Prodotta da Netflix, “One Piece” e la serie in live action adattamento dell’omonima opera di Eiichiro Oda.
Un buon prodotto visivo, che sia questo seriale o cinematografico, per essere considerato tale deve
riuscire a incuriosire, coinvolgere ed interessare. Attraverso la storia, gli intrecci narrativi e i colpi di scena, deve infondere nello spettatore l’ardente desiderio di proseguire la visione. Un compito non certo facile, specialmente se si pensa alle decine di serie TV che, soprattutto nell’ultimo periodo, sono state cancellate. Proporre al pubblico nuovi contenuti che risultino allo stesso tempo godibili, originali e innovativi è un’arte che non tutti riescono a padroneggiare. E l’impresa diventa ancora più ardua quando si tratta di un remake o di un adattamento.
Spesso infatti, tali opere rischiano, oltre a riproporre cose già viste e riviste, di snaturare completamente il prodotto originale. E il rischio diventa ancora più alto quando si cerca di rielaborare la trama di un manga o di un anime. Prendiamo come esempi i disastrosi risultati di “Death Note” e “Cowboy Bebop”. Oltre a far infuriare i fan più accaniti, sono riusciti a farsi odiare anche dai neofiti.
Quindi, un adattamento deve essere in grado di cogliere e trasmettere le stesse emozioni della versione originale, proponendo però una propria visione della trama senza snaturarne l’anima.
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E sono proprio le emozioni il punto di forza della prima stagione di “One Piece”, l’adattamento dell’omonimo famosissimo manga (o anime) di Eiichiro Oda.
Infatti, nonostante un comparto tecnico che presenta non poche lacune, dalla CGI, degna di una pellicola degli anni ’70/’80 piuttosto che di una serie TV del 2023, al trucco, come il caso del capitano Kuro (che sembra un pupazzo della collezione di Barbie e Ken tanto risulta finto), ad ogni fotogramma si respira la stessa scanzonata aria dell’opera originale. Con tutti i difetti annessi, il live action targato Netflix, riesce nel difficile compito di donare nuova linfa vitale ad un prodotto che ancora oggi, dopo più di mille episodi, riesce ad appassionare ogni tipo di pubblico.
La serie prodotta da Netflix e composta da 8 episodi, riesce a raccontare le scorribande della ciurma di Luffy “Cappello di Paglia” proponendo la storia in un formato inedito. Il live action. Sorretta da un’ottima regia, che alterna ottimamente le scene dinamiche (come i combattimenti) a quelle più statiche. E da una sceneggiatura scritta intelligentemente, in cui si sviluppa lentamente sia l’unione dei personaggi principali che l’entrata in scena di un unico principale villan, “One Piece” riesce a comprimere in otto puntate tutta la saga dell’East Blue (ossia i primi quarantacinque episodi dell’anime), senza però corrompere l’anima stravagante, divertente e a tratti burlesca del manga del fumettista nipponico.
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La trama è ormai nota. Il giovane Luffy (Inaki Godoy) accarezza il sogno di diventare il prossimo Re dei Pirati e quindi, assieme alla sua ciurma, dall’ambizioso spadaccino Zoro (Mackenyu), l’intelligente navigatrice Nami (Emily Rudd), l’esuberante cecchino Usopp (Jacob Romero Gibson) e il sensuale cuoco Sanji (Taz Skylar), partirà alla volta della Rotta Maggiore con lo scopo di trovare il One Piece, il tesoro appartenuto al famigerato Gol D. Roger, il pirata più temuto di tutti i tempi.
Oltre a godere di una caratterizzazione ben sviluppata, ogni attore, così come la storia, incarna ottimamente le peculiarità dei personaggi nati dall’immaginazione di Eiichiro Oda. L’attenzione ai particolari fisici, ai movimenti e ai più piccoli vezzi dei protagonisti (e degli antagonisti) si accostano alla perfezione con la sceneggiatura che risulta convincente e fedele all’opera originale. Uno dei più grandi rischi infatti, era proprio quello, che la serie trascurasse, o addirittura omettesse, i dettagli che hanno reso celebre “One Piece”. Ma per fortuna i numerosi tagli, necessari per comprimere la saga dell’East Blue, non hanno intaccato quella che è la vera anima dell’opera di Oda.
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In conclusione, nonostante ci siano diverse pecche a livello tecnico, dovute (si presume) principalmente ad un budget “ridotto” per un progetto ambizioso come “One Piece”, la serie TV è un prodotto che merita di essere visto.
Gli appassionati, fedelissimi seguaci del fumetto (o dell’anime), resteranno sicuramente soddisfatti nel constatare quanto gli autori siano riusciti a trattare con intelligenza e rispetto la storia originale. Dando importanza anche ai personaggi secondari come il viceammiraglio della Marina Garp (Vincent Regan) e Coby (Morgan Davies). Per i pochi blasfemi che invece non hanno ancora avuto modo di entrare nel fantastico mondo di “One Piece”, può essere un buon trampolino di lancio per appassionarsi alla saga. E da appassionato, credetemi. Non potrete farne più a meno.