Una delle scene più iconiche di “Pulp Fiction” è quella della gara di ballo con protagonisti Mia Wallace e Vincent Vega. Una scena che nasconde delle interessanti curiosità.
È il 1994 e siete appena usciti dal cinema. Uno quei piccoli cinema che si trovano in centro città, prima che le multisale conquistassero il mondo. Siete soddisfatti perché avete appena assistito ad uno spettacolo che ben pochi registi sono in grado di offrire. Una sceneggiatura geniale, personaggi originali e dialoghi che difficilmente vi scorderete.
Decidete di trattenervi e di passeggiare un po’ per le vie del centro, anche se è ottobre e fa piuttosto freddo. Così, colti da un’improvvisa voglia di whisky, liscio, cercate di scaldare la vostra memoria. Ma nonostante tutto, il freddo e le varie distrazioni, pensate: “cavolo, adesso capisco perché “Pulp Fiction” ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes”.
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Eppure, tra una sparatoria e l’altra, passi della bibbia reali e irreali, personaggi che di professione “risolvono problemi” e altri che invece rapinano una caffetterie, c’è una scena che vi torna continuamente in testa, convinti di averla già vista.
Così, la mente torna inevitabilmente a ripensare a “Pulp Fiction”. Tornate al Jack Rabbit’s Slim, con quel cameriere che vi accoglie e somiglia in maniera impressionante a Ed Sullivan e vivrete così nuovamente l’emozione di vedere quella coreografia che ormai è divenuta leggenda.
Ed Sullivan sale sul palco al centro del locale e annuncia che la gara di ballo sta per avere inizio. In scena Mia Wallace (Uma Thurman), caschetto nero, camicia bianca e sguardo ammaliante, e Vincent Vega (John Travolta), un gangster che, su richiesta del capo, ha portato a cena fuori la nuova e intoccabile moglie del suo boss.
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Lui lo avete già visto interpretare Danny Zucco e Tony Manero, ma lei, con quella strana chioma e quelle movenze da diva, dove avete avuto il piacere di vederla. Sapete benissimo che lei è Uma Thurman, la bellissima e talentuosa attrice che solo un anno prima avete potuto ammirare al fianco di Robert De Niro e Bill Murray ne “Lo sbirro, il boss e la bionda” eppure…
Il vostro pensiero è interrotto. La musica ha ufficialmente inizio e “You Never Can Tell” di Chuck Barry risuona immensa nel Jack Rabbit’s Slim e Mia e Vincent si esibiscono in un Twist destinato a rimanere nella storia del cinema.
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Lei vuole il trofeo messo in palio dai proprietari del ristorante e lui… beh, lui deve fare contenta la moglie del suo capo. Una scena dal forte impatto, sia dal punto di vista dello spettacolo che emozionale. Grazie alla coreografia curata da Jerome Patrick Hoban tra il gangster e la moglie del boss si crea un forte legame emotivo, che aveva già trovato le fondamenta durante la cena avvenuta pochi minuti prima e che, col passare dei minuti si farà sempre più intenso.
Uno di fronte all’altra, John Travolta e Uma Thurman si lasciano andare in una danza tanto energica quanto trascinante. E, inutile negarlo, carica di sensualità (o almeno per alcuni). Passo dopo passo i due ballerini si trovano sempre più vicini. Sia fisicamente che emotivamente. Dando vita ad un pericoloso legame che avrebbe potuto rovinare la vita di entrambi.
La musica si fa vigorosa, il volume aumenta e i due sono sempre più coinvolti, sempre più vicini. E poi… li vediamo con il trofeo in mano. Ma prima che ciò accada, ecco giungere l’illuminazione. Bevi un sorso di Wisky e cerchi di far chiarezza. Incredibile ma vero, l’iconica scena di “Pulp Fiction” ricorda in maniera stupefacente “8 ½ ” del grande Federico Fellini. Del resto è ormai risaputo che Quentin Tarantino adora il cinema italiano. Soprattutto quel cinema a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.
Colta da un’improvvisa epifania quindi, la vostra mente torna al lontano 1963 e alla pellicola che, al pari de “La dolce vita”, è forse la maggiore espressione artistica del regista emiliano.
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Quel modo di ballare, quel caschetto nero, e quella curiosa e inusuale maniera di trasmettere intesa sessuale. Non ci sono dubbi. Tarantino ha voluto omaggiare Fellini, e ci è riuscito perfettamente. Protagonisti della sequenza sono Mario Pisu e la bellissima Barbara Steele, che interpretano Mario Mezzabotta e la sua nuova compagna Gloria. Una coppia con molti anni di differenza.
In 8 e ½ il tutto si svolge durante una cena con i membri della troupe che stanno girando il nuovo film di Guido Anselmi (Marcello Mastroianni).
Mentre il regista e alcuni addetti ai lavori sono impegnati nel terminare la cena, Gloria trascina Mario in una piazzetta dove, sulle note di un brano tratto da “La danza delle libellule”, si lasciano andare in un ballo che ricorda molto il twist di Mia e Vincent.
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Certo, per la realizzazione di “Pulp Fiction”, il regista americano è stato influenzato da molte altre pellicole. Su tutte “Bande à Parte”, film del 1964 di Jean Luc Godard, ma il fatto che abbia scelto di omaggiare “8 e ½ ” è l’ennesima dimostrazione del grande amore e rispetto che Tarantino ha per l’arte italiana. E dimostra quanto sia importante trarre ispirazione dai grandi classici del cinema.