un contesto perfettamente appropriato, riuscendo a trattare il tutto in una maniera velatamente celata.
Bastano infatti un intenso scambio di sguardi, una parola non detta o un sentimento inespresso per trasmettere la frustrazione e l’indignazione verso quella parte dell’umanità che, ancora oggi, si rifiuta di accettare che l’omosessualità non è contro natura.
Di seguito, il Trailer di “Mon Crime – La colpevole sono io”.