Negli anni ’80, tutto era una novità, nonché un’emozione continua. Si aveva davvero la sensazione con l’aiuto di un pizzico di fantasia di montare in groppa a Falkor, il drago volante de “La storia Infinita” , scorrazzare in bicicletta con “E.T.”; giocare ai pirati con “I Goonies”; o attraversare il tempo e lo spazio con astronavi rudimentali come in “Navigator“. Era un’età piena di immaginazione. Capace di trasformare i sogni in realtà! Oggi è semplice “navigare” nel passato con i continui riferimenti presenti in film e serie tv, basta nominare il recente “It” di Andrés Muschietti che per rendere più appetibile la sua trasposizione del romanzo di Stephen King ai voleri degli spettatori, ha ambientato il primo capitolo nei gloriosi anni ’80 invece dei lontani ’50.
Il ritorno di questa moda rétro tra le nuove generazioni, forse la si deve alle tre stagioni di “Stranger things“, un vero e proprio fenomeno di massa pieno di nostalgia.

La scia fantascientifica, iniziata nel 1977 sul grande schermo con “Star Wars” e “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, ebbe un notevole seguito, tra le produzioni più popolari: “E.T. L’extra-terrestre”(1982) il cult di Steven Spielberg, che in quel periodo fu il primo ad avere l’intuizione di inserire un bambino che interagiva con un alieno; nel 1984 seguì “Giochi stellari “(“The last Starfighter”) che miscelava guerre galattiche e videogame; la precaria navetta costruita con pezzi di elettrodomestici di Joe Dante in “Explorers”(1985), non ebbe molta fama, ma vantava un cast di teen-star tra cui il compianto River Phoenix ed Ethan Hawke; nel 1986 fu la volta di “Navigator” che raccontava una storia di fantascienza e di paradossi temporali.
L’inizio del film ci catapulta subito nella vita di David Scott Freeman, un dodicenne che ha i problemi esistenziali di un preadolescente.
Litiga spesso con il fratellino minore; è incompreso dai genitori; ha una cotta per la ragazzina più popolare e il suo migliore amico è l’inseparabile cane. Un giorno sviene in un bosco, si risveglia otto anni dopo nel medesimo posto. Ma ha mantenuto la stessa età e non ha memoria di ciò che è accaduto.
Ritrovata la famiglia, cercherà di capire ciò che gli è successo e come mai tutto è cambiato senza che lui sia cresciuto. Nel frattempo viene fatto prigioniero in un laboratorio della NASA che vuole studiarlo e analizzare il suo cervello. Riuscito a fuggire arriva ad una navicella spaziale abitata da un robot di nome Max che si ostina a chiamarlo “Navigator” e da quell’istante, oltre ad ottenere molte risposte, sfreccerà nel cielo, solcando le barriere del tempo.
A dirigere “The night of navigator” c’è Randal Kleiser regista noto per aver diretto il musical “Grease”, per esempio.
Non è un caso che renda omaggio alla sua opera più famosa in una scena del film.Non era la prima volta che la Disney produceva una favola sci-fi, basti ricordare: “Il gatto venuto dallo spazio” (1977) e “Gli occhi del parco” (1980), in questa vicenda però sembra che sia stato fatto un passo avanti rispetto alle precedenti pellicole. Il plot è caratterizzato da una prima parte molto efficace, misteriosa e ricca di colpi di scena, grazie anche alla suggestiva colonna sonora di Alan Silvestri, la narrazione purtroppo non mantiene il ritmo per tutta la durata della visione, ma ha comunque il merito di intrattenere e divertire lo spettatore con battute e citazioni.
La fotografia e gli effetti speciali sono dignitosi. A colpire maggiormente sono l’interno del veicolo spaziale con le sue luci e colori e l’insolita Intelligenza Artificiale che lo abita. Joey Cramer, l’attore principale nonostante la giovane età se la cava bene, purtroppo questo ruolo non gli portò molta fortuna e nel 2020 è lui ad essere scomparso dalla memoria del pubblico. Ad aiutare l’eroe di questa avventura invece, in una piccola comparsa, troviamo la popolare Sarah Jessica Parker futura star di “Sex and the city”. Ma perché bisognerebbe salpare sulla navicella di questo “Navigator”? Per non avere rimpianti e provare ancora una volta l’ebrezza di quegli anni, per aprirci a realtà e razze sconosciute senza timore e rancore. Ma soprattutto perché l’esperienza surreale di questa pellicola ci insegna che non è mai troppo tardi per apprezzare le cose semplici della vita; come trascorrere del tempo prezioso con i nostri cari.
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