Ecco alcune interessanti (speriamo) curiosità legate a “Psycho”, il capolavoro del Maestro del Brivido.
Seguito da una telecamera leggermente traballante Sir Alfred Hitchcock accompagna noi spettatori nella casa dei Bates, che si trova proprio di fronte al Motel. Passeggiando accanto ai sinistri angoli di casa Bates, il Maestro del Brivido ci spiega quale sia la funzione della stanza in cui si trova e il tipo di rapporto che vige in quella terrificante dimora.
Ma mano che l’interesse in noi umili spettatori aumenta, vediamo Hitchcock che attraversa l’atrio, entra nella camera della Signora Bates e nella stanza nascosta dalla quale Norman spia la povera Marion. E no, cari miei, questo non era un dietro le quinte di casa Bates dove Hitchcock spiegava i retroscena a chi non aveva ancora visto il film.
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Un video della durata di sei minuti che impegnò la troupe per un’intera giornata. Ovviamente, l’idea di girare un trailer facendo il tour della casa, rendendolo il più divertente possibile fu del Maestro. Quella fu l’unica cosa che il pubblico vide prima che “Psycho” approdasse al cinema.
Perché, bada bene, come il sommo Alfred desiderava, tu caro spettatore, se non hai ancora avuto il buon senso di guardare questo film, fallo. E poi prosegui la lettura.
Difatti, Hitchcock pretendeva che ogni aspetto del film, della trama e del cast rimanesse segreto. Non consentiva a nessuno che non facesse parte dello staff di entrare sul set. Ed ogni collaboratore, dallo sceneggiatore al tecnico delle luci fino alle semplici comparse avevano l’obbligo, e sottolineo l’obbligo, di non far trapelare assolutamente alcunché.
E, soprattutto, esigeva che nessuno a Hollywood venisse a conoscenza del fatto che il ruolo della madre di Norman non era stato assegnato a nessuna attrice. Il pubblico, così come gli impresari hollywoodiani, i giornalisti e i critici non dovevano sapere che la signora Bates era morta. Voleva che il pubblico si ponesse delle domande. Si domandasse come mai la madre di Norman non si vedeva mai.
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Per questo sparse la falsa voce che i provini per trovare l’attrice per impersonare la signora Bates erano in corso. Ma tutto questo gran da fare, perché? Perché l’effetto sorpresa era fondamentale. E il pubblico doveva essere fuorviato quando sentiva o credeva di vedere la Norma Bates.
Perciò, tra le tante accortezze, decise di creare una voce che confondesse e al tempo stesso inquietasse gli umili spettatori. Per questo ingaggiò alcune attrici, tra cui Virginia Gregg e Jeanette Nolan e fuse le loro voci con quella maschile di Paul Jasmin, un caro amico di Anthony Perkins.
I dialoghi della mamma di Norman furono registrati e poi, in fase di post- produzione, le voci furono sovrapposte per disorientare ulteriormente il pubblico. Geniale, non trovate?
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Tutti gli espedienti messi in atto dal Maestro del Brivido funzionarono. La trama di “Psycho” rimase segreta fino al giorno dell’uscita nelle sale. Tuttavia, le condizioni poste da Hitchcock non erano ancora concluse. Grazie alla collaborazione dei dirigenti della Paramount, i pubblicitari e i gestori dei cinema, fecero trapelare la notizia che nessuno sarebbe potuto entrare al cinema dopo l’inizio del film. E con nessuno, intendevano proprio nessuno.
Era essenziale che tutti guardassero “Psycho” dal primo fotogramma fino all’ultimo, quando l’intenso sguardo finale di Norman Bates trapassa letteralmente lo schermo, oltre che l’anima dello spettatore.
La campagna pubblicitaria, gli annunci sui giornali e il passaparola riguardo la rigida politica di presentazione, enfatizzarono tutta la curiosità che serpeggiava tra il pubblico. Invero, di fronte alle sale cinematografiche si formarono enormi file molto prima dell’ora dello spettacolo.
Ma questa è solo una tra le curiose vicende che si celano dietro all’insolita produzione di “Psycho”. Una delle pellicole che cambiò per sempre il corso della storia del cinema, infrangendo tutte le regole e i tabù e aggirando abilmente i dettami del Codice Hays (la censura dell’epoca). Ma molte altre sono le curiosità legate a questo grande gioiello cinematografico.
1 – Prima di cominciare qualsiasi produzione, quando Hitchcock trovava una storia che, secondo il suo modesto parere, sarebbe stata perfetta per essere adattata per il grande schermo, chiedeva un parere alla sua dolce consorte. Se la trama non la convinceva, allora non se ne faceva niente.
Ma con “Psycho”, Alma Reville si convinse fin da subito. Grazie al fugace incontro in albergo tra Marion Crane e Sam Loomis nella prima scena.
