Con la seconda stagione di Monsters, Ryan Murphy ci racconta il duplice omicidio di José e Kitty Menendez.
Ryan Murphy, storico creatore di serie TV di un certo livello, da “American Horror Story” a “Feud”, ci ha abituati a prodotti di una certa intensità. Anche se a volte, come nel caso di “Hollywood”, è caduto nel tranello del buonismo accentuato. Ma forse, negli ultimi anni, è riuscito a distaccarsi da quell’etichetta che lo bollava come ideatore di storie fin troppo edulcorate. E gran parte del merito di tale evoluzione è senza dubbio della serie TV antologica “Monster”.
La prima stagione, datata 2022, ci aveva raccontato la storia di Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee, arrestato e condannato per l’omicidio di diciassette persone, per lo più maschi di colore e omosessuali. Grazie anche all’ottima interpretazione di Evan Peters, “Dahmer” era riuscita a convincere sia il pubblico che la critica. Sebbene in molti sostenessero che Murphy avesse voluto mitizzare troppo un serial killer crudele ed efferato come Jeffrey Dahmer.
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Invero, Peters fu tanto bravo nel recitare la parte di Jeffrey Dahmer da riuscire a infondere (in pochi, fortunatamente) empatia verso un essere, un mostro che all’epoca non solo aveva ucciso, ma si era anche nutrito delle proprie vittime. Ma è bene sottolineare che, per quanto sia giusto apprezzare un’interpretazione ammirevole come quella di Evan Peters, provare empatia o, addirittura giustificare tali comportamenti, è un grave errore di giudizio.
Un errore che è praticamente impossibile compiere guardando “Monsters, la storia di Lyle ed Erik Menendez”. Nicholas Chavez e Cooper Koch (rispettivamente Lyle ed Erik) interpretano due ambigui fratelli il cui unico scopo, oltre a tentare di soddisfare le aspettative del padre, José (Javier Bardem), è quello di godersi la vita e la ricchezza da esso accumulata. Anche a costo di risultare odiosi e viscidi. Anche a costo di uccidere i propri genitori.
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Murphy attinge quindi ad un’altra macabra storia vera per creare un prodotto dal forte significato ma meno efficace nella forma. Quella dei fratelli Menendez è difatti una vicenda tristemente ambigua.
Chi può dire infatti che Lyle ed Erik non stessero mentendo quando hanno asserito di aver agito in conseguenza a degli abusi sessuali e psicologici subiti, per anni, da loro padre? Chi può dimostrare che la loro versione dei fatti non sia solamente una faccia della medaglia e che in realtà sia tutta una montatura per cogliere il consenso della giuria, della stampa e dell’opinione pubblica?
Di certo non Ryan Murphy. E per quanto abbia voluto raccontarci del macabro omicidio di José e Kitty Menendez (Chloe Sevigny) per mano dei loro figli, e dell’impatto mediatico e culturale che ebbe il processo, il creatore di “American Crime Story” non ci prova neanche a prendere una posizione.
Nonostante ciò, il messaggio che vuol trasparire è fin troppo evidente. Gli abusi, che siano questi sessuali o psicologici, sono reato gravissimo oltre ad essere un comportamento abominevole. Soprattutto se tutto questo è perpetrato da parte di un genitore ai danni del proprio figlio.
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Ma l’omicidio è una risposta altrettanto riprovevole e, sicuramente, la più errata delle condotte. Come più volte viene asserito in “Monster, la storia di Lyle ed Erik Menendez”, se veramente tali abusi sono stati commessi, allora le due vittime avrebbero dovuto denunciare il tutto alle autorità competenti. E non imbracciare un fucile per poi sparare a sangue freddo ai loro genitori.
E Murphy è stato molto chiaro su questo. Forse fin troppo chiaro.
Invero, se le interpretazioni di Nicholas Chavez e Cooper Koch quanto quelle di Javier Bardem e Chloe Sevigny sono state abbastanza intense da far trasparire tutta l’ambiguità dei personaggi, la sceneggiatura incalza troppo sul messaggio che la serie TV vuol far arrivare al pubblico. Tanto da risultare ripetitiva.
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Il fascino e l’estetica della storia sono fuori discussione. Ma il voler ribadire ripetutamente che le condotte dei membri della famiglia Menendez sono sbagliate, Ryan Murphy rischia seriamente di far perdere interesse al pubblico. Come del resto è stato per me.
Di seguito il Trailer di “Monster, la storia di Lyle ed Erik Menendez”.