“Basta bugie. Il mio popolo chiede la libertà, non altre dottrine. Non gridiamo più, ‘patria o morte’, ma ‘patria e vita’, e cominciamo a costruire quello che sognavamo, quello che ci hanno distrutto”. Queste sono le parole di “Patria Y Vida”, l’inno che sta accompagnando l’ondata di proteste nell’isola cubana. Centinaia di persone intonano i versi sopra citati, mentre manifestano nelle piazze contro le difficoltà economiche, la scarsità di cibo e la carenza di vaccini, in quelle che in pochi giorni sono diventate le più massicce rimostranze nei confronti del governo.
Il testo, composto da un collettivo di artisti cubani che comprende Yotuel Romero, Descemer Bueno, Maykel Osorbo, Eliécer “el Funky” Márquez e il duo reggaeton Gente de Zona, è una rivisitazione del motto “Patria o muerte” che negli anni ’50 aveva seguito la rivoluzione condotta da Fidel Castro. Lo scopo di “Patria Y Vida” è quello di prendere di mira direttamente il governo comunista cubano, stravolgendo non solo la canzone degli anni ’50, ma anche il verso dell’inno cubano che recita “morire per la patria è vivere”, proclamando la loro volontà di lottare per la patria senza però rinunciare alla vita.
In altre parole tutto è nato da una collaborazione tra Romero e i membri del gruppo Gente de Zona, Alexander Delgado e Randy Malcom. Insieme hanno deciso di voler scrivere una nuova canzone, che parlasse della realtà cubana, ma per farlo avevano bisogno di qualcuno che vivesse in prima persona i disordini in patria (poiché sia Romero che i Gente de Zona vivono a Miami). Di conseguenza hanno chiesto aiuto a Maykel Osorbo e Eliécer “el Funky” Márquez, entrambi residenti a Cuba.
Come riportato su Rolling Stones, Delgado e Malcolm hanno dichiarato:
“Coinvolgerli è stata la chiave, perché sono rapper e persone che si oppongono alla dittatura e che vivono a Cuba. Sono artisti disposti a dare la vita per il loro Paese”.
Comporre la canzone era un grosso rischio per El Funky e Osorbo. Difatti hanno dovuto realizzare tutti gli arrangiamenti in segreto, per poi inviarli a Romero a Miami che, assieme a Delgado e Malcolm ha pensato a mixarli. Ma tanta prudenza non è bastata, poiché, tra le decine di arresti, anche Maykel Osorbo ha dovuto scontare un periodo di quaranta giorni in carcere, con l’accusa di aggressione, disordini ed evasione.
Tuttavia, l’inno scritto dal collettivo cubano ha raggiunto il suo scopo, ed oggi è uno dei brani più cliccati su YouTube, dove vanta oltre sei milioni di visualizzazioni. E mentre la canzone sta coinvolgendo l’attenzione della popolazione mondiale, Romero ha dichiarato (sempre secondo quanto riportato su Rolling Stones) che spera possa essere un mezzo per cambiare le cose nel suo paese:
“Vorrei che questa fosse l’ultima canzone scritta per incitare alla liberazione di Cuba, e che le prossime possano parlare di tornare a Cuba e rivedere i propri cari”
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