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Difatti, fu una scena molto azzardata per l’epoca. Sebbene il regista britannico fosse ormai famoso per la sua predilezione a girare sequenze d’amore provocanti. Almeno per l’epoca. Hitchcock era convinto che, agli albori degli anni ’60, il pubblico volesse vedere scene sia romantiche che sensuali, e che somigliassero il più possibile alla realtà.
È evidente infatti, che durante la scena di apertura di “Psycho”, Marion e Crane abbiano da poco consumato un rapporto sessuale illecito (per l’epoca) poiché non sposati e in procinto di abbandonarsi a qualche tenerezza.
Vediamo infatti che Sam è a petto nudo e lei indossa solamente reggiseno e mutandine. Fu una situazione pressoché inaccettabile per il periodo in cui le regole del Codice Hays incombevano ancora pesanti sul cinema.
E fu proprio tale audacia a convincere Alma che “Psycho” era una pellicola che suo marito avrebbe dovuto girare assolutamente. Era giunto il momento di rompere ogni schema e infrangere tutti
i tabù. E chi meglio del Maestro del Brivido avrebbe potuto compiere una simile impresa?
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2 – Molte furono le fonti di ispirazione per la creazione di “Psycho”. Ad Hitchcock infatti venne l’idea di girare il film dopo aver letto il romanzo di Robert Bloch, che a sua volta venne ispirato dai macabri crimini di Ed Gein, avvenuti a Plainfield negli anni ’50.
Tuttavia, per la realizzazione del film, il Maestro del Brivido venne molto influenzato da una pellicola di Henri-Georges Clouzot datata 1955, e intitolata “Les Diaboliques”, che presentava personaggi e ambientazioni ordinari, riuscendo comunque a trasmettere un forte senso di ansia.
Hitchcock fu colpito soprattutto da un’agghiacciante sequenza che si svolgeva in un bagno lindo e bianchissimo.
E fu anche grazie al film di Clouzot che ad Hitchcock venne l’idea di girare un film horror a basso costo, poiché aveva notato che al botteghino riscuotevano un grande successo specialmente tra il pubblico più giovane.
Decise quindi di acquistare, in forma anonima, i diritti del romanzo di Robert Bloch, annunciando ai suoi collaboratori che avrebbe lavorato ad un film horror di serie B, ma che però avrebbe terrorizzato il mondo intero.
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Missione compiuta oserei dire! Anche se non definirei Psycho un film di serie B.
3 – Oltre ad essere un grande regista, Alfred Hitchcock era un tecnico eccellente, al pari dei migliori direttori della fotografia. Sapeva perfettamente come usare la cinepresa, e conosceva ogni genere di obiettivo. Fin dall’inizio delle riprese aveva le idee ben chiare su ogni cosa: sapeva bene quello che voleva raccontare e cosa voleva trasmettere attraverso le sue inquadrature.
Hitchcock voleva che il direttore della fotografia girasse il film con obiettivi 50 mm. A quei tempi, erano gli obiettivi che si avvicinavano di più alla visione umana.
Quindi, quando Marion è nel parcheggio, in attesa di acquistare la macchina che la condurrà al Bates Motel, Hitchcock ebbe la geniale idea di far sì che lo spettatore si immedesimasse ancor di più in Marion. Adottò quindi la ripresa a “tecnica soggettiva”, ovvero un’inquadratura che segue i movimenti dell’attrice. O meglio, seguiva. Noi spettatori, quindi, siamo testimoni di quel che pensa Marion. Cosa osserva, come lo osserva. E infatti, Marion si trova indecisa, combattuta tra il desiderio di prendere i soldi e la moralità che le impone di depositare il denaro in banca.
4 – La scena della doccia fu sicuramente la più complicata da realizzare, sia a livello tecnico che a livello morale. Hitchcock infatti sapeva bene che le rigide regole del Codice Hays gli avrebbero vietato di mostrare una scena di una donna nuda viene brutalmente uccisa sotto la doccia. Così il Maestro del Brivido escogitò un modo per eludere tali restrizioni.
Assieme all’illustratore Saul Bass disegnò una serie di storyboard e una lista di riprese che descrivessero ogni dettaglio della sequenza.
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Successivamente, in fase di montaggio, tagliarono il girato in tanti piccoli fotogrammi che si limitavano a suggerire ciò che stava accadendo. Senza, però, mai mostrarlo esplicitamente. L’idea era quella di lasciare che il pubblico immaginasse l’omicidio senza vederlo. Ad un occhio attento, si può notare molto bene.
E difatti, era assolutamente intransigente. Voleva che le sue idee venissero seguite alla lettera. Concesse solamente libertà di movimento a Anthony Perkins, ritenendolo un uomo e un artista tanto intelligente da poter donare a Norman la giusta “personalità”.
Il risultato fu superlativo. E pensare che inizialmente la scena della doccia doveva essere girata senza musica. Ma per fortuna Bernard Herrmann, il compositore, riuscì a far cambiare idea al grande regista. Riuscireste a immaginarla senza musica? Naaaaa!
5 – Nonostante il grande successo all’uscita nelle sale cinematografiche, molti furono gli impedimenti che si presentarono durante la lavorazione di “Psycho”. All’epoca Hitchcock era sotto contratto con la Paramount, ma per sua sfortuna i dirigenti della casa di produzione ritennero che il progetto non fosse abbastanza valido per essere finanziato.
Quindi, al Maestro del Brivido non rimase altra scelta che raccogliere i fondi e produrre da solo la pellicola.
Limitò i costi e chiese aiuto alla troupe del suo show televisivo “Alfred Hitchcock presents”, riuscendo a girare “Psycho” con 800.000 dollari.
Tuttavia, non era convinto che la pellicola avrebbe superato i controlli della censura. Tanto da coltivare l’idea malsana di dividere il film in due parti e trasmetterlo in televisione piuttosto che al cinema.
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Ma quando vide il montaggio concluso si rese conto di aver creato qualcosa di unico, che doveva assolutamente essere proiettato al cinema.
6 – La sceneggiatura venne affidata a Joseph Stefano, ma per lui non fu per niente semplice entrare nelle grazie del Maestro del Brivido. Hitchcock teneva particolarmente a “Psycho” e non avrebbe scelto facilmente l’uomo a cui avrebbe affidato un compito tanto delicato.
Stefano decise quindi che l’unico modo per poter ottenere il lavoro era quello di destare l’interesse del regista. E il modo migliore per farlo era quello di ideare uno stratagemma per fare in modo che nessuno sapesse che la madre di Norman era morta.
Lo sceneggiatore capì che il modo migliore per mascherare la vera natura di Bates era quello di far credere al pubblico che la storia fosse incentrata su un altro personaggio. E quindi scrisse la storia di Marion, una bella ragazza che sogna di sposare l’uomo che ama. Ma per farlo ha bisogno di una grossa somma di denaro. E quando le si presenta l’occasione, abbandona la sua moralità e scappa via con 40.000 dollari, trovando rifugio al Bates Motel.
Certo, a quel punto la trama si sarebbe distaccata dalla storia descritta nel romanzo, ma ad Hitchcock piacque così tanto l’idea di Stefano che decise, per fortuna, di lasciar che il novellino scrivesse la storia di Psycho.
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7 – Ad Hitchcock venne in mente di affidare il ruolo di Marion a Janet Leigh non appena terminato di leggere il romanzo di Robert Bloch. Spedì il libro alla giovane attrice con assieme un biglietto in cui le spiegava che Anthony Perkins avrebbe impersonato Norman Bates. E avrebbe voluto che lei valutasse l’idea di interpretare Mary.
Anche se la sceneggiatura non era ancora stata scritta, leggendo il libro avrebbe potuto cogliere l’essenza del personaggio di Mary e iniziare ad immedesimarsi in lei. Ovviamente la signora Leigh accettò di buon grado la parte, anche se, a prescindere da quale sarebbe stato il suo ruolo, non avrebbe mai perso l’opportunità di lavorare con Hitchcock.
Come la stessa confessò, la scena più difficile da girare fu quella in cui, dopo l’omicidio per mano di Norman, la telecamera indugia sull’occhio senza vita di Marion. Oltre a stare perfettamente immobile, avrebbe dovuto evitare di sbattere le palpebre nonostante l’acqua le colasse sugli occhi.
L’attrice doveva quindi mantenere uno sguardo vuoto, privo di vita. Senza poter ricorrere all’ausilio di nessun tipo di lenti a contatto. Poiché ci sarebbe voluto troppo tempo perché Janet si abituasse a portarle.
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8 – Una delle scene più significative di “Psycho” è quella del monologo finale dello psichiatra. Tuttavia Hitchcock non era molto convinto anzi, era certo che non avrebbe colto l’interesse del pubblico. Eppure, occorreva una spiegazione riguardo ciò che era appena successo a casa Bates.
Questo, sia per dare una spiegazione scientifica alla pellicola sia per non incappare nei blocchi della censura. Quindi assunse Simon Oakland, l’unico caratteristica che riteneva in grado di dar voce al personaggio dello psichiatra. E grazie alla sua magistrale interpretazione “Psycho” fu salvo dalle regole del Codice Hays.
Il film infatti parla di un uomo che uccide gli ospiti del suo motel indossando abiti femminili, di sua madre per giunta. Una cosa decisamente inconcepibile se non fosse che Norman è affetto da turbe mentale, come ci viene ben spiegato da Oakland.
Solamente dopo aver ripreso la scena, per la quale ci volle un solo ciak tanto era bravo il caratterista, Hitchcock si rese conto di quanto importante fosse quella scena. Tant’è che andò immediatamente a stringere la mano di Oakland ringraziandolo per aver salvato il suo film.